Da quando seguo i forum ormai più di 20 anni mi ricordo solamente un inverno buono per il Piemonte, ovvero il 2008-2009 e alle alte quote 2017-2018 per il resto Sahara illimitato purtroppo.GiulianoPhoto ha scritto:Credetemi se vi dico che non ho mai visto un disgelo così anticipato, e sono 30 anni che vado in montagna.lities ha scritto:Speriamo in precipitazioni abbondanti in primavera e non di estati anticipate.
https://ceresolereale.panomax.com/
E il bello che tutti mi prendevano per il cul0 quando segnavo le possibilità di un inverno farlocco per il NW mesi fa, quando le correnti si mettono storte per noi l'inverno è segnato, ormai ho esperienza.
Situazione innevamento sulle Alpi
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valerio75 ha scritto:Da quando seguo i forum ormai più di 20 anni mi ricordo solamente un inverno buono per il Piemonte, ovvero il 2008-2009 e alle alte quote 2017-2018 per il resto Sahara illimitato purtroppo.GiulianoPhoto ha scritto:Credetemi se vi dico che non ho mai visto un disgelo così anticipato, e sono 30 anni che vado in montagna.lities ha scritto:Speriamo in precipitazioni abbondanti in primavera e non di estati anticipate.
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E il bello che tutti mi prendevano per il cul0 quando segnavo le possibilità di un inverno farlocco per il NW mesi fa, quando le correnti si mettono storte per noi l'inverno è segnato, ormai ho esperienza.
2012/2013 no?
Giuliano ne saprà più di me, di certo il settore orientale è sempre più avvantaggiato, eccezion fatta per i settori di confine.Tein80 ha scritto:valerio75 ha scritto:Da quando seguo i forum ormai più di 20 anni mi ricordo solamente un inverno buono per il Piemonte, ovvero il 2008-2009 e alle alte quote 2017-2018 per il resto Sahara illimitato purtroppo.GiulianoPhoto ha scritto: Credetemi se vi dico che non ho mai visto un disgelo così anticipato, e sono 30 anni che vado in montagna.
E il bello che tutti mi prendevano per il cul0 quando segnavo le possibilità di un inverno farlocco per il NW mesi fa, quando le correnti si mettono storte per noi l'inverno è segnato, ormai ho esperienza.
2012/2013 no?
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Negli ultimi anni assolutamente si!valerio75 ha scritto:Giuliano ne saprà più di me, di certo il settore orientale è sempre più avvantaggiato, eccezion fatta per i settori di confine.Tein80 ha scritto:valerio75 ha scritto: Da quando seguo i forum ormai più di 20 anni mi ricordo solamente un inverno buono per il Piemonte, ovvero il 2008-2009 e alle alte quote 2017-2018 per il resto Sahara illimitato purtroppo.
2012/2013 no?
Questo è dovuto alla presenza sempre più ingombrate dell'HP che risalendo con il naso ad ovest attiva le correnti favoniche e sbarra la strada all'ingresso franco dell'aria fredda nord atlantica nel golfo del Leone.
Inoltre, ci sono altri aspetti da valutare spesso trascurati; secondo regione VDA l'eliofania invernale è aumentata del 30% su tutto il suo territorio (il discorso è identico per il piemonte) il che si traduce oltre ad un maggior sublimazione della neve alle alte quote trasportata dal vento, anche in maggiori compressioni adiabatiche calde dei venti di caduta che penalizzano ulteriormente il profilo termico del NW, che è diventata la zona d'Italia più penalizzata dal Global Warming.
Su Centro Est Alpi la situazione invece paradossalmente è migliorata per quanto concerne le nevicate, ma solo oltre i 1500m mentre si assiste ad una forte riduzione sotto tale quota, dovuta allo scirocco con profilo termico sempre più alto anche in pieno inverno. Ma le precipitazioni invernali sono AUMENTATE in virtù della maggior incidenza del Libeccio e del Ponente.
