00:00 22 Aprile 2020

COVID-19: ecco la nostra VITA dal 4 maggio!

Considerazioni a pochi giorni dalla fine del lockdown.

Fine della "segregazione" in vista. Cosi sembra. Per tutti, dice il premier. Gli animali che avevano invaso le nostre città torneranno in campagna, l’inquinamento tornerà a salire, affolleremo i mezzi pubblici, ritroveremo parzialmente i contatti sociali perduti.

Tutti con la nostra bella mascherina (le faranno sempre più fashion) ritorneremo sui luoghi di lavoro, sbarazzandoci di figli pestiferi (chissà a chi li lasceremo), di mogli e mariti petulanti, dell’overdose di Tv, di piatti e canzoncine ai terrazzi, di cartelli con scritto "andrà tutto bene".

E comincerà la seconda puntata di questo film catastrofico chiamato COVID-19. Per i primi giorni tutti si adatteranno alla nuova situazione pur di uscire finalmente dagli arresti domiciliari: disciplinati saliremo sui tram, ci siederemo distanziati, aspetteremo il nostro mezzo pubblico con pazienza fino a quando ci faranno salire.

Arriveremo in ufficio inevitabilmente in ritardo, avremo un po’ di ansia perché ci misureranno la febbre all’ingresso, saluteremo i colleghi, stando lontani il più possibile da quella che tossisce (anche se sono anni che ha un’allergia e tutti lo sanno), ricominceremo il rito della pausa caffè, ma scopriremo che potremo farla solo scaglionati, cosi come potremo recarci alla toilette scaglionati e a mensa scaglionati, cosi come potremo alzarci dalla scrivania scaglionati per fare fotocopie o altro, giusto per evitare assembramenti, per la tutela della nostra sicurezza. 

E poi ecco il rito dell’apertura e della chiusura delle finestre, il fastidio della mascherina (capiremo una volta di più il sacrificio degli infermieri) il gel per le mani da passarsi 3 volte al giorno e l’incubo del divieto di accensione dell’aria condizionata. 

Infine rieccoci in fila per salire sui mezzi con la gente che comincia ad inveire per l’attesa, la concessione allo stare in piedi in mezzo alle carrozze perché altrimenti torniamo a casa a mezzanotte, con il figlio che ci chiama allo smartphone per chiederci che fine abbiamo fatto. 

Per un attimo penseremo a quanto fosse più comodo passare dal tavolo della cucina al divano, quanto fosse facile rilassarsi, sbadigliare, lavorare da casa, condividere emozioni con la nostra famiglia in assoluta sicurezza, senza mascherine e FORSE invidieremo chi ancora potrà lavorare in smart-working. 

Ma la vita continua, si deve guardare avanti: eppure l’esperienza del covid è stata anche una straordinaria opportunità per capire che se questo scaglionamento lo avessimo fatto per il CLIMA, o meglio ancora per la qualità della nostra aria, ne avremmo guadagnato tutti in salute, limitando di migliaia di unità anche i morti per cancro.

Forse dovremmo capire che vivere tutti assiepati in una grande area urbana ci rende molto più vulnerabili e molto meno sicuri di quanto pensassimo; riscoprire la vita nei piccoli borghi, lavorare e studiare a distanza per chi può è davvero possibile, ci porterebbe a rivedere le nostre priorità.

"La città è una brutta bestia" verrebbe da dire citando un famoso film di Renato Pozzetto, la vita agreste ci restituirebbe una dimensione più umana, ma siamo certi che, scampato il pericolo, nessuno seguirà questo consiglio.

E tutti cominceranno a pensare alla spiaggia e al mare che verrà: "alle vacanze non ci rinuncio" sarà la parola d’ordine e il turismo ringrazierà. (Anche se quest’anno sarà difficile che arrivino tedeschi ed olandesi) E dunque, distanziamento o non distanziamento, plexiglas o tendoni stile accampamento indiano, pochi rinunceranno all’abbraccio della sabbia, divieto o non divieto, costi quel che costi, o meglio covid o non covid.

E la sera, torneranno ad assembrare le località di villeggiatura con passeggiate da classica "movida", con buona pace di tutti. E la paura? Tornerà solo se e quando nel cuore di luglio o di agosto, dovesse arrivare all’improvviso un’altra ondata, magari proprio in una località di mare: sarebbe la fine per la stagione, ma tutti si augurano che sole e caldo facciano miracoli e che di virus non si riparli almeno sino a metà settembre.

E i bambini? In estate colonie, camp, oratori estivi, in qualche modo dovranno consentire anche a loro di ritrovare il contatto con il mondo. A settembre torneranno in scuole diverse, adattate all’emergenza, pronti a rassegnarsi alle video lezioni se qualcosa dovesse andare storto.

Insomma, pur tra mugugni, paure legittime, qualche volta esagerate, e un ritrovato entusiasmo per la vita, abbiamo tanta voglia di ricominciare, con tutti i nostri pregi e i nostri difetti, purché si viva e si affronti la minaccia del virus con coraggio

 

Autore : Alessio Grosso