00:00 10 Gennaio 2012

Val Padana: quando il Foehn ti può portare a 27 gradi in pieno gennaio

Durante la stagione invernale, autunnale e primaverile, la sua presenza viene immediatamente avvertita per la repentina impennata della colonnina di mercurio e per l'improvvisa ventata di tepore che segue a lunghe giornate fredde e magari anche umide. A volte la potenza riscaldante del Foehn alpino è però sorprendente, tanto da far toccare valori da primavera inoltrata anche nei mesi di dicembre o gennaio. Cerchiamo di capire esattamente cosa accade.

 "Clima impazzito" Certamente la maggior parte delle persone che si accorge di questi fenomeni incredibili della natura non può affermare diversamente. 15, 18, perfino 20 gradi o addirittura 27, come quelli che furono registrati sulla pianura torinese nel non inverno 2006-07 in un particolare caso di favonio anticiclonico. Ma come è possibile? Per comprendere quali siano i processi fisici che regolano questo curioso fenomeno della natura dobbiamo rifarci a una serie di lungimiranti e preziosi articoli risalenti ai primi del ‘900 ad opera del grande meteorologo austriaco Julius Von Hann.

Egli, superando di fatto le teorie termodinamiche fino ad allora elaborate, aveva compreso che da sole queste ultime non erano sufficienti a produrre gli effetti più profondi del Foehn. Ciononostante ancora oggi si pensa erroneamente che il riscaldamento sia dovuto alla cessione del calore latente di condensazione durante la risalita della massa d’aria sul versante sopravvento della catena montuosa, e il mancato riassorbimento dello stesso durante la discesa sul versante opposto.

In realtà lungo la catena alpina (ancor meno su quella appenninica) tale processo influisce sulla temperatura finale non più di 3-4 gradi e, per di più, occorre necessariamente avere precipitazioni, perchè solo così il processo è irreversibile. Come fa allora la temperatura a lievitare anche di 13-15 gradi?

Ce lo spiega proprio Von Hann, la cui teoria in alternativa a quella schematica termodinamica qui sopra descritta è stata ripresa di recente durante un importantissimo studio condotto su un laboratorio meteorologico d’eccezione, le Alpi appunto e che si chiama Map d-Phase. Ecco che vi possiamo così svelare il trucco di questa super scaldata.

1) Il riscaldamento prodotto dal vento di Foehn dipende anzitutto all’altezza delle montagne che la corrente d’aria deve attraversare e scavalcare. Maggiore è la quota della barriera montuosa e maggiore sarà il riscaldamento dell’aria in caduta dalle creste ma non solo.

2) Minore è la diminuzione della temperatura con la quota e maggiore sarà il riscaldamento innescato dal Foehn.

3) Terza regola: dobbiamo tenere presente che l’aria che arriva da noi sotto forma di Foehn non necessariamente deve scavalcare la catena montuosa, dato che essa può semplicemente sorvolarla per poi scivolar già verso le basse quote solo dopo avere oltrepassato le linee di cresta. Questo accade in caso di fronte caldo curvato anticiclonicamente, con il vento da nord-ovest che ci porta dunque aria mite e per di più già sottoposta all’origine dai moti discendenti tipici di un’alta pressione. Sono questi i casi di riscaldamento estremo, che avvengono quasi tutti nel pieno della stagione invernale.

Per chiarirci le idee prendiamo un caso concreto, che, pur se non estremo, rende comunque l’idea del processo:

8 gennaio 2012: vento da nord-ovest che porta aria temperata marittima a scavalcare le Alpi portando abbondanti nevicate sui versanti nord-alpini e favonio in val Padana. 

Immaginiamo ora di essere una particella di quest’aria che sorvola la città svizzera di Payerne: la nostra temperatura è di +6°C. Salendo ci raffreddiamo di circa 0,3°C ogni 100 metri, come si evince dal radiosondaggio allegato qui sopra. Nel momento della rilevazione non ci sono precipitazioni in atto ma solo diversi strati di nuvolosità e relative inversioni. 

Dopo essere saliti sul versante nord-alpino è arrivato ora il momento emozionante dello svalicamento a sud. Siamo a 3500 metri e ci siamo raffreddati di oltre 10 gradi arrivando ad una temperatura di -4°C. Ora scendendo guadagneremo una temperatura pari alla differenza tra il gradiente di salita (0,3°C per 100m) e il gradiente per aria secca (1,0°C per 100m), pari a 0,7°C ogni 100m di discesa.

Ecco che sulle ali del vento (di Foehn) arriviamo a bussare alle porte della grande Milano dove la nostra temperatura è salita a ben 15°C. Sono esattamente 9 gradi di differenza dalla nostra città di partenza. 

 

Autore : Luca Angelini