00:00 4 Ottobre 2013

Le alluvioni di oggi e di ieri: è davvero sempre tutta colpa dei cambiamenti climatici?

Spesso le conseguenze di fenomeni intensi vengono addebitati alle risultanze dei cambiamenti climatici senza analizzare il dettaglio sinottico che li ha originati e che racchiude le vere cause. Cerchiamo di andare oltre i luoghi comuni.

 Paradossalmente lo si sente per la maggior parte dalla bocca dei non esperti in materia: "La grandinata su Bari?, il nubifragio di Roma? L’alluvione di La Spezia? E’ tutta colpa dei cambiamenti climatici". Gli studi di statistica evidenziano effettivamente una casistica di fenomeni violenti a livello globale in aumento degli ultimi anni. Ma la causa non è legata direttamente al riscaldamento del clima degli ultimi anni, bensì soprattutto all’esponenziale sviluppo che negli ultimi anni hanno avuto le telecomunicazioni e alla sempre maggiore capillarità della rete globale. Le due curve infatti collimano se messe a paragone.

La notizia, le immagini, i video di un evento violento dal luogo di origine possono arrivare nelle nostre case nel giro di mezz’ora, perfino se avvengono dall’altra parte del mondo. Pensate che negli anni ’80 fosse possibile acquisire in tempo reale a casa propria le immagini di un tornado in atto sul Lago Michigan in America? O di una nevicata a Pechino? Pensate fosse possibile negli anni ’70 vedere in diretta sul proprio PC le drammatiche immagini della disastrosa alluvione che causò oltre 40 morti a Genova? E che ne dite dell’alluvione di Firenze negli anni ’60 (oltre 30 morti), quello del Polesine degli anni ’50 (oltre 80 morti)? 

Nel tempo attuale invece il toccante video di Monterosso alle Cinque Terre (che vi proponiamo in questa sede) è entrato nelle nostre case quasi in tempo reale grazie a Youtube. Oggi si possono osservare gli effetti degli uragani caraibici per mezzo di webcam che riproducono addirittura h24 il filmato in tempo reale, così come i Blizzard invernali che investono il centro di New York. Abbiamo le webcam più alte d’Europa sulla cima del Monte Rosa, grazie alle quali possiamo addentrarci nelle bufere in diretta nel vento.

Tutto questo non solo dà l’impressione di un clima che propone sempre più di frequente eventi violenti ma lo rileva anche dal punto di vista statistico, data l’enorme mole di dati che può affluire nei database.

Ora, dopo i disastri annunciati e non che si accompagnano ad ogni evento parossistico, non per forza di cose estremo, si parla subito di clima e non si tiene conto delle cause sinottiche che hanno dato vita all’evento, cause già note ai meteorologi che basano la loro esperienza proprio sulla memoria statistica degli eventi del passato. Un passato non poi così diverso dalla realtà attuale. Ora invece si trova il capro espiatorio: il riscaldamento globale. E il discorso si chiude così, ermeticamente, magari facendo una (virtuale) bella figura davanti a chi ci ascolta e che ne sa ancora meno.

Poi si ricomincia senza cambiare nulla…

Autore : Luca Angelini