Vanno in crisi i modelli nel prevedere la neve dopo un episodio di nebbia fredda in Valpadana, non riescono ancora a "metabolizzare" il concetto che vede la colonna d'aria raffreddarsi progressivamente alla sua salita, magari sospinta da brezze importanti o da venti da est. Faticano ulteriormente quando la nebbia fredda è esaltata dalla presenza di una discreta copertura nevosa al suolo, che rende gelida ogni brezza che giunge dalla campagna, pronta a ridimensionare gli effetti dell'isola di calore.
Già negli anni 80, entrando nello specifico del milanese, l'isola di calore era una realtà ben affermata. In situazioni simili a quella descritta, con un debole episodio nevoso in arrivo da sud e con precedente raffreddamento affidato a nebbie fredde e a conseguenti generose brezze, la nevicata da addolcimento spesso faceva cilecca nel centro città, dove la pioggia mista a neve, lasciava presto spazio alla pioggia, ma era curioso salire sul 19, il tram che dal centro conduceva sul Naviglio, per ritrovare il freddo e la neve perduti.
Si partiva dal Duomo sotto la pioggia e con +3°C e, giunti a Corso Genova, molto più a SW e fuori dal centro storico, sul parabrezza del manovratore si cominciava a scorgere qualche fiocco fradicio (o splatter, come si dice in gergo).
L'arrivo sul Naviglio era invece salutato da un "oooo" di stupire dei passeggeri: all'altezza del Ponte del cavalcavia Brunelleschi ecco il passaggio di stato. Fiocchi larghi, anche se non particolarmente fitti e termometri digitale attorno a +1°C. Scendere dal mezzo ed attraversare il ponte diretti verso il Giambellino spesso significava rivivere il passaggio di stato.
Qualche volta la neve vinceva e si estendeva, altre volte perdeva, altre volte la linea di confine restava netta, ora anche l'area navigli è molto abitata e il giochetto "pioggia-neve" si è trasferito molto più in là, anche se l'ultimo decennio ha restituito ai milanesi una città complessivamente più nevosa.