00:00 19 Aprile 2001

ORIZZONTI METEO: L’ARCIPELAGO DI CAPO VERDE

Una manciata di isole vulcaniche, aride e bruciate dal sole. Eppure affascinanti, sempre più visitate dal turismo internazionale. Un arcipelago africano nel cuore, ma portoghese nell'animo, che suona dei ritmi del fado, del sole e del vento.

Lo avevano detto: Capo Verde diventerà famoso. Parole azzeccate, quasi profetiche. Situato a poco più di 500 chilometri al largo delle coste africane del Senegal l’arcipelago è oggi l’ultima frontiera del turismo italiano e internazionale.
Tour operators mobilitati, investimenti a raffica e raddoppio delle presenze in meno di cinque anni non lasciano d’altra parte alcun dubbio.
Il varo nuovo collegamento aereo inaugurato l’anno scorso all’aeroporto di Verona-Villafranca, promette anzi di avvicinare ancor più queste dieci isole sia all’Italia che all’Europa.

Visitate nel 2000 da oltre 60 mila turisti, più di 20 mila dei quali italiani, le isole di Capo Verde mantengono sempre le promesse, ad iniziare dai colori. Un oceano limpido dalle sfumature cangianti si contrappone al giallo-oro delle montagne e delle colline bruciate dal sole.
In un ambiente tormentato da una siccità implacabile (ma dal clima complessivamente privo delle calure insopportabili del vicino Sahara), i capoverdiano hanno tuttavia saputo addomesticare la terra ricavandone paesaggi umani incantevoli, ad iniziare dalle verdi vallate coltivate.

Ecco allora il verde dei palmizi e dei bananeti, l’azzurro ed il rosa delle case costruite in stile portoghese, il bianco e il nero delle spiagge, ora di sabbia, ora di lava.

Non inganni la relativa vicinanza con il continente nero; dall’Africa Capo Verde è distante anni luce. Tutta la cultura dell’arcipelago, dalla lingua all’architettura, è imperniata su cinque secoli presenza portoghese (le isole sono indipendenti dal Portogallo dal 1975).

Retto a malapena dagli aiuti economici internazionali, attorno alla metà degli anni ’80 Capo Verde ha deciso di giocare la carta del turismo con risultati oggi sorprendenti, sui quali pende però l’incognita di una preparazione e di un’offerta infrastrutturale ancora immatura.
Basti pensare che nel ’99 le sole isole di Sal e Boavista hanno ospitato quasi 20 mila italiani. Nel 2000 il numero totale dei visitatori si porterà oltre le 60 mila unità. Sotto la spinta di un simile sviluppo settoriale, il governo capoverdiano ha cercato di agevolare forti investimenti per migliorare le infrastrutture alberghiere, ricettive e sanitarie, se non altro per garantire più sicurezza ai turisti. Anche gli standard qualitativi dell’offerta alberghiera stanno per essere migliorati, fino a raggiungere le cinque stelle.

Di tutte le isole che compongono l’arcipelago, Sal e Boavista sono quelle turisticamente più attrezzate. La prima ha fatto da apripista ai grandi flussi turistici già a partire dalla fine degli anni ’80. La seconda ha iniziato solo cinque anni fa, quando è stato ultimato l’aeroporto. Qui, due dei tre alberghi di Sal Rei, minuscolo paese della costa orientale, sono gestiti da italiani, una presenza che nelle isole si va facendo sempre più massiccia, ad iniziare dai bar e dai ristoranti. Chiunque sbarchi a Boavista capisce d’altra parte molto in fretta il grande potenziale turistico di quest’isola. Palmizi, promontori, verdi vallate, fondali marini cristallini e dune di sabbia sahariana fanno da sfondo ad un paesaggio rotto soltanto da piccoli villaggi simili a presepi.

Ma l’isola più bella e più verde è probabilmente Santo Antão. Si raggiunge in due ore di traghetto dalla vicina São Vicente o in aereo da Sal. I villaggi a nord dell’isola, risplendono ovunque di palme da cocco che precipitano a picco sull’oceano, nascondendo vallate profonde. Qui la gente coltiva papaie, agrumi, banane e granoturco nel sequiero, caffè e canna da zucchero nel regadio (i due tipi di terreno coltivabile). Proprio da quest’ultima coltura si estrae il melasso necessario alla fabbricazione del grogue, il rhum dei capoverdiani.

L’isola più originale è però Fogo. Assomiglia ad un enorme edificio vulcanico che sorge dalle acque dell’Atlantico fino a inoltrarsi nelle nubi. E’ un isola dai forti contrasti, ad iniziare della lava delle eruzioni. Nelle pendici interne del vulcano, le missioni francescane sono riuscite nel corso dei decenni ad impiantare addirittura la coltura della vite, che ogni anno produce uva nera e dolcissima, come dolce è il moscato che i contadini ricavano.
A mille chilometri dall’equatore è quasi un miracolo.

CLIMA:
A Capo Verde la temperatura diurna oscilla dai 24 gradi di gennaio ai 30° di luglio. Difficilmente anche nei mesi di gennaio e febbraio, i più freddi dell’anno, il termometro scende sotto i 17 gradi. Da novembre a maggio il clima è poi reso salubre e gradevole dal soffio costante dell’aliseo fresco e secco di nord-est. Da luglio a settembre le giornate sono invece più spesso afose e nuvolose, e ci può scappare anche qualche rovescio. Il quantitativo medio di pioggia ricevuto dall’arcipelago (l’isola più piovosa è Santo Antao) non supera comunque i 100 mm annui. Frequente è poi la caduta di pioviggine nelle ore pomeridiane da settembre a novembre. Tutte le isole sono insomma caratterizzate da una siccità ormai atavica. Per quanto riguarda i prezzi, un soggiorno settimanale (mezza pensione) a Sal oscilla da 1.700.000 lire a circa 2 milioni e mezzo, in base naturalmente alla categoria alberghiera prescelta.
Autore : Alessandro Azzoni