00:00 2 Ottobre 2015

Vi ricordate le palle di ghiaccio dal cielo? Beh, come mai non cadono più?

Nel gennaio del 2000 colpirono Spagna e Italia, poi il nulla, cosa era successo? Il fenomeno potrù ripetersi o era una burla?

La prima cosa che pensammo in quel periodo fu ad una attività di de-icing svolta male in aeroporto o da un cattivo funzionamento degli impianti di sghiacciamento degli aerei. Cadevano pezzi di ghiaccio quasi ogni giorno in quel periodo: era il gennaio del 2000. 

Il de-icing, o sghiacciamento, è il processo di rimozione di ghiaccio, neve e brina da ali, piani della coda, antenne, eliche e dalla fusoliera di un velivolo.

Segue poi l’anti-icing, o antigelo, è il trattamento subito dopo il de-icing volto a prevenire la formazione di ghiaccio o eliminare gli effetti delle precipitazioni nevose sul velivolo fino al momento del decollo.

Per procedere con questa operazione vengono impiegati diversi fluidi del TIPO da 1 a 4 e vanno da un fluido newtoniano ad uno non newtoniano, che garantisce una maggiore protezione dal gelo. L’anti-icing  deve essere eseguito entro 3 minuti dal de-icing, per evitare il possibile riformarsi del ghiaccio.

La protezione assicurata da questo trattamento è da intendersi fino a quando il velivolo inizia la corsa di decollo, in quanto in volo il velivolo ha un impianto di sghiacciamento che assicura la necessaria protezione.

Qualcuno sollevò anche il dubbio che i pezzi di ghiaccio cadessero perché l’operazione veniva eseguita in un unico passaggio: questo aveva e ha ancora lo svantaggio di creare dei residui che tendono ad accumularsi nelle zone aerodinamicamente calme del velivolo. Anche a distanza di giorni o mesi, quando l’aeromobile passa attraverso una zona umida (nube o pioggia), i residui si reidratano e possono ghiacciare e creare problemi anche gravi all’areo stesso oppure ricadere al suolo, con i problemi che sappiamo.  

Mentre si discuteva di questo ricordo come fosse oggi una telefonata alla redazione di MeteoLive, era nel pomeriggio del 27 gennaio 2000.

"Ho appena ritrovato un enorme pezzo di ghiaccio nel cortile di casa, ha sfiorato il mio cane." E’ un ragazzino di 16 anni che, con una certa concitazione, ci descrive quanto è appena avvenuto.

Rimaniamo perplessi: sarà una burla? La telefonata della madre chiarisce subito che è proprio così. Il suo figliolo aveva staccato con il martello un pezzo di ghiaccio dal freezer e l’aveva lanciato da una finestra della mansarda direttamente nel giardino di casa, schivando per davvero il suo labrador.

Nello stesso giorno in Italia sono arrivate oltre 100 segnalazioni di pezzi di ghiaccio caduti o "lanciati" dal cielo. Naturalmente molti esperti si sono lanciati in mille supposizioni sulle poche cadute regolari, ma tutte le congetture sono state accolte con notevole scetticismo dal mondo accademico.

C’è però un fisico spagnolo che ha elaborato una spiegazione scientifica importante. Il primo blocco di ghiaccio cadde in Spagna, dunque il Dott. Martinez-Frias fu tra i primi a studiare l’evento, escludendo tutte le ipotesi su comete e scarichi o pezzi residui di ghiaccio degli aeroplani.

Suggerì invece di porre l’attenzione su due fattori concomitanti: una riduzione dello strato di ozono sulla Spagna che provocò un deciso raffreddamento della stratosfera e soprattutto allo stesso livello si registrò un alto tasso di umidità.

I nuclei di condensazione, offerti dalle scie dei jet, avrebbero allora consentito l’aggregazione dei cristalli di ghiaccio sino a formare grossi pezzi di ghiaccio che sarebbero poi piombati pesantemente al suolo.

Pochi hanno accettato questa ipotesi e francamente anche l’ipotesi di un’attività di pulizia ghiaccio fatta male da molti aeroporti contemporaneamente in effetti non regge, dunque il mistero resta fitto dopo ben 15 anni!

Autore : Alessio Grosso