00:00 28 Maggio 2009

URAGANI: dove si sviluppano? Perché proprio in certe zone?

Cerchiamo anche di capire come viene valutata la loro potenza.

Le depressioni che colpiscono l’Italia e l’Europa in generale possono essere molto intense, tanto da provocare nelle stagioni intermedie o in inverno violente tempeste di vento.

Queste si manifestano però solo per poche ore, ed in zone relativamente limitate; sappiamo quindi che non raggiungeranno mai la spettacolarità e la potenza di un uragano bene organizzato.

Per quale motivo esiste questa distinzione? A causa di quattro fattori principali:

1) I mari fra i Tropici e l’Equatore sono molto più caldi rispetto agli altri.

2) Il più economico meccanismo di dissipazione dell’energia in prossimità dell’Equatore è la convezione, ossia il movimento verso l’alto delle masse d’aria calda, e non (come accade alle medie latitudini) la generazione di estese figure bariche che ridistribuiscano il calore su aree più vaste, sviluppando meccanismi di avvezione (movimenti prevalentemente orizzontali).

3) L’occhio è la valvola di sfogo dell’uragano, il canale attraverso il quale le masse d’aria spinte verso l’alto nel movimento antiorario all’interno del ciclone, vengono nuovamente allontanate a quote fra gli 11 ed i 13 km; se questo non avvenisse, si avrebbe un accumulo di aria nel centro del ciclone, e quindi un aumento di pressione; il vortice si esaurirebbe in poche ore.

Se ci pensate il meccanismo è simile a quello degli aspirapolvere; da una parte questi risucchiano l’aria e la polvere, dall’altra ributtano fuori l’aria; se tappaste quest’ultimo foro probabilmente la polvere rimarrebbe in terra senza essere aspirata.

Nel caso delle depressioni alle nostre latitudini l’occhio non si forma quasi mai, e quindi i vortici tendono rapidamente ad esaurirsi; nel caso degli uragani è invece spesso presente una struttura barica particolare, che vede sovrapposto alla depressione un centro di alta pressione, che “soffia via” le masse d’aria alle alte quote (in senso orario) o una corrente a getto, che ha la stessa funzione, ma è meno efficace.

4) Gli Alisei sono venti che sostengono un uragano, sospingendolo verso ovest ed aiutando le correnti d’alta quota a portare via le masse d’aria dall’occhio.

Ecco perché gli uragani si sviluppano fra i 5 ed i 30° di latitudine sull’Oceano Atlantico orientale o sul Pacifico orientale.

Ma qual è il periodo di maggiore frequenza degli uragani? Dipende ovviamente dalla zona del Globo che andiamo ad analizzare, ma per quanto riguarda l’Atlantico centrale in generale l’autunno è il periodo più prolifico, perché fra l’Equatore ed il Tropico del Cancro c’è una grande quantità di calore da dissipare, accumulata prevalentemente durante l’estate.

E come viene valutata la potenza di un uragano? Si utilizzano delle convenzioni ormai molto diffuse; in particolare è nota la Scala di Saffir-Simpson, che si basa sulla velocità del vento ed i potenziali danni che esso può fare:

Categoria 1: Il vento soffia mediamente fra i 118 ed i 152 km/h, grazie ad una pressione all’interno dell’occhio che generalmente si aggira attorno ai 980 hPa al suolo.

Categoria 2: Venti fra 153 e 176 km/h, con danni moderati e pressione fino a 965 hPa al suolo.

Categoria 3: Venti fra 177 e 208 km/h, con danni ingenti e pressione fino a 945 hPa al suolo.

Categoria 4: Venti fra 209 e 248 km/h, con danni estremi e pressione fino a 920 hPa.

Categoria 5: Venti oltre i 249 km/h, con danni catastrofici e pressione inferiore ai 919 hPa.

Tanto per avere un’idea della potenza degli uragani, si può dire che nel caso dell’uragano “Camilla” (agosto 1969) furono registrati venti fino a 338 km/h sulla costa dell’Alabama; il Tifone “Tip” (Ottobre 1979) è invece ricordato per la pressione atmosferica più bassa registrata al suolo: ben 870 hPa!
Autore : Lorenzo Catania