00:00 28 Marzo 2008

IL DISTACCO…(e la colossale BUGIA)

Altro che quello degli iceberg, qui si rischia il distacco dell’opinione pubblica dalla scienza vera, causa “global fooling” nell’informazione.

Prima notizia del primo telegiornale della sera di una delle prime reti televisive italiane; più in alto di così non si poteva certo arrivare. La doccia mediatica avrebbe schizzato tutti, dai più distratti ai più impegnati; non fosse altro perché i titoli dei tg ormai passano su molte radio in tempo reale.

Un sanguinario attentato?
Un colpo di stato?
Il tracollo economico dell’ennesima società? L’arresto di un politico?
Il prezzo della benzina scontato di 20 centesimi? Niente di tutto questo!

Bensì il distacco di un gigantesco iceberg dall’Antartide, grande – udite, udite – quasi come l’isola d’Elba (ossia 7 volte Manhattan, come puntualizzato per gli anglosassoni). Nel giro di poche ore l’eco della notizia rimbomba anche negli spazi di approfondimento pseudo-scientifici; ma i titoli hanno dell’inverosimile:
– Antartide: l’iceberg gigante fa tremare il pianeta;
– Nobel Pachauri preoccupato per iceberg Antartide;
– Si stacca un iceberg in Antartide. Pachauri: ve l’avevamo detto, possibili cambi repentini del clima;

Trascuriamo la rettifica di tipo scientifico e gli opportuni chiarimenti, non ultimo quello dei normali, consueti e tipici distacchi di banchisa, tra la fine dell’estate antartica e l’inizio del rispettivo autunno. Ma vorrei tralasciare anche la malcelata notizia dell’ottima salute dei ghiacci antartici che, seguendo un trend ormai consolidato all’aumento, quest’anno hanno raggiunto estensioni eccezionali. Tutto ciò avviene nello stesso anno, quello appena trascorso, delle nevicate eccezionali a Baghdad, a Città del Capo e a Canton; delle gelate in Brasile e Vietnam; del grande gelo (non solo diplomatico) cinese! Ma di questo non ne parleranno mai.

Cerchiamo invece di indagare sulle scellerate motivazioni di questa ennesima “bufala”. Ci viene il sospetto che sarà forse stato il crudo meteo pasquale, purtroppo fatale per qualcuno, eccessivamente freddo e tempestoso come quello di gran parte di marzo (altro che l’andirivieni di qualche nuvoletta davanti al sole, proposta la settimana scorsa da molti meteo-men). In piena corsa da riscaldamento globale bisognava “chiarire” che è tutto come prima, cioè che il mondo sta comunque e sempre, irrimediabilmente bollendo!

Ma come avrebbero agito e reagito ad una notizia ancora più sconvolgente? Cosa avrebbero detto se l’iceberg fosse stato 100 volte più grande? o 300 volte? Eppure questi due casi si sono già verificati. Nel 2000 si staccò il famoso (famigerato) B15 (11.000 km2, circa le dimensioni della Campania); ma nel lontano 1956 se ne staccò uno di circa 31.000 km2, più grande della Sicilia). Ah il 1956! Ancora fresco… nella memoria di chi a tutto pensava, fuorché al riscaldamento globale!

La notizia si chiude con la preoccupazione e l’allarme lanciato dagli scienziati; tutto sta avvenendo più rapidamente di quanto previsto. Ma quale preoccupazione, quale allarme… gli scienziati non sono mai preoccupati, al più sono curiosi, temerari, esaltati; ma preoccupati mai! Se fossero stati preoccupati, la scienza non avrebbe mai fatto passi avanti. Non erano certo preoccupati i coniugi vulcanologi francesi Maurice e Katia Kraft, quando nel 1991 perirono durante lo studio di un ‘eruzione del vulcano Unzen in Giappone; ma non lo era nemmeno il doppio nobel Maria Sklodovska, meglio nota come Marie Curie, moglie dell’altrettanto famoso fisico Pierre Curie, che morì di leucemia dopo essere stata esposta per anni alle radiazioni emesse dai suoi “oggetti” di studio e ricerca.

La scienza non fa terrorismo; fa ricerca, raccoglie dati, li interpreta e cerca di dare una spiegazione ai fenomeni, verificando di volta in volta se e come le proprie ipotesi si realizzano. A questo proposito direi al al Sig. Vaughan e ai suoi colleghi che procedere in questo modo è quanto meno doveroso, fare previsioni è legittimo; ma quando si fa allarmismo ingiustificato partendo da fenomeni, come quello appena avvenuto in una remota area della Penisola Antartica, come tanti già accaduti e che accadranno in futuro, di gran lungo più maestosi; allora si ridicolizza la scienza. Chi fa scienza non ha bisogno di lanciare allarmi per farsi sentire, per attrarre consensi e capitali.

Prevedere che un porzione avanzata di una lingua glaciale ai margini della banchisa Antartica, peraltro in un’insenatura soggetta a forti correnti, già lesionata in più punti, con un fronte glaciale in rapido avanzamento alle sue spalle, si possa staccare, è un po’ come prevedere quando nascerà un uccello, se si sorprende la mamma a covare! Si potrà sbagliare di qualche giorno, ma…

Che il clima stia cambiando è un dato di fatto, la scoperta dell’acqua calda, una tautologia nel concetto stesso di clima e nella sua definizione. Il clima cambia come e più rapidamente della lingua di un popolo (ammesso che il popolo resti tale a tempo indeterminato). Sta cambiando ora, mentre leggete queste righe e non si ripeterà mai uguale, così come qualsiasi fenomeno naturale. Abbiamo ancora bisogno si studiare e capire tante cose. Restiamo vicini a chi fa scienza davvero, a quelle centinaia di ricercatori che per passione, senso civico e amore per la conoscenza si sacrificano nel silenzio a raccogliere altri preziosissimi dati e ad elaborare nuovi e più sofisticati modelli interpretativi.
Autore : Giuseppe Tito