00:00 30 Novembre 2018

Allarme C02 in Italia? I dati NON confermano

Bene Italia! E’ da applauso. La strategia adottata per far scendere l’inquinamento dell’aria si è dimostrata più che mai efficace. In particolar modo spicca la forte discesa (periodo 2000/2017) della quantità di tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera.

La CO2 viene misurata in ppm , cioè quante parti in un  milione di unità sono occupate dall’anidride carbonica.
L’analisi, che in certo senso smentisce il conclamato aumento dell’anidride carbonica, parte da dati resi disponibili dalla  società The Statistics Portal che vanno dal 2000 sino al 2017. La grafica sequenziale dei valori relativi a questo periodo evidenzia inaspettatamente un marcato trend in discesa (fig.1)  (tratteggiata blu) delle tonnellate di CO2 immesse  nell’atmosfera.

La media dei milioni di tonnellate prodotte in questo periodo (18 anni) è stata di 423,1. L’anno dove si è avuto il valore massimo è il 2005 con 498,4 milioni ton.ppm.
 
Sempre nello stesso periodo si è registrato anche un evento meteo rilevante, cioè il record del freddo (dal 1997 al 2017) con una temperatura di 14,44°gradi e uno scarto dalla media di -0,94°.Tale circostanza non doveva verificarsi visto il concomitante valore massimo della CO2.

Torniamo all’analisi della CO2. Il livello più basso viene misurato nel 2014 con 325,9 milioni tonnellate. Nello stesso 2014 però sull’Italia si ha il record assoluto del caldo con 15,97° e uno scarto dalla media di + 0,59 (fig.2). Anche qui altra stranezza.                     

Queste due comparazioni dimostrano infatti che non sempre è valida l’associazione alta anidride carbonica uguale alta temperatura e viceversa.  Anzi tra gli scarti delle 2 variabili vi è una correlazione negativa di r = a – 0,46 , ciò sta a significare che se aumenta la CO2, la temperatura scende, se invece diminuisce, questa si alza. Una incongruenza.
Qui è tutto l’opposto del comune intendere:-) 
Concludendo si può inoltre notare che anche i trends delle 2 figure sono in marcata contro tendenza, l’uno scende, l’altro sale. Insomma ancora una volta c’è contraddizione.

Non è corretto quindi dire che, se aumenta l’anidride carbonica, debba poi necessariamente crescere anche la temperatura. Questo assioma è labile, regge poco, andrebbe valutato diversamente. La prova del nove la si trova nel periodo del boom economico italiano, negli anni del dopoguerra per intenderci. Con la ripresa delle attività industriali, considerevoli quantitativi di CO2 furono immessi nell’ambiente circostante, l’opposto cioè di quanto sta accadendo oggi. Ci si doveva pertanto aspettare un marcato aumento delle temperature. Non fu così.

I dati della temperatura di quegli anni dicono che  tra il 1951 e il 1975-76 si registrò invece un periodo di relativo freddo con il trend termico in discesa. Un ultimo appunto per concludere: anche in molti altri paesi europei (anni 2000/2017) si è registrato un sensibile calo dell’anidride carbonica.

Noi siamo dell’avviso che, per quanto riguarda i fenomeni meteo estremi che stanno interessando la Terra, probabilmente la CO2 non può essere additata come il maggior imputato. Forse la responsabilità andrebbe attribuita a qualche altro gas serra.   
 

Autore : Colonnello Paolo Ernani