COVID-19: l’estate quasi come un vaccino, ma attenti all’autunno!
L'estate conferisce una parvenza di immunità immaginaria, che aiuta psicologicamente e rafforza le difese immunitarie.
"E’ come se si fosse formata una coscienza sociale di ribellione alla pandemia". E’ la frase che circola di più, quella più condivisa, rispetto allo spirito di rivalsa dei cittadini, che non ne potevano più di una "tensione da covid" cosi alta, vissuta tra le mura domestiche.
Perché un conto è se racconti alla popolazione che deve stare in casa perché passerà un uragano (questo arriva, passa e va), un conto se la terrorizzi con la minaccia di un virus invisibile.
Alla fine la popolazione sbotta, si ribella, si oppone a tanta ingiustizia e, appena può, ripopola le strade, solo che talvolta lo fa in modo scriteriato, imprudente, che va oltre la ragionevole percentuale di rischio che si deve correre in situazioni come queste.
Cosi sono arrivate le minacce perentorie di chiusura di Zaia, che però dimentica di essere stato proprio lui tra i primi ad annunciare in tempi ancora "acerbi" che il lockdown in Veneto fosse già finito. Dunque lamentarsi per qualche assembramento di troppo ora stona in senso opposto.
C’è stato anche chi, ha voluto fare il pugno di ferro, ma ha ottenuto l’effetto opposto, dunque la ricetta perfetta non esiste, se non lo Stato di Polizia, che per fortuna è lontano dai nostri confini.
L’idea è che l’estate funga da "anti-virale" si è diffusa tra la gente e sta contagiando in qualche modo anche i virologi, che finalmente aprono all’idea che, pur con qualche locale peggioramento nel numero dei contagi, specie a giugno, l’effetto rebond, cioè di rimbalzo, potrebbe non esserci.
Alcuni dottori ritengono anche che il virus si sia indebolito, ma su questo c’è divergenza di vedute, altri temono che la riapertura delle frontiere dal 3 giugno in poi il traffico aereo possa peggiorare le cose, unitamente al fatto che molti stranieri, specie i turisti, sono spesso più indisciplinati di noi nel rispettare le regole del distanziamento e soprattutto nel mantenimento della mascherina.
Il timore però si chiama autunno: perché lì potrebbero riaprire le scuole e, con i primi freddi, potrebbero arrivare le prime patologie stagionali, che metterebbero in allarme molti genitori, facendo riemergere l’ansia generale.
Del resto i pediatri sottolineano come sia molto difficile tra i bambini scorgere (senza un tampone) la differenza tra una normale sindrome influenzale o parainfluenzale e il covid, se non quando subentra l’insufficienza respiratoria e la polmonite interstiziale, che peraltro è un’evoluzione che può risultare anche improvvisa.
Fintanto però che sullo Stivale splenderà il solleone, la gente in strada circolerà dando un’idea di tranquillità e si faranno i bagni al mare, tutto resterà sopito, come un brutto sogno chiuso in un cassetto, che nessuno vorrebbe più riaprire, ma che purtroppo ancora non è stato ancora chiuso a chiave e sigillato.
Autore : Alessio Grosso