00:00 12 Gennaio 2010

I Romani e la neve…

Ecco uno spaccato, tanto ironico quanto fedele, del cittadino romano di fronte alla neve. Fuori e dentro la propria città.

Sarà perché sta diventando merce sempre più rara, sarà pure per qualche altro ignoto motivo, fatto sta che il rapporto tra il cittadino romano e la neve, nel corso degli ultimi anni, è andato via via stringendosi. Ma con tutte le eccezioni e le limitazioni del caso.

E, difatti, c’è ancora chi proprio non la sopporta, questa neve… Retaggio culturale o non si sa bene cos’altro, tant’è: a Roma la neve non è per tutti cosa gradita. Alcuni la detestano, come fosse un’allergia che si coglie a pelle, forse perché risulta spontaneo l’accostamento a quel gelido 1985 che provocò danni a josa, incidenti stradali, paralisi cittadina e quant’altro. Mah, fortuna che sono in pochi a pensarla così…

Dici “neve” e scopri però che c’è pure chi la ama all’inverosimile: in più sono bambini, che di neve ne hanno soltanto sentito parlare da chi ha qualche anno in più: genitori, nonni e maestri narrano di episodi lontani, che il tono fiabesco scandisce in un’atmosfera epica, dal sapore mistico… E i bambini, immancabilmente, se ne innamorano…

In molti l’hanno vista in tivù, nei cartoons… E quante volte han provato ad alzare gli occhi al cielo per vederla venir giù, senza mai trovare però risposta alcuna, se non in sterili e solite gocce di pioggia…

Chi l’aspetta in città, può trascorrere anni senza vederla. Devi andar fuori, sul Terminillo o ad Ovindoli, per vederla bene; o a Rocca di Papa nei casi più fortunati. Ecco perché, se chiedete ad un bambino romano di disegnarvi la neve, questi darà vita ad un’illustrazione piena di montagne, ignorando nella propria fantasia una Roma fiabescamente ammantata di bianco.

Ma è proprio la reiterata assenza della “Dama” ad aver fatto innamorare molti romani, oramai non più bambini, che dentro coltivano il sogno di una nuova nevicata nella propria città. Del 1985 e del 1986, su Internet, trovi di tutto: foto, pubblicazioni, reportages… Peccato che da allora, tranne timidi e locali tentativi, simili spettacoli non si siano ripetuti. Ed il constatare che è roba di venticinque anni fa… beh, ti fa venire la pelle d’oca…

Così, qualcuno decide di osare. E scopri che non sono in pochi i romani che decidon di comprare o di affittare baite in montagna; Alpi o Appennini fa niente. L’importante è che ci si trovi con lei, la grande assente degli inverni romani, la neve dei grandi sogni, delle grandi speranze e dei grandi ricordi… Il romano che se ne innamora è un romantico senza tempo, una persona con una sensibilità d’animo introvabile, un poeta maledetto trapiantato ai giorni nostri, un sognatore vittima del suo tempo.

C’è poi il romano che vuole immortalarla, questa neve. E allora t’accorgi che se ne va in cerca di spettacoli bianchi da fotografare, sfarfugliando tra Castelluccio e Capracotta, collezionando paesaggi da autentica commozione… Fatto salvo che poi la neve arrivi nella sua città: e allora ne nasce un nuovo romanzo…

Poi ci sono i “pazzi”, quelli che praticano lo sci d’alpinismo, la cui aspirazione è quella di domare le nevi delle vette più alte d’Abruzzo… Sono i romani dalla “doppia vita”, quella della metropoli nei giorni tristi e affollati, e quella dei grandi spazi e dei grandi silenzi nei giorni delle eterne solitudini…

Ma ahimè, per i più, a Roma la neve altro non è che un gioco diverso dagli altri. Un modo per far tendenza, costume e soprattutto divertimento. Sci o tavola che sia, per molti la settimana bianca è diventata d’obbligo, non foss’altro che per sfoderare la nuova tuta firmata o gli scarponi all’avanguardia…

Per questa categoria di persone, la montagna e la sua neve durano sette giorni l’anno, quelli della vacanza bianca, ed assumono tutti i connotati di una pura e semplice palestra all’aria aperta, quando non di una piscina nei meandri del proprio hotel a quattro stelle. E ogni volta si torna nella stessa località. E dopo dieci anni si continua ad ignorare il nome delle montagne che circondano le piste su cui si scia da quando si era bambini.

E ogni volta si maledice il giorno che c’è poca neve, quello in cui ce n’è troppa, quello in cui tira troppo vento, quello in cui nevischia e quello in cui fa troppo freddo…

Queste persone vanno sulla neve per dimagrire, per fare sport, ma più spesso per iniziare l’anno con una tintarella fuori stagione, con l’intento di tornare in ufficio e fare impazzire d’invidia i colleghi rimasti a casa.

E che dire di chi si “imbarca” in gite in auto su strade innevate o peggio ghiacciate, senza l’ausilio di gomme termiche o di catene? Come se la neve fosse l’eterna amica, inoffensiva e accogliente, sempre e comunque, di tutti i romani…

Provare per credere.
Autore : Emanuele Latini