00:00 27 Novembre 2002

ESCLUSIVO: dossier sui rischi idrogeologici nella provincia di Milano

Adda, Ticino e Lambro Settentrionale: 3 fiumi a rischio. Informazioni importantissime per milioni di persone.

Il sistema idraulico della provincia di Milano

Il reticolo idrografico della provincia di Milano è generalmente allineato in direzione nord-sud. I due fiumi principali Ticino e Adda, che segnano i confini amministrativi della Provincia, convergono nella bassa pianura verso il Po con orientamento da ovest verso est.

La rete complessiva ha uno sviluppo di circa 673 km di cui 200 scorrono nella città di Milano e sono quasi completamente tombinati. Nel sistema idraulico superficiale della provincia di Milano si possono distinguere le seguenti categorie di corsi d’acqua:
1) corsi d’acqua principali;
2) corsi d’acqua secondari;
3) via d’acqua artificiali;
4) bacini lacustri naturali o artificiali.

I corsi d’acqua principali sono costituiti dai fiumi Ticino, Adda, Lambro Settentrionale, Lambro Meridionale e Olona.

I corsi d’acqua secondari sono rappresentati dai torrenti Seveso, Folgora, Bozzente, Lura, Guisa-Nirone, Garbogera e Pudica.

I canali artificiali più importanti sono: Villoresi (collega il Ticino all’Adda scorrendo a nord di Milano); Naviglio della Martesana (collega l’Adda al centro di Milano); Naviglio Grande (collega il Ticino al centro di Milano); Naviglio Pavese (collega Milano a Pavia); Muzza (trae origine dall’Adda); Scolmatore Nord-Ovest (collega il Seveso al Ticino e raccoglie le acqua dell’Olona); Addetta (collega il canale Muzza con il Lambro Settentrionale).

L’unico bacino lacustre di una certa importanza, sia per le dimensioni che per l’utilizzo, è l’idroscalo di Milano, bacino artificiale (residuo di attività estrattiva) situato a est di Milano fra i territori della stessa Milano e di Segrate.

Sul territorio della provincia di Milano esistono decine di specchi d’acqua prodotti da attività di cava aventi destini diversi: dall’abbandono al recupero paesaggistico, dallo scarico di rifiuti all’uso per attività di pesca sportiva o pescicoltura o strutture per il verde attrezzato ed il tempo libero. Non esistono nella provincia di Milano laghi naturali come origine dal punto di vista geomorfologico.

Rischio idraulico

Fiume Adda

Dall’analisi delle piene storiche risultano a rischio alcuni punti dove si incontrano particolari situazioni idrauliche. A monte della centrale elettrica Di Trezzo sull’Adda la strada alzaia dal naviglio di Paderno fino a Trezzo ha subito particolari problemi di erosione.
A valle di Trezzo, a Concesa, si sono riscontrati danni all’opera di presa e di difesa del naviglio della martesana, che scorre parallelo al fiume per alcuni chilometri.

Alluvioni più o meso diffuse si sono avute nella campagna di Vario e di fara Gera, a valle della confluenza del Grembo. A Cassano durante le piene si sono danneggiate le opere di deviazione della Muzza, spesso sommerse dall’Adda in piena.

A Truccazzano le campagne subiscono allagamenti non sono dall’Adda, ma anche dalla Muzza in piena. Molte volte si sono segnalati danneggiamenti ed erosioni alle pile dei ponti, talvolta anche crolli (ponti di Cassano e Rivolta).

Fiume Ticino

Il rischio idraulico, cioè il rischio di esondazione e i conseguenti danni alle persone e alle strutture, è molto ridotto. I fenomeni di esondazione e di erosione non mancano, tant’è che durante un anno si possono avere anche cambi d’alveo, però spesso riguardano zone rivierasche disabitate o comunque poco abitate.
A testimonianza di questa situazione v’è la scarsità di opere di protezione spondale. Molto spesso i tratti dove il fiume esonda arrecando danni vengono arginati: la mancanza di argini indica l’assenza o comunque l’irrilevanza dei danni prodotti dalle periodiche alluvioni del fiume.
Durante questi ultimi anni sono stati segnalati danni alle opere di protezione dello scarico del manufatto di collettamento del depuratore e agli argini di difesa di alcune abitazioni presso Ribecco sul Naviglio.

