00:00 19 Maggio 2010

METEOLIVE ANNIVERSARI: dall’alluvione al tripudio, che sofferenza per diventare CAMPIONI DEL MONDO

Cronaca di una serata indimenticabile vissuta tra San Candido e Berlino.

Decisi a maggio che ai primi di luglio sarei partito per l’Alto Adige, mia terra d’adozione, per godermi un periodo di riposo in compagnia della moglie. Avevo certamente tenuto in considerazione il fatto che ci sarebbe stata la finale del Mondiale ma mai più avrei pensato che a Berlino ci sarebbe stata proprio l’Italia a contendersi la coppa con i cugini francesi. Ho subito pensato: "se dovessimo vincere da quelle parti sarà comunque un mortorio, speriamo che almeno festeggi qualche turista", invece ecco che cominciano le sorprese: Il "freddo" Alto Adige spolvera un tifo patriottico degno delle grandi piazze italiane. A San Candido, Innichen, Alta Pusteria, c’è tanto di grande schermo in paese, non mancano i fumogeni, tutti i biondissimi ragazzini locali indossano la maglia azzurra anche se curiosamente parlano tedesco, o meglio si esprimono in quel simpatico dialetto pusterese che tanto gli assomiglia. Cosa ancor più divertente: se ti rivolgi a loro in italiano cambiano lingua con una facilità che mette persino invidia. Già dal pomeriggio in paese la tensione è palpabile. Io svesto i panni del meteorologo serio e compassato per vestire quelli del tifoso e con tanto di moglie al seguito mi faccio tutto la passeggiata (pianeggiante) da Versciaco a San Candido indossando una maglietta azzurra nuova di zecca (comprata dagli ambulanti a Milano), mia moglie porta con sè anche una curiosa trombetta da stadio e tutti ci salutano, ci si incoraggia a vicenda, a pugno chiuso, quasi dovessimo scendere in campo insieme agli azzurri. La giornata è fin troppo calda e afosa anche per la vallata, i pochi cumuli che si sono formati nelle ore centrali del giorno, alle 17 sembrano lasciare il posto al sereno. E naturalmente faccio notare a mia moglie, manco fossi Cannavaro nella pubblicità dei salami: "e con il tempo stiamo a posto". Mentre ci apprestiamo a prendere posto in piazza vedo però verso nord qualcosa che ad un comune mortale passerebbe certamente inosservato per tutta la vita: emerge dalla cima della montagna un ciuffo bianco, segnale che tecnicamente si definisce FIBRILLAZIONE, a seguito di questo fenomeno comincia il ghiacciamento della nube cumuliforme che si trova nelle immediate vicinanze e il rischio di temporale aumenta sensibilmente. Si, mi chiedo, ma dove sarà? Visto che non la vedo sta nube? Bastano pochi minuti e arriva prepotente, come i mostri della Regina Imika in Jeeg Robot d’Acciaio. Un pensiero negativo: non è che ci parte il satellite e addio finale? Cancello dalla mia mente queste negatività e mi butto nell’atmosfera mondiale: sono tutti felici, parte l’inno di Italia90, mia moglie mi ricorda che i precedenti di questa canzone ai mondiali non sono stati incoraggianti, fingo di non aver sentito. Il tempo passa, il cielo si scurisce: paleso ad una vicina di sedia autoctona che potrebbe piovere e lei dice: "vielleicht" (forse) ed alza le spalle per farmi intendere che è il suo ultimo pensiero. Un minuto dopo però, alle 19, scatta la copertura automatica del parterre con i tendoni. A quel punto lei mi dice: "siamo abituati, con la Germania è andato via quasi tutto il primo tempo ma non ti preoccupare, anche se parte la Rai, lo vediamo sul canale tedesco…" Sorride, anch’io, ora sono più rincuorato. Su San Candido alle 19,10 il temporale comincia proprio mentre la regia inquadra per un istante Marcello Lippi e poi stacca sulle piazze italiane. E’l’ultimo fotogramma fino alle 19.40, perchè una serie di fulmini e la violenza dei rovesci fanno saltare il collegamento. "Meglio -urla qualcuno -così ci risparmiano i commenti di Mazzola". Siamo bagnati fradici nonostante i tendoni perchè l’acqua, portata dal vento, viene trasportata in tutte le direzioni. Nessuno si muove però, San Candido e i suoi turisti sono lì, in quel fazzoletto, in trepidazione. Quasi si trattiene il respiro nella speranza che il collegamento torni e…miracolosamente torna, ecco Napolitano, poi ancora il buio. Niente da fare: si va sulla rete tedesca ed in effetti qui è tutto a posto. La signorina al mio fianco sorride compiaciuta ma poi parte inopinata una smorfia: "noi lo capiamo ma questi telecronisti sono piatti, meglio i nostri italiani" e sottolinea quel "nostri" con una fierezza quasi commovente. Smette di piovere ma tutto il parterre è allagato. Non importa: conta solo la partita. Un ultimo tuono violento, che non sia serata? Macchè altro pensiero negativo da allontanare. INNI NAZIONALI: cantano tutti, i ragazzini tedeschi conoscono l’inno meglio di me. Un raggio di sole filtra tra le nubi: è il segnale. Poco dopo, torna anche quello della RAI, giusto in tempo per il calcio d’inizio. Ma gli oscuri presagi tornano ad affollare la mia mente quando Zambrotta si fa ammonire, ci fischiano contro un rigore e la palla rimbalza solo di pochi centimetri aldilà della linea. "Non può essere" dice mia moglie e infatti non sarà così. Il pareggio di Materazzi è una liberazione, lo sarà ancora di più il gol di TONI annullato. Solo dopo 30 secondi di tripudio infatti ci si accorgerà che il punteggio è ancora sull’1-1. I supplementari sono drammatici, il gesto di Zidane indigna la platea. Si va ai rigori, non riesco a guardare, ne ho guardati troppi, ne ho visti perdere troppi, anche da juventino, e proprio non ce la faccio. Sbaglia DAVID TREZEGUET e vacilla tutta la struttura. Ecco il rigore di GROSSO, guarda caso, proprio un omonimo e qui sgombro il campo dalla notizia che ho letto su un quotidiano che io e Fabio saremmo parenti, non è affatto così. Un attimo di silenzio, poi un boato interminabile, abbracci con persone mai viste, scene di giubilo infinite, sono tutti commossi, io bacio la vicina, che poi di sua sponte si affretta a baciare mia moglie, nel caso avesse frainteso. Il resto è grande festa in tutto il paese: il cielo si è fatto sereno. Percorriamo la strada per Versciaco in macchina e improvvisamente tutto svanisce, la frazione di San Candido è già avvolta nel mantello nero della notte: "le feste si fanno in piazza" mi confida l’albergatore, qui tra i boschi si apprezza volentieri il silenzio". Ha ragione: così abbiamo il tempo di realizzare che siamo veramente diventati campioni del mondo, che serata straordinaria!

Autore : Alessio Grosso