00:00 13 Agosto 2013

Temporali: in estate prima o poi ci toccano

Anche in situazioni di alta pressione non siamo del tutto protetti e spesso ci colgono a sorpresa, pur se magari solo a scala locale. Ecco un piccolo vademecum stagionale.

 Estate e temporali. Un filo diretto che unisce un po’  tutta l’Italia interrompendo talora lunghi periodi caldi e soleggiati. In realtà la stagione estiva vede il massimo assoluto di temporali sulle nostre regioni settentrionali, in particolare lungo l’area alpina e prealpina, quando possono scoppiare localmente anche senza "preavviso", o meglio, senza apparente motivazione sinottica.

Anche il resto del Paese soggiace comunque alla sua dose temporalesca stagionale, tuttavia occorre tenere presente che su queste regioni anche l’autunno e l’inverno risultano produttivi, pure se la frequenza dei fenomeni non raggiunge mai quella registrata in estate sulle nostre regioni settentrionali.

Dato poi che l’Italia è molto diversa sotto il profilo geografico, lo è anche sotto quello strettamente meteo locale, intendendo con questo che la varietà dei microclimi italiani genera casistica temporalesca assai variegata. Esiste tuttavia una regola generale che vale per la maggior parte delle zone, intendendo questa volta lo sviluppo di fenomeni che si generano a scala regionale o nazionale.

Nelle giornate estive, non interessate da passaggi frontali, i temporali si sviluppano in prima istanza nel corso delle ore centrali del giorno o in quelle pomeridiane, partendo dalla fascia prealpina per poi addentrarsi verso le Alpi (figura in alto). Diversa la situazione lungo la dorsale appenninica, dove i primi focolai temporaleschi partono lungo i massicci spartiacque per poi spingersi verso il Preappennino e talora anche verso le pianure o le linee di costa, guidati dalle correnti in quota. 

Giungiamo così alle ore serali, quando i temporali generatisi nel pomeriggio sui monti, riescono a raggiungere anche le pianure, in particolar modo la fascia pedemontana. Se le condizioni della colonna d’aria lo permettono l’attività convettiva può proseguire anche durante la notte, in questo caso concentrandosi sulle pianure più vaste, come quella Padana.

E l’alba? Spesso si dice che i temporali sono rari all’alba. Chi vive lungo le zone costiere (figura qui a fianco) ben sa invece che quelle della tarda nottata sono le ore più propense ai temporali marittimi quelli che a volte, se le correnti portanti alle quote superiori lo consentono, possono raggiungere anche le coste per poi spegnersi al mattino, lasciando in mare aperto figure nuvolose sfrangiate in fase di dissolvimento.

Questo perchè, sempre in caso di aria instabile, il mare fornisce umidità e ulteriore spinta verticale notturna necessaria per generare questi fenomeni, spinta che viene meno con il giorno, quando il "ciclo" riparte dalle nostre montagne tentando di ripetere l’exploit del giorno precedente. Fin che l’estate glielo consentirà.

Autore : Luca Angelini