00:00 3 Settembre 2012

Il maltempo che arriva dalla Scandinavia: casualità o nuova tendenza?

Prendiamo spunto dall'attuale fase di rottura stagionale per trarre alcune importanti considerazioni.

 Quando si parla di cambiamenti climatici spesso si riduce il tutto alla considerazione che piove meno di una volta e che fa più caldo di una volta. Andando al di là delle sensazioni umane, anche le rilevazioni strumentali riferite al nostro Paese confermano questo andamento. Ma quali sono i motivi di quello che, in definitiva, è il risultato finale dei mutamenti del clima fino ad oggi?

Essenzialmente l’allontanamento del fresco e piovoso flusso atlantico verso più alte latitudini. Le perturbazioni che fino agli anni ’80 entravano anche di prepotenza sul bacino del Mediterraneo, puntano ora maggiormente verso le isole Britanniche e l’Europa centro-settentrionale. E allora come fa a piovere sull’Italia?

Evidentemente la natura ha escogitato altri meccanismi. Quello della ciclogenesi mediterranea (nascita e sviluppo di centri di bassa pressione) con innesco meridiano è una di queste vie, probabilmente la più importante. Schematicamente le correnti perturbate che ondulano alle medio-alte latitudini tendono spesso a staccare vortici di bassa pressione che poi giungono direttamente dai quadranti settentrionali sul nostro Paese. 

Ecco che le grandi depressioni che trovano ottimo terreno di insediamento sulle Isole Britanniche e sulla penisola Scandinava, riescono ad allungare saccature proprio verso il Mediterraneo centrale e l’Italia. I contrasti con le più tiepide acque del Mediterraneo, e la complessa orografia che circonda il Mare Nostrum,  facilitano poi la ciclogenesi e quindi la nascita di precipitazioni.

Queste ultime risultano nell’arco dell’anno meno abbondanti di quelle recate dalle perturbazioni atlantiche, ma più concentrate in brevi periodi di tempo. In altre parole: piove meno ma piove tutto insieme e inoltre si passa da masse d’aria africane a masse d’aria scandinave, quindi repentinamente dal caldo al freddo. E’ quella che viene chiamata "estremizzazione" del clima.

Autore : Luca Angelini