00:00 10 Gennaio 2001

Mondo di ghiaccio

Un appassionante racconto meteorologico di ghiaccio e neve, che risveglierà in molti di voi piacevoli emozioni

Erano le otto del mattino. Il bagliore dell’alba filtrava attraverso la finestra del bagno e lei si alzò pigramente, il corpo percorso da un brivido improvviso mentre si recava in cucina a preparare il caffè. Doveva essere ben freddo fuori… Sollevò la persiana e una luce lattiginosa le colpì gli occhi. Osservò i soliti tetti imbiancati delle case di fronte e il canale ghiacciato.

Il termometro segnava -18 (non male per la metà di novembre, pensò). Almeno quel freddo, nella sua vecchia casa al centro di Venezia così difficile da riscaldare, la aiutava a risvegliare i sensi.
Le venne in mente quand’era bambina, all’inizio del secolo, quando d’inverno la neve si vedeva solo una o due volte l’anno, e spariva subito come per incanto. Eppure sua nonna le raccontava che anni addietro gli inverni erano piuttosto duri, e spesso gelava da novembre a marzo quasi senza interruzione.

Lei era convinta che la nonna esagerasse, che si divertisse a suggestionarla creando storie di Natali innevati e paesaggi fiabeschi, perché tutto quello che ricordava degli inverni della sua infanzia erano interminabili giornate grigie e umide, e un brivido indescrivibile quelle rare volte che dal cielo scendevano dei fiocchi bianchi, subito sostituiti dalla pioggia.

Preparato il caffè, accese la radio per sentire il notiziario del mattino ed ebbe un sussulto quando sentì il segnale dell’Allarme Neve: quell’avvertimento veniva emesso solo in occasione di intense bufere (l’ultima, le sembrava di ricordare, si era verificata a fine marzo) e questo significava di solito un blocco pressochè totale di tutte le attività umane: ci si poteva aspettare anche un metro di neve in poche ore, e non era piacevole trovarsi fuori casa in simili condizioni. Purtroppo le notizie meteo della radio non erano mai molto precise, quindi si collegò rapidamente ad Internet per cercare conferme su MeteoLive.

Accidenti, com’era lento a caricare… Ecco qua! Venerdì 15 novembre 2030: “ATTESE VIOLENTE BUFERE DI NEVE SU TUTTO IL NORD ITALIA. Una depressione in rapida formazione sul Golfo di Genova sta creando le condizioni per intense precipitazioni nevose con apporti superiori a 60-70 centimetri entro stasera. Temperature massime inferiori a -10 anche in pianura…”Basta così, era ora di prepararsi.
Sorseggiò il suo preziosissimo caffè (preziosissimo davvero: le piantagioni di caffè erano ormai state decimate dalle frequenti gelate, e il prezzo degli aromatici chicchi era alle stelle) e si vestì meccanicamente.

Per fortuna non lavorava lontanissimo da casa: anche con le difficoltà causate da ghiaccio e neve non ci metteva più di mezz’ora per arrivare in ufficio. Alcuni suoi amici erano meno fortunati, e dovevano recarsi ogni mattina in terraferma affrontando a volte viaggi di ore in caso di cattivo tempo. Un’ amica le raccontò che, quattro o cinque anni prima, il vaporetto su cui si trovava restò bloccato dal ghiaccio quasi in mezzo alla laguna, una sera in cui il termometro era sceso improvvisamente fino a -30.

Ci avevano messo un’ora per venire a salvarli in elicottero, ed avevano rischiato tutti l’assideramento. Da allora i vaporetti, muniti di rompighiaccio, vennero lasciati passare solo sui canali principali, mentre il resto della laguna, ghiacciato di norma da novembre ad aprile, fu interdetto alla navigazione.
Appena uscita di casa, uno sbuffo gelido le colpì il viso: la bora aveva cominciato a soffiare, e osservando il cielo ormai quasi coperto calcolò che i primi fiocchi sarebbero dovuti scendere al massimo entro un paio d’ore.

Tutto sommato si divertiva a camminare con i moonboot, si stava caldi e si andava dappertutto…Poteva anche saltare su qualche canale ghiacciato e prendere una scorciatoia.
Si fermò un attimo al panificio (almeno il pane non costava poi così tanto: da qualche anno il Sahara, diventato abbastanza piovoso, era stato trasformato nel granaio del mondo) e si diresse verso San Marco.

La Piazza si aprì davanti ai suoi occhi, tutta scintillante di ghiaccio e neve con lo sfondo del Bacino ricoperto di una poltiglia gelata attraverso la quale avanzavano lente delle imbarcazioni.
Certo che quello che era successo negli ultimi decenni era davvero straordinario…Gli inverni all’inizio del secolo erano stati molto tiepidi a latitudini medie, mentre i Poli venivano sempre più spesso investiti da nevicate spaventose…

Nell’inverno 2010, cessata del tutto la Corrente del Golfo, l’Atlantico Settentrionale gelò improvvisamente fino a circondare l’Islanda e da allora il ghiaccio avanzò sempre più a sud ogni inverno: adesso lambiva le coste settentrionali della Scozia e imprigionava tutta la costa norvegese. E quei poveri pescatori, costretti a passare settimane su “piattaforme pescherecce” in mezzo all’oceano per catturare i loro preziosi merluzzi…Ma questo era niente, in confronto allo stravolgimento nella vegetazione e all’annientamento di colture tradizionali… Le piante subtropicali che crescevano in molti giardini e parchi inglesi vennero spazzate via nell’arco di un paio di stagioni, mentre nemmeno la robustissima segale riusciva più a maturare a nord del 50° parallelo.

