00:00 30 Settembre 2003

Alberto Bertoldi, poeta del cumulonembo

Nell'opera del pittore piemontese l'osservazione attenta delle dinamiche cumuliformi diviene costante oggetto di reinvenzione poetica

Chiunque ami la meteorologia non può restare insensibile al fascino dei cumulonembi; talvolta lo sbalzo a tutto rilievo di una supercella all’orizzonte dà vita a uno spettacolo naturale da lasciare col fiato sospeso, in cui l’occhio più esperto può soffermarsi a cogliere tutte le sfumature di transizione fra congestus e calvus, fractocumuli e incudine; l’effetto è quello di un’imponente scultura mobile, sempre cangiante nei colori e nelle forme; specie se il corpo metamorfico della supercella interagisce con la luce radente delle ore crepuscolari, che ne esalta la plasticità delle forme assumendo spesso straordinari effetti di chiaroscuro, talora su tonalità rosate…

La particolare “poesia” dei cumulonembi, l’ineffabilità di quella commistione di forme e colori tenui che contrappunta spesso l’enorme energia e violenza dei fenomeni, da anni è al centro dell’opera pittorica di Alberto Bertoldi; chi volesse sapere di più su questo artista, non ha che da digitarne il nome in qualsiasi motore di ricerca; non mancano cataloghi online e approfondimenti critici su un autore complesso e dai molteplici interessi, che tuttavia da anni rivolge alla fenomenologia visiva del cumulonembo un’attenzione particolare, fino ad interiorizzarne la materia visiva e ricomporre sulla tela una “sintassi” di forme assolutamente originale, senza precedenti.

I cumulonembi di Bertoldi rifiutano qualsiasi dimensione esornativa, divengono i protagonisti assoluti del quadro; creature vive, esse sono minuziosamente colte in una fase evolutiva dinamica, ove il realismo magistralmente interiorizzato della metamorfosi – compenetrazione di differenti stadi di sviluppo serve a ricreare, e rendere credibile, una “nuvolosità fantastica” oltre le leggi della fisica, eppure poeticamente plausibile, da mozzare il fiato…
Come in questa tela, ove la linea d’incudine inopinatamente si inarca sulla destra a disegnare un tetto obliquo di convezione del tutto improbabile, tuttavia di straordinaria efficacia visiva.
Autore : Roberto Ranieri