00:00 23 Dicembre 2018

“TSUNAMI”, il pericolo che viene dal mare

Cerchiamo di capire cosa c’è all’origine di queste gigantesche onde che si abbattono con maggiore frequenza sulle coste giapponesi ed indonesiane.

Gli “Tsunami” sono gigantesche onde che si muovono a velocità molto elevata e possono essere originate da terremoti o eruzioni sottomarine. La cosa curiosa è che l’altezza delle onde è inversamente proporzionale alla loro velocità.

Se ci trovassimo in aperto oceano, potremmo essere attraversati da uno Tsunami senza nemmeno accorgercene; lo spazio che tali onde hanno a disposizione in questo caso è molto ampio e la loro velocità è elevatissima. Basti pensare che in poco tempo tali onde possono percorrere migliaia di km, provenendo da terremoti lontanissimi.

Quando arrivano in prossimità delle coste, la loro velocità diminuisce e lo spazio che hanno a disposizione pure. Ne consegue un loro innalzamento che può essere anche di 20-30 metri. Quando si abbattono sul litorale distruggono tutto, con danni gravissimi.

L’arrivo di tali onde è preceduto da una sorta di “risacca”; in pratica sembra che il mare si ritiri a causa dell’azione di richiamo dell’acqua da parte dell’onda anomala. Quando si abbatte sul litorale, non si tratta in verità di un’unica onda, ma di una serie di onde via via crescenti che sommergono tutto.

Il meccanismo di creazione di uno Tsunami può essere duplice: in occasione di un’eruzione sottomarina, la crosta terreste si muove con moto sussultorio. Tale moto viene trasmesso alla massa d’acqua soprastante che si deforma. Essendo un fluido, la deformazione in questione si propaga radialmente dal punto di emissione; in pratica si manifesta un movimento non solo della superficie marina, ma di tutta la massa d’acqua, compresa quella in prossimità del fondale.

 In occasione delle tempeste più violente, ad una profondità superiore a 50 metri circa, l’acqua non risente di turbolenze e risulta calma. In occasione di uno Tsunami la turbolenza arriva anche in profondità, deformando letteralmente il tutto.

Il secondo meccanismo di formazione è un movimento ondulatorio della crosta terrestre in seguito ad un terremoto avvenuto su un continente. L’azione di deformazione, in questo caso, parte dal punto di contatto tra il mare e la placca in movimento propagandosi verso l’esterno; un terremoto a migliaia di km di distanza può generare onde di maremoto velocissime che, attraversando gli oceani, possono abbattersi su coste lontanissime.

Autore : Paolo Bonino