"Le frane sono, in senso assoluto, le situazioni di emergenza più difficili e più strane da affrontare. Purtroppo questa è la realtà. Lo si deve ammettere. Si può intervenire sui loro effetti ma di certo non si possono bloccare." Sono le parole del capo della protezione civile Franco Gabrielli, in visita ieri a La Palud, villaggio interamente evacuato dall'8 aprile scorso.
La gigantesta frana che minaccia gli abitati attorno a Courmayeur continua a fare paura. Si tratta di otto milioni di metri cubi di roccia e terra, sospesi quasi per miracolo. La frana avanza verso valle, ma non collassa.
E' di pochi giorni fa la notizia di un maxi crollo tra i 5 e i 10 mila metri cubi di roccia e pietre dal monte di La Saxe che ha fatto scattare la procedura di emergenza con la chiusura del Traforo del Monte Bianco per quasi due ore. Successivamente, non si sono manifestati altri crolli, ma la situazione resta molto delicata.
Le procedure di contenimento dell'imponente massa franosa prevedono la costruzione di un vallo, per il quale sono già stati stanziati 8 milioni di euro.
"Cercheremo di intervenire sul piede della frana eliminandone i possibili effetti ma questa di Courmayeur è una frana composita, è la movimentazione di una grandissima quantità di materiale". Sono sempre parole del capo della Protezione civile, che sostiene inoltre che la costruzione del vallo limiterebbe solamente i danni, ma non risolverebbe il problema alla radice.
Sempre secondo Gabrielli "sfollare gli abitanti dei paesi minacciati è il modo più sicuro per evitare tragedie difficili da affrontare. Quella di Courmayeur come gran parte delle frane sul territorio italiano è una paleo frana ed era presente prima che l'abitato fosse costruito".