00:00 14 Maggio 2004

Quali sono gli effetti del “Nino” nelle varie parti del mondo?

Sono molto più evidenti di quanto pensiamo, almeno al di fuori dell'Europa.

Ormai da qualche anno il fenomeno de “El Nino” è conosciuto dai più, soprattutto per gli effetti che può portare in alcune parti del mondo, in particolare nell’America meridionale; tuttavia non proprio a tutti risulta chiaro quale sia il suo meccanismo di formazione, e come questo si possa ricollegare alle conseguenze che il fenomeno stesso porta.

Lo scopo di questo articolo è quindi quello di farvi capire in breve cos’è “El Nino”, e farvi scoprire i suoi effetti sul clima mondiale.
Innanzitutto va detto che nella fascia equatoriale, zona dove il fenomeno si sviluppa, sono presenti gli Alisei, venti che soffiano permanentemente da est verso ovest; grazie alla loro azione l’acqua degli oceani, surriscaldata dal sole, viene trasportata lentamente verso ovest, provocando fra la sponda orientale e quella occidentale un vero e proprio dislivello nella superficie oceanica (misurato sperimentalmente) di diverse decine di centimetri.

In particolare nell’Oceano Pacifico il trasporto di ingenti quantità di acqua dalle coste cilene verso l’Indonesia risulta veramente cospicuo; si viene pertanto a creare un accumulo notevole di acqua calda sulle coste asiatiche, mentre a ridosso del litorale americano la temperatura dell’Oceano risulta più bassa.

Si ha quindi un notevole divario termico fra le due sponde del Pacifico, un divario che contribuisce ad alimentare fra le altre cose gli Alisei; si crea perciò un delicato equilibrio legato alla temperatura dell’acqua, alla forza del vento, ed alla distribuzione della pressione atmosferica sul mare.

Quando questo equilibrio per qualche motivo si spezza, può capitare che gli Alisei subiscano una certa attenuazione; la conseguenza principale di tale fenomeno è il ritorno dell’acqua più calda (accumulatasi in eccesso sulle coste asiatiche) verso est, in direzione del Cile.

La differenza di temperatura fra le acque dei due continenti si fa quindi sempre meno marcata, e di conseguenza gli Alisei si smorzano ulteriormente; si genera insomma una reazione a catena che porta all’attivazione di una corrente marina molto calda distesa lungo l’Equatore e diretta verso est, “El Nino” appunto.

Quando “El Nino” è attivo, la maggior quantità di umidità presente nell’aria (grazie alla cospicua evaporazione di acqua dalla superficie oceanica) sulle coste cilene e peruviane, porta quindi a piogge estremamente copiose, talvolta ad alluvioni disastrose, come successe ad esempio negli anni ’90 in uno degli episodi di Nino più violenti.

Al contrario in Asia, specie sulle coste pacifiche, i monsoni vengono smorzati, e si hanno anomali periodi di siccità.

Studiando il fenomeno si sono scoperti effetti indiretti anche in zone non proprio vicine al Pacifico: siccità in Africa meridionale, temperature estremamente alte nel Canada, specialmente in vicinanza dell’Artico, e addirittura piogge molto abbondanti sulle coste pacifiche dell’America settentrionale.

Cosa succede invece in Europa? Risulta difficile capire quali siano gli effetti del Nino sul Vecchio Continente, sempre che ci siano realmente; i climatologi si stanno comunque sbizzarrendo in tal senso, ma c’è da tenere conto del fatto che probabilmente le conseguenze del Nino sull’Europa dal punto di vista meteorologico si presentano solamente quando ormai il fenomeno è esaurito, e quindi la ricerca di una connessione si fa molto complicata.
Autore : Lorenzo Catania