00:00 22 Maggio 2001

L’isola che c’è: Sant’Elena

L'isola di Napoleone e di Johnathan

Johnathan è di sicuro il più anziano dell’isola di Sant’Elena: ha all’incirca 250 anni, anche se non è facile continuare a tenere il conto una volta passato il primo secolo. Tra i circa seimila abitanti della piccola comunità gode di grande rispetto e venerazione. Ormai ha rallentato di gran lunga il suo passo. Lo si incontra sempre sullo stesso percorso: gli piace girare attorno alla “Plantation House”, la residenza del governatore immersa nel verde. Perché il verde è un po’ il suo ambiente naturale. Facendo due conti, Johnathan doveva essere già grandicello quando Napoleone approdò sull’isola per l’ultimo esilio, nel giugno del 1815. Chissà se ricorda come andarono allora le cose: se quella dell’Imperatore fu morte naturale o no. E chissà come racconterebbe la storia del rapporto tra l’esiliato e il suo “carceriere”, Sir Hudson Lowe.

Ricorderebbe se avesse memoria. Racconterebbe se avesse voce. Johnathan, con i suoi 250 anni, è sì l’abitante più anziano dell’isola di Sant’Elena, ma non è un uomo, è una tartaruga con tanto di moglie e figlio. Ha sempre vissuto qui, nell’Oceano Atlantico del sud, su un grumo di terra grande non più di 122 chilometri quadrati, a metà strada tra il Sud America e l’Africa, poco più a ovest del meridiano di Greenwich.

La maggior parte della costa è fatta di scogliere. E anche all’interno è ben difficile trovare un punto pianeggiante, il territorio sfruttabile per l’agricoltura è un misero sei per cento, tanto che Charles Darwin, quando nel 1836 visitò l’isola, annotò: “C’è così poca terra utile che c’è da meravigliarsi come faccia a sopravvivere tanta gente”. In realtà la tanta gente riesce a sopravvivere un po’ grazie all’agricoltura e alla pesca, e molto grazie agli aiuti economici provenienti dalla Gran Bretagna, la madrepatria. Sant’Elena è infatti una colonia inglese, amministrata da un governatore nominato dalla Corona. Ma dall’Inghilterra sembra essere lontana anni luce, almeno a scartabellare tra qualche dato statistico.

I numeri raccontano infatti di un’isola scarsamente collegata al resto del mondo. Non solo perché per arrivarci bisogna aver la pazienza d’attendere che parta una nave da Cardiff (Inghilterra) o da Cape Town (Sud Africa) – il che succede all’incirca ogni quaranta giorni – ma anche per questi altri dati: un quarto della popolazione non ha mai messo piede su una terra che non sia quella dov’è nata; non esistono quotidiani o riviste; non circolano droghe; la criminalità è scarsa; l’Aids è sconosciuto; il 20 per cento delle “mamme” ha meno di diciotto anni; il 66 per cento della maternità è al di fuori del matrimonio; e da una ricerca effettuata qualche anno fa da un gruppo di psicologi inglesi è risultato che i bambini di Sant’Elena sono tra i più sereni e ben educati al mondo. Nemmeno lo sbarco della televisione li ha scalfiti. Su un’isola così non vien la voglia d’andare a viverci?

A cura di www.marcopolo.tv
Autore : Redazione