In Italia, l’ultima vendemmia ebbe luogo nel 2014, e da quella data sparirono anche tutti gli agrumeti calabresi e siciliani, e rimaneva solo qualche ulivo nelle zone costiere della Sicilia meridionale. Per non parlare degli insediamenti umani: innumerevoli paesi dell’Appennino, sepolti da metri e metri di neve per almeno 7-8 mesi l’anno, furono rapidamente abbandonati ed adesso offrivano ai rari turisti, durante le brevi estati, uno spettrale paesaggio da ghost town all’italiana…

Le Alpi se la passavano meglio, anche se le temperature spesso estreme provocavano enormi problemi alla vita quotidiana… Senza contare che solo dei pazzi potrebbero andare a sciare a -50, ma magari esistono anche quelli lì… Proprio l’altro giorno aveva letto sul giornale che un signore di 90 anni di nome Giorgio, dopo aver scavato un buco nel ghiaccio che imprigionava la costa davanti a Rimini, ci si era tuffato contento, giurando che faceva bene alla salute… In effetti, pensava, tutto sta ad abituarsi.

Adesso era ormai quasi arrivata, e si accorse che dal cielo scendevano già dei fiocchi sottili, mentre il vento aumentava rapidamente d’intensità… Meglio mettersi al riparo, prima dell’arrivo della bufera.
Era seduta alla sua scrivania da quindici minuti, quando gettando un’occhiata distratta alla finestra vide quello che si poteva descrivere come un muro bianco, se non fosse stato per il turbinare di fittissimi fiocchi di neve che scendevano orizzontalmente. Questa sarà bella forte, pensò.

A fine giornata, quando il precoce crepuscolo novembrino cominciava a rendere indistinto il mondo bianco esterno, uscì dall’ufficio e si ritrovò nella città sepolta da almeno settanta centimetri di neve polverosa, che un esercito di spalatori stava febbrilmente rimuovendo dalle vie di passaggio principali.. La neve spalata, ammucchiata al centro di campi e campielli, raggiungeva altezze vertiginose e lei, guardando il cielo ancora velato, scorse il pallido disco lunare, che illuminava debolmente il paesaggio candido.

Si affrettò verso casa, infilandosi a zig zag nelle calli dove la neve era stata già sgombrata, e allungò il percorso consueto di soli 15 minuti.
La casa era una ghiacciaia, e accese subito la stufa elettrica per scaldare almeno la cucina. Pensò alla cena, che anche quella sera non offriva grandi novità… Patate, un pò di carne, qualche carota insipida.

Meno male che negli ultimi anni si erano rivisti nei negozi alcuni tipi di frutta e verdura, anche se ancora a prezi proibitivi. Subito dopo l’avvento del gelo, praticamente tutte le coltivazioni a cielo aperto erano state sterminate, ma dopo qualche anno la costruzione di immense serre in tutta Europa aveva consentito di far crescere sotto protezione persino alberi da frutto, con grande gioia dei bambini che potevano assaporare quegli strani frutti dolci e colorati e ridurre finalmente la razione di vitamine.

Si sedette a mangiare sul divano e accese la televisione. Su Rai Uno stava per terminare il quiz di Amadeus e di lì a poco cominciò il telegiornale… Com’era prevedibile, tutto il nord era rimasto bloccato dalla neve, città e trasporti in tilt. Per fortuna avevano da poco spostato le previsioni del tempo in prima serata, dopo che per decenni erano state relegate al pomeriggio. Ecco cosa sarebbe successo il giorno dopo: tregua al nord, ma con temperature in discesa fino a -25 in pianura, e spostamento delle bufere al centro-sud.

Chissà che confusione si preparava a Roma e Napoli, dove bastavano appena trenta centimetri per paralizzare tutto! Ed ecco comparire la sorridente Pepi Franzelin con l’annuncio dei programmi della serata (certa gente non ne vuole proprio sapere di andare in pensione). “Per la serie ‘ I Classici del Venerdì, va ora in onda il film ‘Mediterraneo’.” Mamma mia com’erano messi da quelle parti il secolo scorso… Pini marittimi, fichi d’india… Adesso quelle isole sono ricoperte d’erica e di boscaglie d’abeti!

Il film le faceva provare una sensazione strana, una specie di nostalgia per quei posti che lei non aveva mai visto in quelle condizioni, un languore indefinibile che si avverte per le grandi occasioni perdute… Decise di spegnere la televisione e di infilarsi a letto con qualcosa da leggere. Prese l’ultimo numero di Novella 3000.. “Servizio esclusivo: Maria Grazia Cucinotta ci accoglie nel suo chalet invernale sui Castelli Romani”.
Lasciamo perdere, meglio mettersi a dormire…
Autore : Fabs (dal nostro forum)