00:00 28 Ottobre 2020

Il COVID 19 ha cambiato il nostro rapporto con le previsioni del tempo?

Il tempo come passione, il tempo come elemento imprescindibile per una gita e una vacanza, ma che ora che stiamo vivendo questa emergenza mondiale, com'è cambiato il rapporto con le previsioni del tempo?

C’è chi segue il tempo per passione, chi invece lo fa per interesse, cioè per pianificare un viaggio, per sapere se potrà organizzare una festa all’aperto, o se l’evento sportivo a cui dovrà partecipare sarà asciutto o bagnato.

Insomma: da sempre il tempo atmosferico condiziona le nostre vite, volenti o nolenti. Da sempre combattiamo con il freddo e ci difendiamo dal caldo eccessivo, ma in molti adorano tutte le sue manifestazioni e, anche in tempo di covid, vivono con la stessa partecipazione un forte temporale o una bella nevicata. 

Qualcuno si domanda probabilmente se, di fronte all’emergenza di un lavoro precario, di un figlio quarantenato perché a scuola ci sono contagiati, di un’attività chiusa da un decreto ingiusto, si possa avere ancora interesse al tempo che farà.

Perché dovrei seguire le vicende meteo se non so nemmeno che futuro mi attende, se potrò ancora andare in vacanza, se riuscirò a tenere aperto un centro sportivo, se riuscirò ad organizzare ancora un matrimonio? Tutte domande lecite, ma che risentono anche dell’ansia e dell’isteria collettiva indotta da un bombardamento mediatico senza precedenti.

Ovvio che il problema esiste, ovvio che la gente in terapia intensiva c’è e che il virus mina tutte le nostre certezze e imbriglia i nostri passi verso l’avvenire, ma la vita proseguirà anche dopo il covid, o perché interverrà una selezione naturale, o per l’arrivo del vaccino, o perché subentrerà una immunità di gregge.

Molti in questo periodo ci scrivono dicendo: "magari arrivasse un global warming serio, se vivessimo un’eterna estate, saremmo tutti molto meno malati".

In realtà sarebbe così solo apparentemente, magari ci sarebbe qualche raffreddore in meno ma a che prezzo? Con un ulteriore rialzo delle temperature prolifererebbero le zanzare con un aumentato rischio di malaria, fonderebbero del tutto i ghiacciai e anche l’artico se la passerebbe davvero male, cambierebbero le fasce climatiche, il tipo di colture, lo stile di vita, oltre a tutta un’altra serie di problemi, che non possiamo analizzare in questa sede.

E se il COVID invece temesse il grande freddo? Insomma sappiamo ancora troppo poco di questo virus per sbilanciarci in affermazioni superficiali. Quel che è certo è che l’aria stagnante non porta mai benefici alla salute.

Bisogna continuare a seguire il tempo sperando nella dinamicità atmosferica, perché alcune aree del Paese sperimentano una densità di popolazione spaventosa, inquietante; da qui l’importanza dei movimenti delle masse d’aria.

Finché le vicende del tempo riusciranno ancora a distrarci dalla situazione claustrofobica che stiamo vivendo, specie in questo tremendo periodo in cui il buio cala improvvisamente dopo le 17 e ci inquieta non poco, sarà un amico, un alleato, un modo come un altro per sentirci più vivi.

 

Autore : Alessio Grosso