00:00 13 Novembre 2020

IL SOLE alleato vs il covid 19: IMPERDIBILE! Usa ed Europa a confronto

Perché il covid è stato ostacolato dal sole estivo, ma segnatamente in Europa.

Si riapre la discussione sui meriti del sole per attenuare gli effetti del covid.

Ecco allora una ricerca condotta a più mani, ma capitanata dal centro Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che ha analizzato i contagi in Italia da marzo a ottobre, concentrandosi su due rapporti: quello tra terapie intensive e casi attivi; e quello tra decessi e casi attivi.

E’ emerso che questi rapporti, dopo il picco di inizio aprile, segnalano un netto calo a partire da maggio, raggiungendo valori anche 20 volte inferiori a quelli di aprile nella prima decade di agosto, con decorsi della malattia molto più miti. 

Molti epidemiologi e diverse prestigiose università non avevano previsto l’effetto mitigatore dei raggi ultravioletti, immaginando scenari catastrofici durante l’estate, come del resto poi si sono verificati durante l’estate negli States.

Perché allora in Europa è intervenuta questa mitigazione, è solo merito del sole e del caldo? Secondo altre voci autorevoli sarebbe soprattutto un’eredità del lockdown totale, che unitamente alla ritrovata vita all’aria aperta, senza scuole e ancora con molto smart working, avrebbe limitato la crescita dei contagi, che comunque c’è stata anche nel Vecchio Continente, soprattutto quando si sono scatenati i giovani nelle discoteche durante il mese di agosto e tutti sono tornati a condurre una vita QUASI normale.

Il ritorno al lavoro di settembre, la diminuita incidenza dei raggi ultravioletti, la riapertura delle scuole, i mezzi pubblici stracolmi, hanno riportato l’emergenza al punto di partenza.

L’effetto sterilizzante dei raggi ultravioletti dunque, unitamente alla stagionalità della risposta immunitaria che in estate risulta più forte e meno infiammatoria che in inverno, è un elemento positivo da considerare, ma deve essere accompagnato anche da comportamenti intelligenti.

Negli Stati Uniti la progressione del contagio è stata netta anche in estate a causa del mancato rispetto del lockdown totale nei mesi precedenti e dall’adozione di comportamenti scriteriati, se cosi non fosse stato, la curva di contagio si sarebbe appiattita anche lì, ma in ogni caso anche negli States la mortalità non è risultata cosi alta, come avrebbe potuto essere, considerati i clamorosi assembramenti osservati. 

Considerato che in fase acuta il Covid-19 si comporta come una sindrome autoimmune” secondo l’INGV il virus è dunque particolarmente sensibile alla stagionalità della risposta immunitaria. A supporto di questa ricerca, nei paesi caldi, come ad esempio in Africa, la letalità è risultata bassissima, pur in presenza di condizioni igieniche molto più degradate delle nostre. 

Ora però si va incontro all’inverno e il rallentamento di questi ultimi giorni nella crescita dei contagi si potrebbe spiegare soprattutto con le giornate spesso soleggiate e miti che hanno caratterizzato il periodo al centro e al sud, mentre al nord nuvolaglia e freddo umido hanno impedito al sole di limitare i danni.

Con l’arrivo inevitabile di situazioni di maltempo, di aria più fredda e con l’ulteriore diminuzione dell’incidenza dei raggi ultravioletti potrebbero verificarsi incrementi dei pazienti Covid in terapia intensiva entro Natale sino a 600 al giorno con un record di mortalità.

Da verificare però anche l’impatto del freddo INTENSO, cioè caratterizzato da temperature inferiori allo zero. Questo fattore potrebbe influenzare la curva dei contagi? Sarà probabilmente l’oggetto del prossimo studio dei ricercatori.
 

Autore : Alessio Grosso