00:00 26 Novembre 2013

Tutto grandinate: ecco come capire (ed evitare) questo temibile fenomeno naturale legato ai temporali

Vi siete mai chiesti perchè a volte i temporali portano grandine e altre volte no? Vi siete mai chiesti perchè a volte un temporale porta grandinate devastanti lungo zone ristrette e risparmia le zone vicine? Che meccanismi agiscono in un temporale affinchè si ossano produrre grandinate? Questi e altri quesiti trovano risposta nel nostro articolo.

 Prima di tutto un dato importante e per nulla scontato: la grandine non danneggia solo colture e carrozzerie, e questo lo sappiamo, ma può anche devastare case e addirittura uccidere persone e animali. Emblematico il caso del 28 marzo 2000 quando una grandinata eccezionale in America a Fort Worth sfornò chicchi grossi come pompelmi; uno di questi uccise un uomo.

Ma dove avvengono le grandinate più devastanti del mondo? Proprio degli Stati Uniti e precisamente nel Nuovo Messico, in Colorado e nel Wyoming, ovvero dove il rapporto tra condizioni ideali per lo sviluppo del fenomeno e temperatura al suolo è particolarmente favorevole. Ma allora quali sono queste condizioni favorevoli allo sviluppo della grandine?

Anzitutto ci dobbiamo trovare sotto una struttura temporalesca, questo perchè solo in queste strutture troviamo correnti ascensionali tali da portare le gocce che si formano entro un ammasso nuvoloso così in alto da raggiungere temperature diversi gradi sotto lo zero e quindi a congelare. La goccia congelata, sostenuta in quota dalle forti correnti ascendenti, non riesce a cadere subito e pontaneramente al suolo ma, prima o poi lo fa se incappa nella corrente discendente che si trova ai bordi periferici del nucleo temporalesco. 

La discesa porta la goccia congelata a iniziare la fusione, tuttavia se la stessa viene riagganciata dalle correnti ascendenti, sale nuovamente verso l’alto e ricongela. Il ciclo descritto può ripetersi più volte. Più le correnti ascendenti sono intense, quindi più il temporale è sviluppato, e più volte il ciclo saliscendi si ripete, tanto più grosso diventerà il nostro chicco di grandine.

A questo punto possono succedere due cose: 

1) Il chicco di grandine viene soffiato fuori dalla colonna d’aria ascendente e tende a cadere verso il suolo. Grandine di questo tipo arriva a terra con dimensioni medio-piccole e provoca danni limitati.

2) Il chicco di grandine ripete il ciclo di saliscendi finchè il suo peso diventa tale da non essere più sostenuto dalle correnti ascendenti. Inizia quindi a precipitare rovinosamente verso il suolo. Grandine di questo tipo può giungere a terra con dimensioni considerevoli e provocare danni ingenti.

E ancora: le strutture temporalesche a multicella, le più frequenti in Italia, producono grandinate con chicchi di dimensioni medio-piccola. Condizione necessaria e sufficiente l’asse inclinato della struttura temporalesca: più l’asse è inclinato sul piano verticale e maggiori saranno i rischi di grandine. Strutture a supercella, ovvero temporali che si alimentano grazie all’autorotazione, possono invece provocare grandinate di dimensioni notevoli. Sono strutture temporalesche che possono formarsi anche in Italia ma solo in determinate condizioni.

A che velocità cade un chicco di grandine? Conoscendo un po’ di fisica non ci è difficile fare due calcoli in proposito. Ecco che allora un chicco di grandine grande come un pisello, quindi circa 0,5cm, raggiunge il suolo a circa 40km/h. Se il chicco di grandine ha il diamtro della moneta da 1 Euro, circa 2,5cm, cade già a 80km/h. Una palla da tennis, circa 6,5cm cade a 125 km/h e, dulcis in fundo, un bel pompelmo di 10cm ci piomba addosso a 160km/h!

Attenzione a quest’ultima trappola: la grandine non cade a casaccio entro un temporale, ma si colloca entro una fascia, una striscia di territorio, che delimita un settore senza precipitazioni (quello interessato dalla colonna d’aria in forte ascesa) da quello delle forti piogge (quello dove prevalgono i moti discendenti).

 

 

Autore : Luca Angelini