Guarda che lo stesso fenomeno capita anche qua, a Balme la quantità di neve che cade è sempre la stessa sui 360 cm annui, quest'anno siamo ad oltre 230 cm con ancora un mese e mezzo buono per la neve. Il problema è sotto i 1000 metri ma non sicuramente sopra. Poi se mi dici che il disgelo avviene prima è sicuramente vero come il primo gelo si è spostato verso la seconda metà di ottobre, ma dire che le alpi piemontesi negli ultimi anni hanno ricevuto meno neve non è assolutamente vero.GiulianoPhoto ha scritto:Negli ultimi anni assolutamente si!valerio75 ha scritto:Giuliano ne saprà più di me, di certo il settore orientale è sempre più avvantaggiato, eccezion fatta per i settori di confine.Tein80 ha scritto:
2012/2013 no?
Questo è dovuto alla presenza sempre più ingombrate dell'HP che risalendo con il naso ad ovest attiva le correnti favoniche e sbarra la strada all'ingresso franco dell'aria fredda nord atlantica nel golfo del Leone.
Inoltre, ci sono altri aspetti da valutare spesso trascurati; secondo regione VDA l'eliofania invernale è aumentata del 30% su tutto il suo territorio (il discorso è identico per il piemonte) il che si traduce oltre ad un maggior sublimazione della neve alle alte quote trasportata dal vento, anche in maggiori compressioni adiabatiche calde dei venti di caduta che penalizzano ulteriormente il profilo termico del NW, che è diventata la zona d'Italia più penalizzata dal Global Warming.
Su Centro Est Alpi la situazione invece paradossalmente è migliorata per quanto concerne le nevicate, ma solo oltre i 1500m mentre si assiste ad una forte riduzione sotto tale quota, dovuta allo scirocco con profilo termico sempre più alto anche in pieno inverno. Ma le precipitazioni invernali sono AUMENTATE in virtù della maggior incidenza del Libeccio e del Ponente.
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Parlavo di questi ultimi due anni Ghitoghito ha scritto:............
Guarda che lo stesso fenomeno capita anche qua, a Balme la quantità di neve che cade è sempre la stessa sui 360 cm annui, quest'anno siamo ad oltre 230 cm con ancora un mese e mezzo buono per la neve. Il problema è sotto i 1000 metri ma non sicuramente sopra. Poi se mi dici che il disgelo avviene prima è sicuramente vero come il primo gelo si è spostato verso la seconda metà di ottobre, ma dire che le alpi piemontesi negli ultimi anni hanno ricevuto meno neve non è assolutamente vero.
E' innegabile che stiamo vivendo un periodo di ombra pluviometrica come poche volte in passato: il surplus precipitativo del centro Est Alpi rispetto alle nostre zone è diventato notevole nell'ultimo anno..
Basti vedere i 700mm di pioggia/neve solo da Ottobre 2020 caduti nel Triveneto contro i meno di 100mm caduti nelle Cozie nello stesso periodo. Ok che il triveneto è normalmente più piovoso, ma questa differenza rimane notevolissima se rapportata alle medie.
Ora anche tutto Marzo se ne andrà secco, in un contesto termico per fortuna consono alla stagione, ci tocca aspettare Aprile sempre ammesso e concesso che non arrivi una HP simil 2011 o 2017 che faccia arrivare un'estate precoce.
Domenica sono stato zone Ceresole con scarponi e ramponi, un innevamento che francamente è tra i peggiori degli ultimi 10 anni almeno
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Da Regione Piemonte neve e valanghe:
Nel fine settimana si sono registrate precipitazioni
intermittenti tutti i settori alpini che hanno apportato
complessivamente valori di neve fresca inferiori ai 10cm
con una quota delle nevicate intorno ai 1100-1400m. Il
proseguo della stagione privo di precipitazioni
significative determina un innevamento sempre più
deficitario mantenendosi il linea con i valori stagionali
solo sulle A. Lepontine e in particolare in Val Formazza.
La neve al suolo risulta discontinua o assente fino a
quote elevate in particolare sui settori occidentali dove l’
innevamento è particolarmente inferiore alla media del
periodo. Il manto nevoso superficiale spesso presenta la
tipica colorazione rosata data dalle polveri sahariane
che hanno caratterizzato la nevicata di inizio febbraio, in
particolare questo si osserva sui versanti ripidi
soleggiati.
