00:00 19 Aprile 2002

Esclusivo: viaggio a Novosibirsk

Breve resoconto del mio ultimo viaggio in Siberia (dic-gen 2000-2001)

Alla vigilia del mio prossimo viaggio a Novosibirsk desidero raccontarvi la meravigliosa esperienza fatta giusto un anno orsono negli stessi luoghi.

Avevo già avuto visitato la regione della Siberia meridionale l’estate precedente quando mi ero spinto sino alle pendici delle montagne dell’Altaj, una catena importante che ha il suo culmine nel monte Belucha, ai confini fra Russia e Mongolia.

La natura da me ammirata in quei luoghi mi aveva affascinato, ma le intense emozioni estive non avevano fatto altro che accendere il mio desiderio di rivedere quegli stessi luoghi nel pieno dell’inverno. Il 25 dicembre 2000 dunque giungo a Novosibirsk con una temperatura dell’aria di circa 20 gradi sotto lo zero, pochino per soddisfare le mie aspettative.

La città in compenso è letteralmente sepolta da oltre due metri di neve caduta nei mesi precedenti e devo dire che vedere una città di oltre due milioni di abitanti con una superficie tre volte maggiore di quella di Milano in queste condizioni è decisamente entusiasmante.

Nei primi giorni della mia permanenza in città la temperatura si mantiene costantemente intorno ai 15 gradi sotto lo zero, ma data la scarsissima umidità dell’aria pare molto più caldo tanto che si può tranquillamente passeggiare con la giacca aperta e senza indossare il colbacco di pelliccia. Ma il bello sta solo per arrivare.

La sera del 29 partiamo con amici in autobus per una località di villeggiatura situata nei pressi di una piccola catena montuosa, Gornoshorie.

Là, ci assicurano, la neve già caduta è davvero tantissima, molta di più che in città, ma come immaginare lo spettacolo che avremmo ammirato di lì a breve? Il freddo nel frattempo in città si fa prima meno intenso sino a sfiorare gli zero gradi e poi, improvvisamente (in Siberia la temperatura può scendere di 20 gradi in meno di 12 ore!) la colonnina di mercurio precipita oltre i 25 gradi sotto lo zero. Dopo un viaggio lungo e scomodo raggiungiamo dunque la nostra destinazione. Lo shock è davvero grande. Intorno a noi si trovano sparse in un raggio di poche centinaia di metri diversi edifici in legno di due piani completamente sepolti dalla neve.

Muraglie di neve alte molte volte un uomo si ergono all’intorno, per raggiungere l’ingresso dell’edificio dove si trovano i nostri alloggi siamo costretti a trascinarci le valigie per un tratto di oltre 100 metri con la neve fresca sino alla pancia. Il giorno arriva tardi alla fine di dicembre in Siberia, non prima delle 9.00, 9.30. Dopo una lauta colazione a base di kasha (una sorta di polentina di cereali) condita con l’immancabile panna acida decidiamo di fare una breve escursione al vicino villaggio di minatori, situato ad una decina di chilometri di distanza.

Le case sono del tutto sepolte dalla neve (vedi foto allegata) con uno stretto sentiero scavato per raggiungere la porta dell’abitazione che si apre verso l’interno.

Trascorsa una settimana a Gornoshorie con temperature che tendono progressivamente a scendere dagli iniziali 15-20 gradi ai 30 e oltre della notte di capodanno e della giornata successiva ci accomodiamo su un minibus che dovrebbe condurci a Novokuzneck, la città più vicina da cui poi prenderemo un treno per rientrare a Novosibirsk. I mezzi su ruota infatti non partono più a causa del grande gelo che da alcuni giorni ha stretto in una morsa terrificante tutta la regione con temperature intorno ai 40 gradi sotto lo zero. Dopo tre ore seduti immobili in autobus dove la temperatura interna si mantiene intorno ai 15 gradi sotto lo zero raggiungiamo Novokuzneck. I piedi sono ormai dei blocchi di ghiaccio nonostante i Sorel canadesi che dovrebbero tenere i – 40° e tutto il resto del corpo è intorpidito ed anela una bevanda bollente.

Non appena mettiamo il naso fuori dall’autobus (dai finestrini ricoperti da una strato di alcuni cm di ghiaccio non si vede nulla) ci accorgiamo che la città si trova immersa in una strana nebbia che mai avrei immaginato di trovare in Russia a queste temperature, una nebbia gelata. Il tabellone della stazione segna – 45°C! Ci rifugiamo rapidamente nell’ampio e accogliente edificio della stazione dove ci complimentiamo a vicenda per essere sopravvissuti all’attraversamento di quei 200 metri all’aria aperta che dividevano l’autobus dalla stazione stessa e finalmente saliamo in treno. Poco prima di partire abbiamo il tempo di riuscire per andare a prendere qualcosa di caldo in un locale dove la radio sta trasmettendo le ultime notizie.

Il bollettino parla di -50 gradi a Tomsk e – 57 a Kemerovo nei pressi della quale passa il percorso del nostro treno. Quella notte in effetti un tabellone in una stazione di provincia segna esattamente – 50° mentre la mattina a Novosibirsk il clima è sorprendentemente caldo, solo – 39°!

Questa è stata la mia prima conoscenza con l’inverno, quello vero, quello russo che ha paragoni solo nel grande nord canadese. Fra qualche giorno forse vi racconterò la prossima…
Autore : Andrea Croccolo