00:00 13 Dicembre 2012

Perché quando l’aria è asciutta è più facile che nevichi anche in pianura?

Aria tersa il giorno prima, la neve il giorno dopo: non è un caso e il processo ha anche una semplice ma efficace spiegazione.

 Quando in inverno sulle nostre città inizia a tirare la classica “aria di neve”, solitamente si respira il profumo della neve che quest’aria porta con sé da luoghi lontani. Le estese superfici innevate delle regioni polari o delle steppe continentali imbiancate dall’inverno, producono vasti blocchi di aria molto fredda. Nell’aria fredda l’evaporazione è minima, oltretutto l’aria fredda può contenere poca umidità rispetto a quella mite.

Quando si mette in moto verso di noi ecco che sopraggiunge tagliente ma asciutta. Se aria più mite e umida viene a scorrere al di sopra di questo pesante macigno di aria fredda, ecco che si generano precipitazioni. Trattandosi di aria polare, facilmente l’intera colonna d’aria sarà al di sotto dello zero, pertanto di sicuro arriverà la neve.
 
Capita però che al suolo la temperatura non raggiunga lo zero ma si fermi qualche grado al di sopra, 3-4°C. Ebbene cosa ci dovremo aspettare, pioggia o neve? Il metodo più semplice per saperlo è accertarsi dell’umidità relativa. Più l’aria è secca e maggiori saranno le probabilità che la neve arrivi fino a suolo. Anche con temperature superiori allo zero? Esattamente.
 
Il meccanismo è semplice: il fiocchi in caduta, entrando in ambiente progressivamente vicino allo zero, tendono a trasformarsi, per poi iniziare a fondere. Questa transizione di fase però richiede energia, la quale viene attinta dall’aria che i fiocchi attraversano. In caso di aria secca questo processo necessita di molta energia per completarsi, energia che viene attinta dall’ambiente circostante. Ecco che la temperature degli strati attraversati dai fiocchi iniziano quindi a calare.
 
E’ come se l’isoterma degli zero gradi seguisse i fiocchi nella loro caduta verso il suolo, fino ad un livello ben preciso. Quale? Per conoscere di quanti gradi scenderà la temperatura dell’aria e quindi di quante centinaia di metri la neve verso il suolo dovremmo scomodare la temperatura di bulbo umido. Sarà proprio lo zero gradi di bulbo umido che corrisponderà al livello al quale i fiocchi arriveranno senza fondere.
 
IIn via empirica, e in medie condizioni, lo zero termico può scendere fino a 400-500 metri durante la precipitazione per raggiungere lo zero di bulbo umido. Attenzione però: abbiamo detto all’inizio che le precipitazioni venivano originate da un sovra-scorrimento più mite e umido. Ebbene, quando quest’aria mite e soprattutto umida avrà eroso dall’alto il cuscino freddo e secco la forbice tra la temperatura dell’aria e quella di bulbo umido si riduce sempre più, perche i nostri fiocchi avranno progressivamente più energia a disposizione per fondere e l’aria non verrà più raffreddata da quel processo.
 
Questo solitamente il momento in cui al suolo la nostra bella neve si trasforma nella più comune pioggia. Un peccato per chi ama la neve, che deve però già ringraziare l’aria secca preesistente per la… gradita concessione.
 
 

Autore : Luca Angelini