Nel fine settimana si sono registrate precipitazioni
intermittenti tutti i settori alpini che hanno apportato
complessivamente valori di neve fresca inferiori ai 10cm
con una quota delle nevicate intorno ai 1100-1400m. Il
proseguo della stagione privo di precipitazioni
significative determina un innevamento sempre più
deficitario mantenendosi il linea con i valori stagionali
solo sulle A. Lepontine e in particolare in Val Formazza.
La neve al suolo risulta discontinua o assente fino a
quote elevate in particolare sui settori occidentali dove l’
innevamento è particolarmente inferiore alla media del
periodo. Il manto nevoso superficiale spesso presenta la
tipica colorazione rosata data dalle polveri sahariane
che hanno caratterizzato la nevicata di inizio febbraio, in
particolare questo si osserva sui versanti ripidi
soleggiati.
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Si segnala qualche locale nevicata sulle Alpi centro-orientali
https://www.skylinewebcams.com/it/webca ... iglio.html
Non ce n'era tanto bisogno comunque
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Marzo se ne andrà tutto secco? Probabilmente no.GiulianoPhoto ha scritto:Parlavo di questi ultimi due anni Ghitoghito ha scritto:............
Guarda che lo stesso fenomeno capita anche qua, a Balme la quantità di neve che cade è sempre la stessa sui 360 cm annui, quest'anno siamo ad oltre 230 cm con ancora un mese e mezzo buono per la neve. Il problema è sotto i 1000 metri ma non sicuramente sopra. Poi se mi dici che il disgelo avviene prima è sicuramente vero come il primo gelo si è spostato verso la seconda metà di ottobre, ma dire che le alpi piemontesi negli ultimi anni hanno ricevuto meno neve non è assolutamente vero.
E' innegabile che stiamo vivendo un periodo di ombra pluviometrica come poche volte in passato: il surplus precipitativo del centro Est Alpi rispetto alle nostre zone è diventato notevole nell'ultimo anno..
Basti vedere i 700mm di pioggia/neve solo da Ottobre 2020 caduti nel Triveneto contro i meno di 100mm caduti nelle Cozie nello stesso periodo. Ok che il triveneto è normalmente più piovoso, ma questa differenza rimane notevolissima se rapportata alle medie.
Ora anche tutto Marzo se ne andrà secco, in un contesto termico per fortuna consono alla stagione, ci tocca aspettare Aprile sempre ammesso e concesso che non arrivi una HP simil 2011 o 2017 che faccia arrivare un'estate precoce.
Domenica sono stato zone Ceresole con scarponi e ramponi, un innevamento che francamente è tra i peggiori degli ultimi 10 anni almeno
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Nuovo studio sull'innevamento alpino da cui si evince una FORTE riduzione della durata del manto nevoso e una consistente riduzione generalizzata delle nevicate.
https://tc.copernicus.org/articles/15/1 ... /#section7
Ecco alcuni tra i molti risultati:
l'85% delle località mostra tendenze complessive di riduzione dell'innevamento nell'ultimo mezzo secolo, più evidenti in primavera, sotto i 2000 metri e al Sud delle Alpi (versante italiano) rispetto al Nord e alle quote superiori.
Oltre allo spessore della neve, a ridursi è anche la sua durata: sul versante sud alpino la lunghezza della stagione innevata è diminuita in media di 24 giorni sotto i 1000 metri, e di 34 giorni tra 1000 e 2000 metri, ovvero oltre un mese (all'anno) di suolo innevato in meno! La neve tarda ad accumularsi in autunno e fonde più rapidamente in primavera, basti vedere nel febbraio 2021 con un disgelo tra i più precoci degli ultimi 50 anni a svantaggio di ecosistemi, regimi idrologici ed economia legata agli sport invernali;
La causa risiede non tanto in una diminuzione delle precipitazioni complessive, quanto nell'aumento delle temperature medie, che rende prevalente la pioggia anziché le nevicate specie a bassa quota, e che accelera la fusione del manto nevoso.
