00:00 27 Marzo 2012

Pacifico fresco e Atlantico caldo, ecco uno dei pilastri della grande alta pressione

La Nina sempre attiva sul Pacifico e l'AMO tornata positiva in Atlantico stanno manipolando l'intera circolazione a livello emisferico con la fetta anticiclonica dell'onda quasi stazionaria che va a ricoprire al comparto europeo centro-occidentale.

 Già in altri approfondimenti avevamo analizzato le possibili cause che ormai da oltre un anno stanno gonfiano a dismisura il grande anticiclone atlantico. Qualche anno fa, sotto l’egida dell’alta nord-africana, avevamo dato per disperso quello che oggi invece è un vero mostro, ovvero l’alta pressione delle Azzorre. 

Fortunatamente meno cattivo, ma sostanzialmente dagli effetti meteo-climatici simili, il ramo atlantico della cella anticiclonica subtropicale, già di per sè avanzata verso la fascia temperata di alcuni gradi di latitudine rispetto agli scorsi decenni, può contare anche su sostanziose spinte dinamiche derivanti dagli oceani.

Da una parte ritroviamo un oceano Pacifico più freddo della norma nel punto nevralgico contemplato dal ciclo dell’ENSO. In altre parole siamo dinnanzi ad un fenomeno di Nina che, seppur moderato (e tendente in previsione al neutro), insiste da diversi mesi, un po’ come la nostra alta pressione. Semplice coincidenza? Non proprio.

Orbene l’incidenza della Corrente a Getto in uscita dal continente nord-americano risente notevolmente di questo fenomeno che, a livello atmosferico, si traduce in un sbalzo di pressione proiettato verso il medio Atlantico. Qui poi abbiamo la testata d’angolo del fenomeno: l’indice AMO.

Si tratta di un indice che descrive l’anomalia delle temperature atlantiche. Queste ultime, dopo aver accennato ad un lieve calo tra novembre 2011 e gennaio 2012, ha ora ripreso a salire, riportandosi velocemente sopra media. Siamo dunque tornati in condizioni di AMO positiva.

Ora, considerando anche le rilevazioni statistiche legate a tale indice, ma soprattutto alle caratteristiche fisiche delle masse d’aria che sorvolano tale anomalia (più calde e quindi di spessore maggiore),  possiamo ben dire di aver fatto bingo. La radice anticiclonica nata in uscita dal nord America per via della Nina può ora amplificarsi e proiettare il suo asse possente proprio in direzione dell’Europa centro-occidenale.

Per di più il settore orientale del continente europeo fa rilevare ancora suoli piuttosto freddi in virtù dei postumi della copertura nevosa legata al gelo siberiano di febbraio. Ergo l’alta pressione non riesce ad espandersi verso levante e rimane incastrata proprio sul Mediterraneo e sull’Europa centro-occidentale, Italia compresa. Un’onda quasi stazionaria, davvero difficile da smantellare anche perchè, semmai venisse smantellata, non farebbe alcuna fatica a risbocciare nuova di zecca.

Va da sè che una tale configurazione necessita senz’altro di tempi lunghi per risolversi e trovare un nuovo equilibrio. Pensiamo dunque che la siccità che affligge alcune regioni dell’Italia non possa trovare adeguata compensazione nelle piogge primaverili. Questo anche per via della reiterata fase secca che ha anche negato le piogge autunnali.

Va anche osservato che in queste condizioni l’unica via per avere precipitazioni per lo meno "tonificanti" sarà quella temporalesca, sempre che non si tratti della classica pezza peggiore del buco…

Autore : Luca Angelini