00:00 23 Ottobre 2002

La CIPRIA del deserto

Un'escursione nel Sahara, alla ricerca di colori e sensazioni lontani da noi.

Immergersi nell’atmosfera torrida del deserto in agosto è solo per chi ama i climi estremi: da qui l’alta pressione sub-tropicale non si muove praticamente mai; l’aria, caldissima, è secca e stabile e l’acqua sembra un elemento lontano, anche se nel Sahara si arriva percorrendo soltanto circa trecento Km in direzione sud dalla costa di Djerba.

I Tunisini si sono organizzati per condurre i turisti nel deserto in sicurezza: si può partecipare alle passeggiate tra le dune sui dromedari, oppure vengono organizzati anche delle escursioni in fuoristrada, durante le quali si campeggia una notte in un’oasi; in tutti i villaggi turistici ci si può prenotare per partecipare alle escursioni nel Sahara.

In realtà il deserto è presente ovunque in Tunisia, ma il Sahara è diverso: arriviamo qui ai confini, dove peraltro stanno costruendo alcuni alberghi, ed il paesaggio cambia: prima avevamo sempre intorno rocce e qualche magro cespuglio, adesso invece abbiamo dinanzi una distesa infinita di dune, interrotta in lontananza da alcune palme di un’oasi.

Sono circa le 17.00, la temperatura si aggira sui 48 C° (stimati dalla guida, in realtà se si viene quaggiù conviene portarsi da casa almeno un termometro, se non anche un barometro, perché qui non esiste strumentazione di nessun tipo), però il caldo è davvero sopportabile, anche se intenso, a causa della umidità molto bassa. La sensazione è quella di entrare in un forno.
Iniziamo la nostra passeggiata sui dromedari, ricordando che la guida ci ha avvisati di non salire sugli animali senza l’aiuto del proprietario: in effetti una volta in piedi si è abbastanza alti da poter ammirare le dune.

Le dune sono dovunque, e con gli animali procediamo lentamente lungo quella che è una vera e propria pista battuta che le percorre lungo le basi; passiamo solo su alcune che sono più basse (mai superiori a circa trenta cm dal suolo), ma sono poche, la maggior parte è alta più di mezzo metro e arrivano sino al metro circa di altezza.
Quando ci siamo addentrati un bel po’, finalmente si fa una sosta: il sole sta calando, ed il tramonto rende subito meno calda l’aria, anche se penso che saremo sempre al di sopra dei 35 C°.

Gli animali si chinano per farci scendere e qui finalmente possiamo toccare la sabbia del Sahara: è leggera, impalpabile ed il colore è un giallino che sfuma verso il bianco, sembra cipria.

Passeggiare è anche faticoso, per certi versi la sabbia ricorda la neve: si deve passare dove è battuta, altrimenti si affonda. La guida ci ha detto che è permesso portare via la sabbia, per loro non è importante in quanto ne hanno centinaia di Km quadrati, e così tutti quanti riempiamo le varie bottigliette di acqua (vuote naturalmente, l’aridità fa venire una sete.) con quella polvere bianca e setosa: chissà quante migliaia di anni sono occorsi perché gli agenti atmosferici, e principalmente il vento, la rendessero così fine.

Nel frattempo il tramonto avanza, con dei colori splendidi sui toni del rosso, e così torniamo verso il confine del Sahara, dove lasciamo gli animali ed i loro padroni, che ci hanno accompagnato. E’ buio, ormai, e si deve tornare verso l’albergo: guardo con un po’ di invidia i fuoristrada che partono per la loro notte di campeggio, deve essere splendido dormire nel silenzio assoluto che avvolge le dune.

L’indomani ci alziamo alle quattro, così da vedere l’alba mentre procediamo verso il tipo peggiore di deserto, quello salato: qui la presenza del sale, lasciato dal mare ritiratosi, uccide qualunque forma di vita, mentre negli altri deserti un arbusto o una palma l’abbiamo sempre visto o intravisto. L’alba è bella, ma non ha i colori del tramonto e soprattutto è molto veloce: il sole torna a battere a picco già alle 6.00 del mattino.

Quello che forse spaventa di più del deserto è proprio questo: non è il caldo intenso, è la consapevolezza che ogni giorno sarà uguale al successivo, che non ci sarà nessun abbassamento della pressione atmosferica, nessun vortice da spiare sull’Atlantico, nessuna discesa di aria più temperata. Però almeno una volta, noi che amiamo il freddo intenso, dobbiamo provare il caldo torrido, in modo da tornare ed amare il freddo e la neve se possibile più di prima ed in modo da apprezzare la variabilità e le sorprese del nostro clima mediterraneo.
Autore : Debora Polidoro