In ogni caso, seppure in un quadro complessivo di minore nevosità, di quando in quando episodi nevosi estremi sono comunque possibili, in annate di forti precipitazioni (inverni 2008-09, 2013-14, nonché l'ultimo inverno 2020-21 sulle alpi orientali).
Il lavoro coordinato dall'Eurac ha avuto il merito di radunare e valorizzare un'enorme messe di dati che finora non era mai stata analizzata alla scala di regione alpina.
I risultati di questo studio inoltre ribadiscono l'importanza di mantenere le lunghe serie di misura di innevamento: da una ventina d'anni la disponibilità di sensori automatici a ultrasuoni ha moltiplicato le possibilità di monitoraggio anche in zone d'alta montagna remote e non presidiate, tuttavia, parallelamente molte stazioni storiche manuali di fondovalle hanno interrotto l'attività per carenza di fondi, di personale o di sensibilità verso questi argomenti, e non sempre le nuove stazioni automatiche sono state collocate in tempi e posizioni tali da salvare la continuità e l'omogeneità delle lunghe serie precedenti.,
Questo METTE a TACERE tutti quelli che pensano che non sia cambiato nulla e che continuano a negare il Global Warming.
https://tc.copernicus.org/articles/15/1 ... /#section7
Ecco alcuni tra i molti risultati:
l'85% delle località mostra tendenze complessive di riduzione dell'innevamento nell'ultimo mezzo secolo, più evidenti in primavera, sotto i 2000 metri e al Sud delle Alpi (versante italiano) rispetto al Nord e alle quote superiori.
Oltre allo spessore della neve, a ridursi è anche la sua durata: sul versante sud alpino la lunghezza della stagione innevata è diminuita in media di 24 giorni sotto i 1000 metri, e di 34 giorni tra 1000 e 2000 metri, ovvero oltre un mese (all'anno) di suolo innevato in meno! La neve tarda ad accumularsi in autunno e fonde più rapidamente in primavera, basti vedere nel febbraio 2021 con un disgelo tra i più precoci degli ultimi 50 anni a svantaggio di ecosistemi, regimi idrologici ed economia legata agli sport invernali;
La causa risiede non tanto in una diminuzione delle precipitazioni complessive, quanto nell'aumento delle temperature medie, che rende prevalente la pioggia anziché le nevicate specie a bassa quota, e che accelera la fusione del manto nevoso.
In ogni caso, seppure in un quadro complessivo di minore nevosità, di quando in quando episodi nevosi estremi sono comunque possibili, in annate di forti precipitazioni (inverni 2008-09, 2013-14, nonché l'ultimo inverno 2020-21 sulle alpi orientali).
Il lavoro coordinato dall'Eurac ha avuto il merito di radunare e valorizzare un'enorme messe di dati che finora non era mai stata analizzata alla scala di regione alpina.
I risultati di questo studio inoltre ribadiscono l'importanza di mantenere le lunghe serie di misura di innevamento: da una ventina d'anni la disponibilità di sensori automatici a ultrasuoni ha moltiplicato le possibilità di monitoraggio anche in zone d'alta montagna remote e non presidiate, tuttavia, parallelamente molte stazioni storiche manuali di fondovalle hanno interrotto l'attività per carenza di fondi, di personale o di sensibilità verso questi argomenti, e non sempre le nuove stazioni automatiche sono state collocate in tempi e posizioni tali da salvare la continuità e l'omogeneità delle lunghe serie precedenti.,
Questo METTE a TACERE tutti quelli che pensano che non sia cambiato nulla e che continuano a negare il Global Warming.
Chi vive in montagna sta cosa la sa molto bene. Non è la quantità di neve che cade che è diminuita, è la durata al suolo che è inferiore. Io sono anni che lo dico.GiulianoPhoto ha scritto:Nuovo studio sull'innevamento alpino da cui si evince una FORTE riduzione della durata del manto nevoso e una consistente riduzione generalizzata delle nevicate.
https://tc.copernicus.org/articles/15/1 ... /#section7
Ecco alcuni tra i molti risultati:
l'85% delle località mostra tendenze complessive di riduzione dell'innevamento nell'ultimo mezzo secolo, più evidenti in primavera, sotto i 2000 metri e al Sud delle Alpi (versante italiano) rispetto al Nord e alle quote superiori.
