00:00 22 Agosto 2013

Previsioni stagionali: il significato di guardare sempre più lontano

Pur essendo il cavallo di battaglia, il margine futuro di progresso di meteorologia e climatologia, in realtà le previsioni stagionali non hanno ancora basi scientifiche matematicamente accettabili per essere considerate infallibili. Forniscono comunque linee di tendenza complessivamente soddisfacenti.

"L’anno senza estate", "Il prossimo inverno avremo nevicate da record", "A Ferragosto ci sarà la classica rottura stagionale"… Frasi come queste se ne sentono e se ne leggono un po’ dappertutto e una parte dell’opinione pubblica si è fatta l’idea che il meteorologo abbia gli strumenti adatti per fare simili affermazioni. In realtà alcuni studi, tuttora in corso e in via di approfondimento, hanno introdotto nell’analisi climatologica a grande scala alcuni collegamenti tra diversi comparti climatici del globo.

Si tratta degli indici teleconnettivi. Tra questi menzioniamo ad esempio quelli descrittivi come la NAO (differenza della pressione atmosferica alle diverse latitudini atlantiche) o quelli predittivi come l’ENSO (fenomeno che comprende il Nino e la Nina). Alcune anomalie cicliche di queste connessioni a distanza nella circolazione atmosferica aiutano a prevedere periodi di pioggia o di siccità su determinati settori continentali con un largo anticipo. Tuttavia siamo ben lontani dal capire con certezza assoluta l’andamento climatico di un’intera stagione.

Perché è ancora così difficile prevedere il tempo per una scadenza così lunga? Tutto si rifà sempre ai dati iniziali, ossia alle misurazioni del tempo che fa. La matematica, la fisica e la potenza dei calcolatori riescono ad amalgamare le varie leggi dell’atmosfera giugnendo ad una soluzione che poi viene elaborata sotto forma di mappa: ecco fatto il nostro modello, la nostra carta prevista.

Il compito del meteorologo è quello di analizzare e interpretare queste carte, utilizzando le sue conoscenze fisico-geografiche, le osservazioni dai satelliti e dai radar, la memoria di situazioni analoghe verificatesi nel passato e un pizzico d’intuito. Si ma qui ci troviamo dinnanzi a prognosi che non superano i tre giorni, condotta con l’ausilio dei modelli deterministici. E tali responsi a volte possono a loro volta essere affetti da errori.

Poiché l’atmosfera è un sistema caotico, questi piccoli errori si propagano e si amplificano nel tempo in maniera esponenziale. Ad esempio, una piccolissima (e inevitabile) approssimazione fatta su un calcolo di una carta centrata per la giornata di oggi può portare a condizioni meteorologiche completamente opposte tra 7-10 giorni. A questo scopo si utilizzano i modelli probabilistici.

Pensate cosa potrebbe avvenire nell’arco di 90 giorni (la durata di una stagione); oltre al tempo e alle risorse necessarie per svolgere tutti i calcoli (ci vorrebbero settimane intere per portarli a termine), risulterebbe per buona parte inattendibile una qualunque forma di previsione. E allora come risolvere la questione? Dovremmo affidarci ai cari e vecchi proverbi?

Noi abbiamo cercato di ovviare utilizzando un nuovo complesso modello sperimentale che basa i suoi algoritmi sull’importante interazione tra oceani, terra emerse ed atmosfera. L’affidabilità del modello, e delle relative proiezioni stagionali, sta crescendo progressivamente, e risulta un importante strumento da affiancare allo studio statistico delle teleconnessioni. 

Insomma è grazie a questi strumenti che possiamo guardare sempre più avanti, pur sempre con la consapevolezza che questa materia non beneficerà mai della matematica certezza.

Autore : Luca Angelini