00:00 6 Gennaio 2019

Alta pressione o correnti da NORD: al settentrione la SICCITA’ è servita…

Analizziamo l’interazione tra l’arco alpino e un fronte freddo in discesa da N.

Il profilo nuvoloso di una perturbazione, sia che essa provenga da W, da S oppure da N è sempre lo stesso. La parte anteriore del fronte, solitamente meno attiva, è composta principalmente da nubi alte e sottili.

Inizialmente si tratta di cirri o cirrostrati che velano appena il cielo, mentre con il progredire del sistema perturbato verso la nostra postazione la copertura si fa più uniforme e a seguire cominciano le precipitazioni.

La sua parte posteriore, quella che solitamente risulta a contatto con due masse d’aria di differente origine, è invece formata da nubi medio-basse, in prevalenza cumuliformi, che scaricano precipitazioni anche a carattere di rovescio o temporale. A seguire si hanno le schiarite e un conseguente miglioramento del tempo.

La successione cirri – cirrostrati – copertura totale pioggia continua e rovesci finali si nota meglio in luoghi dove non vi sono catene montuose nelle immediate vicinanze. La presenza dei rilievi, difatti, ha un’importanza fondamentale sulla successione degli ammassi nuvolosi e soprattutto sulla provenienza delle correnti; se poi ci troviamo di fronte ad una barriera montuosa alta come l’arco alpino, questa può addirittura stravolgere il normale corso di un sistema frontale, rendendolo praticamente innocuo sui versanti sottovento.

Analizziamo ora l’arrivo di un fronte freddo da N sull’Europa centrale. Esso, come tutti i sistemi frontali, presenta una parte anteriore formata da nubi alte ed una posteriore dove si hanno piogge o nevicate. Sui versanti nord alpini, la successione dei sistemi nuvolosi insita nel fronte è identica a quella che si ha in caso di una perturbazione da W. Il lato settentrionale, da dove proviene il sistema frontale, non presenta ostacoli evidenti e di conseguenza tutte le nubi riescono a passare, dalle più alte alle più basse.

Sui versanti sud delle Alpi, invece, le cose cambiano radicalmente. L’arco alpino centro-occidentale presenta diverse cime con altezze superiori a 4000 metri. Di conseguenza tutte le nubi collocate più in alto passano senza troppi ostacoli. La parte anteriore del fronte freddo, che è formata da nubi alte, riesce quindi a passare sia a nord che a sud delle Alpi.

I problemi sorgono quando il fronte progredisce e sfodera il suo campionario di nubi medio-basse. Queste, che hanno un’ altezza a volte inferiore a 4000 metri, si trovano davanti un ostacolo insormontabile e non riescono a passare, rimanendo bloccate oltralpe. Di conseguenza l’osservatore posto a sud della catena alpina non vedrà la successione completa delle nubi insita nel fronte, ma vedrà passare solo le nubi più alte, quelle non catturate dalle cime montuose.

La successione di un fronte freddo da N a sud delle Alpi di conseguenza è questa: cirri – cirrostrati e cielo in rapido rasserenamento, magari con correnti di caduta che determinano un aumento termico. Le nubi medie e quelle basse, foriere di precipitazioni, rimangono bloccate al di là delle montagne. Nel momento in cui il cielo si rasserena, l’osservatore può notare molto bene le nubi poste sui crinali di confine, segno che sui Paesi oltralpe la perturbazione sta determinando precipitazioni anche nevose in inverno.

Se questa situazione si protrae per diverso tempo, al settentrione possono insorgere problemi di approvvigionamento idrico, stante la totale mancanza di pioggia, specie al nord-ovest.

Autore : Paolo Bonino