Oltre allo spessore della neve, a ridursi è anche la sua durata: sul versante sud alpino la lunghezza della stagione innevata è diminuita in media di 24 giorni sotto i 1000 metri, e di 34 giorni tra 1000 e 2000 metri, ovvero oltre un mese (all'anno) di suolo innevato in meno! La neve tarda ad accumularsi in autunno e fonde più rapidamente in primavera, basti vedere nel febbraio 2021 con un disgelo tra i più precoci degli ultimi 50 anni a svantaggio di ecosistemi, regimi idrologici ed economia legata agli sport invernali;
La causa risiede non tanto in una diminuzione delle precipitazioni complessive, quanto nell'aumento delle temperature medie, che rende prevalente la pioggia anziché le nevicate specie a bassa quota, e che accelera la fusione del manto nevoso.
In ogni caso, seppure in un quadro complessivo di minore nevosità, di quando in quando episodi nevosi estremi sono comunque possibili, in annate di forti precipitazioni (inverni 2008-09, 2013-14, nonché l'ultimo inverno 2020-21 sulle alpi orientali).
Il lavoro coordinato dall'Eurac ha avuto il merito di radunare e valorizzare un'enorme messe di dati che finora non era mai stata analizzata alla scala di regione alpina.
I risultati di questo studio inoltre ribadiscono l'importanza di mantenere le lunghe serie di misura di innevamento: da una ventina d'anni la disponibilità di sensori automatici a ultrasuoni ha moltiplicato le possibilità di monitoraggio anche in zone d'alta montagna remote e non presidiate, tuttavia, parallelamente molte stazioni storiche manuali di fondovalle hanno interrotto l'attività per carenza di fondi, di personale o di sensibilità verso questi argomenti, e non sempre le nuove stazioni automatiche sono state collocate in tempi e posizioni tali da salvare la continuità e l'omogeneità delle lunghe serie precedenti.,
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Direi che è l'insieme delle cose con il comune denominatore dell'aumento termico.ghito ha scritto:Chi vive in montagna sta cosa la sa molto bene. Non è la quantità di neve che cade che è diminuita, è la durata al suolo che è inferiore. Io sono anni che lo dico.GiulianoPhoto ha scritto:Nuovo studio sull'innevamento alpino da cui si evince una FORTE riduzione della durata del manto nevoso e una consistente riduzione generalizzata delle nevicate.
https://tc.copernicus.org/articles/15/1 ... /#section7
Ecco alcuni tra i molti risultati:
l'85% delle località mostra tendenze complessive di riduzione dell'innevamento nell'ultimo mezzo secolo, più evidenti in primavera, sotto i 2000 metri e al Sud delle Alpi (versante italiano) rispetto al Nord e alle quote superiori.
Oltre allo spessore della neve, a ridursi è anche la sua durata: sul versante sud alpino la lunghezza della stagione innevata è diminuita in media di 24 giorni sotto i 1000 metri, e di 34 giorni tra 1000 e 2000 metri, ovvero oltre un mese (all'anno) di suolo innevato in meno! La neve tarda ad accumularsi in autunno e fonde più rapidamente in primavera, basti vedere nel febbraio 2021 con un disgelo tra i più precoci degli ultimi 50 anni a svantaggio di ecosistemi, regimi idrologici ed economia legata agli sport invernali;
La causa risiede non tanto in una diminuzione delle precipitazioni complessive, quanto nell'aumento delle temperature medie, che rende prevalente la pioggia anziché le nevicate specie a bassa quota, e che accelera la fusione del manto nevoso.
In ogni caso, seppure in un quadro complessivo di minore nevosità, di quando in quando episodi nevosi estremi sono comunque possibili, in annate di forti precipitazioni (inverni 2008-09, 2013-14, nonché l'ultimo inverno 2020-21 sulle alpi orientali).
Il lavoro coordinato dall'Eurac ha avuto il merito di radunare e valorizzare un'enorme messe di dati che finora non era mai stata analizzata alla scala di regione alpina.
