00:00 24 Settembre 2007

L’ANALISI: possenti manovre nei cieli europei, il grande Nord è pronto a bussare alle nostre porte

L’impianto climatico del nostro Pianeta è una macchina affascinante ed estremamente complessa. Il suo albero motore ruota alla costante ricerca di un centro di gravità permanente, un’armonia perfetta sospesa tra il surplus di calore solare delle zone equatoriali e il deficit di quelle polari. Quali saranno le possibili strategie messe in atto dal sistema climatico nella prossima stagione autunnale? La risposta naturalmente è nelle teleconnessioni.

“Panta rei”, “tutto scorre”.
Il sistema climatico può essere ben sintetizzato nella celeberrima perifrasi. La dimostrazione più alta di questo eterno fluire, alla disperata ricerca di un equilibrio che mai verrà raggiunto, la si può osservare in una delle più dirompenti manifestazioni della Natura: le correnti a getto.

La fondamentale importanza di queste correnti, la cui identificazione ufficiale risale agli ’30 del secolo scorso ad opera dell’aviatore americano Wiley Post e poi approfondita durante la Seconda Guerra Mondiale, ha rivoluzionato l’intera didattica meteorologica, perfezionando le geniali teorie dei fronti impostate dai fratelli Bjerknes negli anni ‘20 ad opera dalla Scuola Norvegese di Bergen e ancora oggi, nell’era dei sofisticatissimi modelli fisico matematici, riveste un ruolo di primaria importanza nell’ambito della previsione.

Proprio grazie ai modelli si è scoperto recentemente che negli ultimi 20 anni le fasce tubolari delle due correnti a getto principali del nostro emisfero,incernierate nella tropopausa polare e subtropicale, hanno subito progressive modifiche di collocazione e intensità, incidendo in modo sostanziale sulla distribuzione delle zone di alta o bassa pressione anche sull’Europa. In particolare si è notato un rinforzo del core del getto polare in uscita dal continente nord americano fin sul settore centrale dell’Atlantico in direzione delle Isole Britanniche e della Scandinavia meridionale (per questo motivo tutte zone altamente ciclogenetiche),con un effetto trascinamento anche sul ramo nord africano del getto subtropicale.

Quest’ultimo, costretto a spostare il suo centro d’azione verso est, ha abbandonato i cieli dell’Atlantico centro meridionale per portarsi più all’interno del nord Africa.

Nelle intercapedini atmosferiche poste tra le due correnti, dove le SST (temperature superficiali del mare) lo permettono, giacciono piccole zone di bassa pressione slegate dalle grandi saccature, esattamente come fanno i mulinelli di un fiume ai lati della corrente.

Una di queste figure bariche è salita in questi ultimi anni alla ribalta delle cronache per la sua persistenza:la “Falla Iberico Marocchina”.

Il rilassamento del getto subtropicale, avvenuto proprio a ridosso della penisola Iberica, è stata la causa primaria della situazione di blocco che ha frenato in quel punto lo scorrimento delle onde subtropicali, impedendo di fatto quindi anche alla piccola circolazione depressionaria di evolvere verso levante.

Tutto ciò ha causato una assidua risposta uguale e contraria dal Nord Africa, con l’innalzamento dell’ostinato anticiclone rovente fin sul Mediterraneo e sull’Italia,le cui conseguenze sono ormai a tutti ben note.

Quali sono quindi le ultime prospettive per la stagione entrante? La disposizione orientale dei venti stratosferici imposta dalla QBO negativa, comporterà notevole disturbo al Vortice Polare (come ben confermato dall’indice AO, Artic Oscillation, previsto in picchiata già dai prossimi giorni) e funzionerà come bilanciere per la tessitura barica sull’intero emisfero, conferendo alle correnti a getto maggiori ondulazioni meridiane e causando in determinate circostanze (e con l’avanzare della stagione), anche una spinta contraria ai flussi occidentali, con sviluppo di saccature ad assi inclinati, secondo il meccanismo noto come moto retrogrado.

Uno sguardo al Pacifico ci mostra intanto una Nina che non riesce a decollare a causa di un Monsone Indiano ancora frizzante, confermato dall’indice DMI positivo (Indian Dipole Mode,gradiente di temperatura nell’oceano Indiano tropicale, attualmente più caldo nel comparto occidentale).

La spinta monsonica, d’altra parte, sta alla base di una ITCZ (linea di convergenza intertropicale) ancora piuttosto alta sull’equatore (ma comunque in fase di imminente discesa), il che significa, in parole povere, la presenza di un blocco di aria subtropicale ancora sbilanciato verso nord, con tendenza della stessa a subsidere (a scendere con rotazione anticiclonica) a latitudini mediterranee.

La fase climatica che ci appresteremo a vivere nelle prossime settimane in sostanza, segnerà molto probabilmente la svolta decisiva, inaugurata dall’affondo di un bel vortice scandinavo previsto per i prossimi giorni, con gli scambi meridiani sempre più protagonisti della scena e un anticiclone delle Azzorre sbilanciato e chiamato a fare l’ago della bilancia. Tutti i tasselli allora risulteranno al proprio posto e la vivace sinuosità del getto polare caratterizzerà subito l’inizio della stagione, con il grande Nord pronto a bussare alle porte del Bel Paese.

D’altro canto le proiezioni nel loro insieme (modello americano IRI a parte),prospettano con sempre maggior convinzione un trimestre autunnale termicamente sotto media inoltre, con il progredire della stagione,la spinta complessivamente retrograda che si andrà instaurando, favorirà anche un generale raffreddamento del continente europeo e la graduale traslazione verso ovest di tutte le figure bariche, compresa la lacuna Iberico Marocchina, permettendo cosi alle saccature in affondo dal Nord Europa di coinvolgere maggiormente il bacino centrale del Mediterraneo e la nostra Penisola, con l’ingresso anche di qualche benefica perturbazione piovosa.
Autore : Luca Angelini