00:00 14 Aprile 2020

COVID-19: quando si torna a scuola? E in ufficio? Andremo al mare? E lo sport?

Il coronavirus ha messo a nudo tutta la nostra fragilità e soprattutto tutti i nostri punti fermi.

Lavoro.
Scuola.
Sport.
Vacanze.

Sono questi sostanzialmente i nostri 4 punti fermi. E questi vacillano tutti in tempi di covid-19. Nessuno riesce a dare una risposta di "ritrovata normalità" che sia credibile.

Ha cominciato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, dicendo che prenotare le vacanze è assolutamente azzardato perché non ci sono scenari di sicurezza tracciati dalla scienza che ci consentano di programmarle.

Se per molti rinunciare alle vacanze al mare e ai monti sarà considerato un sacrificio enorme, pensate alla ricaduta economica che già comporta e comporterà per alberghi, case vacanze, bar, ristoranti, aziende balneari e al personale che lavora presso queste strutture, oltre a tutto l’indotto. 

Le ipotesi per superare l’impasse sono al vaglio: "distanziamento tra ombrelloni e fisico nei locali, tutti con la mascherina sul bagnasciuga, sanificazione quotidiana nelle camere d’albergo". Ma se qualcuno dovesse ammalarsi di covid proprio in albergo? Sarebbe il fuggi-fuggi generale. 

Il punto è che c’è troppa frenesia, troppa fretta di pianificare, come se il virus non fosse mai esistito o come se volessimo far finta che non sia mai entrato nella nostra vita. 

Il virus ci ha diviso molto più di quanto si creda: ci sono quelli che non danno troppo peso ai dati, che pensano che tutto si risolverà in breve, che guardano avanti, che rispettano le regole con fatica perché le ritengono inutili ed esagerate, ci sono quelli che danno un enorme peso ai dati, che sono scettici su una ripresa di una vita normale prima di molti mesi e che vedono una crisi economica drammatica, che rispettano le regole alla virgola e pretendono che lo facciano tutti allo stesso modo. 

Da qui gli scontri tra le due opposte fazioni, ben visibile sui social: "la polizia deve entrare nei cortili e multare chi fa assembramenti" la risposta non si fa attendere: "metteteci le sbarre alla porta e alle finestre, cosi sarete contenti, siete peggio di Hitler", e ancora "prova a visitare un reparto di covid in ospedale, cosi vedi la realtà", contro risposta: "un amico becchino mi ha detto che tutti i morti che gli arrivano in cimitero devono essere classificati come covid anche se muoiono d’infarto" e non si finisce più…

Il punto è che il ritorno alla scuola vera per i nostri figli si allontana perché nessuno sa come proporre attività didattiche nelle nostre "aule pollaio", in particolare preoccupa cosa potrebbe succedere in una scuola materna o alle elementari, dove è impossibile evitare il contatto tra bambini.

Al vaglio ci sono lezioni scaglionate, tra mattino e pomeriggio, il ritorno a scuola di sabato, le lezioni solo 3 volte la settimana e sempre su turnazione, niente mensa, niente attività sportiva, tutto non prima di settembre, con calendario tutto da inventare, perché chi già sta facendo video lezioni sistematiche, vorrebbe poter tornare a scuola regolarmente a metà mese e non il giorno 1.

E a proposito dello stop all’attività sportiva: come si regoleranno tutte quelle attività complementari che svolgono i nostri figli? Calcio, pallavolo, basket, nuoto, tennis, karate, rugby? La parola d’ordine anche qui è distanziamento, ma se i bambini a scuola dovessero fare i turni, sarebbe da riorganizzare e riadeguare anche tutta l’attività di allenamento.

E i camp estivi? Niente vacanze e dunque niente camp anche in oratorio? Come distanziare il gioco di gruppo? E le piscine? Vedete bene quanto sia difficile immaginare cosa potrebbe accadere. Si vive alla giornata in attesa che il covid conceda finalmente una tregua vera, anche al NORD.

Si parla di ritorno al lavoro in open space negli uffici con tanto di scaglionamento, ma in molte aziende dove è attiva la climatizzazione generale, non c’è la possibilità di aprire le finestre; disincentivare lo smart working prima di aver trovato una soluzione significherebbe esporre milioni di lavoratori a rischi di contagio enormi.

Sui mezzi pubblici si parla ora di far sedere tutti e di distanziarli: nessuno potrebbe stare in piedi. Già, ma cosi dovrebbero raddoppiare i mezzi in servizio altrimenti si arriverebbe al lavoro a mezzogiorno…

Insomma siamo ancora lontani dall’aver compreso quanto sia cambiata la nostra vita e quanto cambierà ancora, almeno sino a quando non avremo a disposizione un vaccino sicuro ed efficace (che non tutti vorranno fare), e questo non avverrà prima del 2021. Forse conviene di più tentare con i farmaci, magari entro l’estate ne sapremo qualcosa di più.

Per ora occorre solo tanta PAZIENZA.

Autore : Alessio Grosso