I risultati di questo studio inoltre ribadiscono l'importanza di mantenere le lunghe serie di misura di innevamento: da una ventina d'anni la disponibilità di sensori automatici a ultrasuoni ha moltiplicato le possibilità di monitoraggio anche in zone d'alta montagna remote e non presidiate, tuttavia, parallelamente molte stazioni storiche manuali di fondovalle hanno interrotto l'attività per carenza di fondi, di personale o di sensibilità verso questi argomenti, e non sempre le nuove stazioni automatiche sono state collocate in tempi e posizioni tali da salvare la continuità e l'omogeneità delle lunghe serie precedenti.,
Questo METTE a TACERE tutti quelli che pensano che non sia cambiato nulla e che continuano a negare il Global Warming.
Sotto i 1500m le precipitazioni autunnali e primaverili sono sempre più spesso pioggia, sotto i 1000metri anche in pieno inverno….quindi "mediamente" meno precipitazioni solide specie alle quote medio basse e generale calo di neve al suolo causa attecchimenti e stazionamenti sempre più tardivi e disgeli sempre più precoci e importanti.
Questo in linea media, poi qualche eccezione a questo trend lo si osserva saltuariamente ma con frequenza sempre più rara….purtroppo
Ghito, secondo me hai centrato il nocciolo della questione, sono assolutamente d’accordo.ghito ha scritto:Chi vive in montagna sta cosa la sa molto bene. Non è la quantità di neve che cade che è diminuita, è la durata al suolo che è inferiore. Io sono anni che lo dico.GiulianoPhoto ha scritto:Nuovo studio sull'innevamento alpino da cui si evince una FORTE riduzione della durata del manto nevoso e una consistente riduzione generalizzata delle nevicate.
https://tc.copernicus.org/articles/15/1 ... /#section7
Ecco alcuni tra i molti risultati:
l'85% delle località mostra tendenze complessive di riduzione dell'innevamento nell'ultimo mezzo secolo, più evidenti in primavera, sotto i 2000 metri e al Sud delle Alpi (versante italiano) rispetto al Nord e alle quote superiori.
Oltre allo spessore della neve, a ridursi è anche la sua durata: sul versante sud alpino la lunghezza della stagione innevata è diminuita in media di 24 giorni sotto i 1000 metri, e di 34 giorni tra 1000 e 2000 metri, ovvero oltre un mese (all'anno) di suolo innevato in meno! La neve tarda ad accumularsi in autunno e fonde più rapidamente in primavera, basti vedere nel febbraio 2021 con un disgelo tra i più precoci degli ultimi 50 anni a svantaggio di ecosistemi, regimi idrologici ed economia legata agli sport invernali;
La causa risiede non tanto in una diminuzione delle precipitazioni complessive, quanto nell'aumento delle temperature medie, che rende prevalente la pioggia anziché le nevicate specie a bassa quota, e che accelera la fusione del manto nevoso.
In ogni caso, seppure in un quadro complessivo di minore nevosità, di quando in quando episodi nevosi estremi sono comunque possibili, in annate di forti precipitazioni (inverni 2008-09, 2013-14, nonché l'ultimo inverno 2020-21 sulle alpi orientali).
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I risultati di questo studio inoltre ribadiscono l'importanza di mantenere le lunghe serie di misura di innevamento: da una ventina d'anni la disponibilità di sensori automatici a ultrasuoni ha moltiplicato le possibilità di monitoraggio anche in zone d'alta montagna remote e non presidiate, tuttavia, parallelamente molte stazioni storiche manuali di fondovalle hanno interrotto l'attività per carenza di fondi, di personale o di sensibilità verso questi argomenti, e non sempre le nuove stazioni automatiche sono state collocate in tempi e posizioni tali da salvare la continuità e l'omogeneità delle lunghe serie precedenti.,
Questo METTE a TACERE tutti quelli che pensano che non sia cambiato nulla e che continuano a negare il Global Warming.
Giuliano grazie per i dati, che confermano tuttavia delle evidenze, chi vuol negare è libero di farlo anche se non so sinceramente a che pro.
E intanto come si diceva, marzo chiude secco e in sopramedia.