00:00 30 Settembre 2020

Il GLOBAL WARMING? Divenne un fenomeno mediatico solo dal 1988!

Una calore atroce negli Usa nel 1988 scatenò il tam-tam mediatico sul riscaldamento globale che da allora non si è più fermato.

L’estate del 1988 negli States fu il trampolino di tutte le discussioni sull’effetto serra. Vediamo cosa successe in quella stagione arroventata nel racconto dell’insigne climatologo Stephen Schneider. "Nel maggio e nel giugno del 1988 si verificarono delle rare ed anomale condizioni meteorologiche. Normalmente la corrente a getto, un grande fiume atmosferico alto 5 miglia, incanala direttamente i temporali direttamente lungo il settore centrale degli Stati Uniti, facendoli girovagare da una posizione solitamente localizzata sulla California meridionale e muovendoli in direzione del Midweast, fino al New England.

Ma quella primavera la corrente a getto si divise in due: un braccio debole se ne andò verso la California meridionale e lungo il Messico settentrionale, mentre un braccio più robusto eseguì una grande curva sino al Canada, facendo fare ai temporali una diversione che li allontanava dal grande catino degli Stati Uniti.

Data l’alta intensità della luce solare durante maggio e giugno e la relativa assenza di nubi e piogge, la siccità ed il caldo cominciarono ad imporsi ad un ritmo impressionante lungo tutto il Paese.

Giacché la California settentrionale, molte zone dell’ovest e il bacino del fiume Missouri erano già più secche del normale, si comprese che si stava per vivere una catastrofe. Le coltivazioni da poco seminate seccarono, il Mississipi scese sino ai minimi storici e i media lanciarono centinaia di servizi giornalistici sull’effetto serra che per anni erano stati fatti filtrare. Fenditure nella terra, piante che deperiscono, termometro fermo a 38°C, 100°F. Solo quando si fermò il baseball però la gente capì che l’emergenza era veramente grave.

Si disputava a Chicago un incontro importante e, nonostante la grave siccità, i gestori dell’impianto erano riusciti a mantenere verde il campo da gioco. Improvvisamente calò una nebbia mai vista da decenni. La partita fu interrotta. Ciò che avvenne a Chicago partiva da mille miglia di distanza dagli incendi provocati dai fulmini di alcune cellule temporalesche sul Saskatchewan, dove tre settimane di intenso calore avevano seguito una primavera molto secca e un debole fronte freddo, anzichè apportare piogge benefiche, aveva prodotto un esagerato numero di scariche elettriche.

Ma non finisce qui. New York era come impazzita dopo aver sopportato per ben 12 giorni consecutivi temperature di 35°C. Torrenti d’acqua sgorgavano dalle strade, uscendo dalle bocche degli impianti antincendio usate illegalmente. La concentrazione di ozono nocivo batté ogni record.

Seicento furono le vittime che vennero direttamente attribuite all’ondata di caldo. L’uragano George pose fine alla siccità ma provocò danni devastanti. Fu allora che si decise di varare una "legge per l’atmosfera".

Autore : Alessio Grosso