00:00 22 Settembre 2003

“Isabel” assassina? No! L’uomo è vittima della propria incoscienza

Negli Stati Uniti purtroppo si contano a decine le vittime dell’uragano Isabel, successivamente declassato a tempesta tropicale. Ma non sempre è la furia della natura ad indossare i panni del carnefice: spesso la mancanza di misure di prevenzione e l’assoluta latitanza di prudenza da parte dell’uomo fanno la differenza tra la vita e la morte.

S’è fatto una gran parlare dell’uragano Isabel. Sembrava che l’America d’improvviso si fosse dovuta misurare con una forza aliena, assassina e distruttrice. Per un attimo sono scomparsi i fantasmi americani del dopo-11settembre, i problemi economici e la crisi mediorientale. Per un attimo, s’è parlato solo di lei: di Isabel.

Presentata come un uragano degno del peggiore film fanta-catastrofista di Hollywood, Isabel è entrata nelle televisioni e nei rotocalchi di tutto il mondo. In America ci si è preparati al suo impatto con scorte alimentari da inverno nucleare, città evacuate, centinaia di migliaia di persone in fuga, misure di prevenzione eccezionali, quasi spropositate, come se dal cielo dovesse cadere chissà cosa.
Per non parlare poi delle conseguenze sulla vita di tutti i giorni che si sono avute prima, durante e dopo il suo passaggio: voli cancellati, mezzi di trasporto dimezzati, borsa in frenata, vaste aree geografiche inondate ed altre senza energia elettrica.

Il tutto per un uragano che, non appena ha toccato terra, ha perso immediatamente vigore, vedendosi declassare alla stregua di una tempesta tropicale. Comunque pericolosa quanto basta per mettere a repentaglio la vita di chiunque avesse voluto sfidarla da vicino. Come poi, di fatto, è successo. Infatti, nonostante questa massiccia campagna di sensibilizzazione, alla fine l’America ha dovuto contare i suoi morti.

I caduti di Isabel sono in larga misura persone che hanno voluto osare, per incoscienza o per errata valutazione, contro la forza della natura. In molti, moltissimi, sono deceduti a séguito di incidenti stradali: il mix tra asfalto bagnato e vento forte risulta un nemico dichiarato per tutti gli automobilisti. Nonostante i continui richiami a rimanere in casa, molti cittadini americani si sono infatti riversati in strada nel momento topico della tempesta, pagandone in alcuni casi le ovvie conseguenze. Sarebbe bastato non uscire o fermarsi in qualche stazione di servizio per evitare di correre rischi. Il voler proseguire forzatamente il viaggio può risultare fatale, come in questa situazione.

In altri casi il principale responsabile delle vittime di Isabel è stato il vento, capace di spezzare grossi rami o interi alberi, che si sono poi abbattuti sull’abitacolo di automobili in sosta o in movimento, provocando la morte degli occupanti. Anche qui, sarebbe stato sufficiente prendere elementari misure di sicurezza per uscire indenni dal passaggio della tempesta.

Un caso del tutto particolare è quello di un tecnico che effettuava riparazioni alla linea elettrica nel tentativo di ripristinare la corrente dopo il black-out che aveva colpito la propria zona nella Carolina del Nord. Un lavoro del genere, in simili condizioni meteorologiche, può risultare quanto di più rischioso e pericoloso al mondo.

Insomma, il tutto per dire che con un pizzico di attenzione, di prudenza e di intelligenza in più si sarebbero potute evitare molte disgrazie. E stavolta non possiamo neanche citare in giudizio l’informazione, puntuale e addirittura ossessiva in molti casi. Stavolta media e tv non c’entrano nulla. Tutti, veramente tutti, erano stati messi in guardia dall’arrivo di Isabel. Tutti erano stati allertati, informati dei potenziali pericoli e invitati a rimanere nelle proprie abitazioni o addirittura ad evacuare nei casi più a rischio.

In molti, ma non tutti, hanno accolto questi avvertimenti. Evidentemente, manca ancora la cultura della vitale importanza dell’informazione meteorologica nella società odierna. Speriamo a questo punto che i tanti lutti che continuano ad aggiungersi alla lunga lista di “Natura assassina” servano di lezione a chi dovrà fare i conti col prossimo uragano.

Ma che non si dica più in giro: «Tempesta assassina»!
Autore : Emanuele Latini