L’attività erosiva del fiume e il continuo cambiamento d’alveo che spesso ne consegue comportano l’accumulo di materiale ghiaioso lungo le sponde. Questo fenomeno diventa particolarmente pericoloso durante gli eventi di piena, in quanto questo materiale viene rimesso in movimento e trasportato dalla corrente.

A Turbigo sono stati segnalati danni prodotti proprio dall’attività erosiva lungo le sponde.

Fiume Lambro Settentrionale

Il rischio di esondazione lungo l’intero corso del fiume rappresenta un GRAVE PROBLEMA, che in questi ultimi anni si è ulteriormente aggravato per la maggiore entità e la frequenza degli eventi.
Il Lambro presenta due tipi di problemi legati alla morfologia dell’alveo.
Nel tratto montano e collinare del corso il fiume attraversa formazioni rocciose, come calcare e “ceppo”, e depositi fluvioglaciali, caratterizzati tutti da un alto grado di impermeabilità, costituendo quindi la via di drenaggio principale delle acque meteoriche precipitate nella parte alta del bacino.

Se a questo si aggiunge la morfologia dell’alveo, che risulta profondamente inciso fra due pareti di roccia, si ottiene l’effetto di avere piene abbastanza violente a causa della velocità della corrente nell’alveo e poco laminabili naturalmente dal fiume, in quanto le sponde alte impediscono al fiume di divagare allagando le aree golenali.

Particolarmente a rischio sono gli insediamenti posti lungo le anse e gli attraversamenti che possono restringere l’aveo. Nel tratto in pianura la natura alluvionale del terreno aumenta la naturale capacità di infiltrazione: il fiume non riceve apporti laterali e diminuisce la velocità, aumentando la tendenza al deposito e assumendo un andamento a meandri. In questo tratto scorre spesso a livello del piano campagna, allagando facilmente la pianura circostante, con conseguente effetto di laminazione delle piene. La massiccia urbanizzazione ha progressivamente ridotto, se non completamente eliminato, la possibilità di “divagare” allagando le aree golenali, e quindi soprattutto in questo tratto il rischio di esondazione è molto elevato perché il fiume attraversa centri densamente abitati.

A valle di Monza fino a Melegnano i fenomeni di esondazione hanno interessato i comuni di Monza, Cologno Monzese, Vimodrone, Segrate, Milano, Peschiera Borromeo, Pantigliate, San Donato Milanese, San Giuliano Milanese, Volturano, Carpiano e Melegnano. Negli ultimi cinquant’anni sono aumentate l’entità e la frequenza con cui si ripetono gli eventi di piena. Le ragioni sono da ricercarsi nella massiccia urbanizzazione del territorio e nella costruzione di opere atte a modificare, deviare e contenere il corso del fiume.

Ponti, traverse fluviali, argini e incanalamenti artificiali hanno l’effetto di ridurre la sezione dell’alveo, restringendo la capacità di smaltimento del normale deflusso della piena e favorendo anche la formazione di rigurgiti che possono interessare ampie zone a monte del manufatto.

Inoltre l’urbanizzazione è responsabile dell’impermeabilizzazione del territorio e della progressiva scomparsa delle aree golenali, proprio in quella regione del bacino caratterizzata da alta permeabilità: la fascia compresa fra Monza e Melegnano risulta ad altissima densità abitativa e industriale ed è proprio in questa zona che storicamente si sono registrate le piene più dannose. A questo bisogna aggiungere la quasi completa carenza di manutenzione dei manufatti, con il conseguente accumulo di materiali trasportati dal fiume e restringimento della sezione utile dell’alveo.

Se a questo si somma anche l’utilizzo del fiume come discarica, in particolare per rifiuti ingombranti e provenienti da demolizioni edili, si comprende come, anche per portate di piena seguenti ad eventi meteorici non particolarmente intensi, si abbiano fenomeni diffusi di esondazione.
Autore : Dott. Geol. Sofia Fabbri