00:00 24 Luglio 2012

Quando i marittimi aggrediscono le coste finisce l’estate?

Il cambiamento di certi ritmi meteorologici favorisce con l'avanzare della stagione estiva la nascita di temporali di matrice marittima a scapito di quelli a genesi terrestre. L'arrivo dei primi temporali di mare sanciscono quindi il tramonto dell'estate?

La formazione dei temporali segue spesso un’evoluzione ben definita che cambia in modo graduale col trascorrere della stagione. Questi cambiamenti sono in parte dati dal forte riscaldamento solare che varia col trascorrere dei mesi, ed in parte dalla sinottica intrinseca di ogni mensilità, la quale espone progressivamente a fenomeni temporaleschi di natura diversa mano a mano che trascorrono i mesi.

Solitamente un temporale per formarsi ha bisogno di qualcosa che dia un innesco a quei processi che in meteorologia sono definiti come "convettivi".  Questi processi sono innescati da alcune particolari condizioni che si possono verificare molto più facilmente tra fine primavera e prima parte dell’autunno rispetto al resto del periodo annuale.

Un temporale per innescarsi ha bisogno solitamente di una figura di bassa pressione in quota, in grado di far scendere le temperature di qualche grado ai livelli superiori. Il forte riscaldamento solare durante i mesi propriamente estivi risulta essere molto forte nelle aree lontane dal mare ed in tutte quelle zone caratterizzate dal possedere clima continentale.

Al passaggio di una saccatura o di un cavo d’onda la quota barica presa in esame per valutare di quanto la temperatura in quota scenderà, è la 500hpa. La quota di 500hpa può variare di livello ma solitamente essa si colloca poco sopra i 5000 metri di altitudine. Valutando quanto la temperatura scenderà a questa determinata quota, considerando anche la provenienza dei venti in concomitanza con l’ingresso freddo si può formulare una previsione di massima su dove andranno a localizzarsi gli eventuali fenomeni temporaleschi.

Durante la stagione estiva il forte riscaldamento solare rende le aree di terraferma molto più calde rispetto a quelle costiere e marittime. I temporali durante il pieno dell’estate preferiscono quindi le aree lontane dal mare. La val Padana, i settori alpini e prealpini, e le zone montuose appenniniche sono le privilegiate per assistere a fenomeni temporaleschi degni di nota.

La sinottica generale che domina il tempo durante il periodo estivo impedisce all’aria fredda presente a 500hpa di scendere troppo di latitudine, impedendo così che l’instabilità più organizzata scenda al di sotto di una certa latitudine.

Con l’avanzare della stagione la diminuita capacità del sole di scaldare l’aria, l’inclinazione dei raggi solari che diviene via via maggiore, stimola le figure di bassa pressione a compiere maggiori passi verso sud. Alcune perturbazioni possono così diventare più penetranti all’interno del Mediterraneo.

Le stesse perturbazioni risultano mediamente più organizzate rispetto a quelle caratteristiche del mese di giugno o di luglio. Le depressioni sull’Europa settentrionale diventano più intense, vanno approfondendosi, modificando inevitabilmente l’impatto che esse hanno sul tempo italiano ma non solo.

L’accorciamento delle giornate rema contro un forte riscaldamento delle aree pianeggianti a clima continentale. Così durante il mese di luglio la val Padana è padrona indiscussa dei temporali più intensi e violenti, con l’arrivo di agosto questo regime inizia gradualmente a cambiare. Diminuisce lo scarto termico tra le zone di mare e quelle di terraferma, il temporale inizia a trovare terreno fertile alla sua formazione anche su aree costiere e marittime.

Questo comportamento è in parte spiegato dal diverso modo di accumulare calore del sistema terraferma e del sistema mare.

Le aree a clima continentale infatti, risentono in modo diretto dell’azione dei raggi solari incidenti sulla superficie. Queste aree del pianeta subiscono così forti variazioni di temperatura tra il periodo estivo e quello invernale, con elevati scarti termici annui. Durante l’estate la val Padana e le valli appenniniche raggiungono temperature elevate che non possono competere con quelle ben più fresche del mare.

All’arrivo di una perturbazione atlantica, anche un minimo calo delle temperature a 500 hpa aumenta il gradiente termico verticale (cioè la velocità con cui cala la temperatura partendo dal suolo sino ad alta quota) favorendo la formazione dei temporali sulle aree a clima più continentale.

Il mare tende invece ad accumulare lentamente l’energia che arriva sulla Terra dal sole, accumulando lentamente calore col passare dei mesi estivi. Le superfici marine si riscaldano lentamente quindi, aumentando la loro temperatura poco alla volta col passare delle settimane estive.

Con l’arrivo di agosto le giornate iniziano ad accorciarsi abbastanza velocemente. Il diminuito riscaldamento delle valli e delle pianure fa passare gradualmente in vantaggio la ormai sempre più tiepida temperatura marina a scapito di quella terrestre che tende a raffreddarsi abbastanza velocemente.

L’ingresso di fronti atmosferici più organizzati consente all’aria fredda in quota di penetrare in modo più incisivo sul Mediterraneo.

Il diminuito scarto termico tra temperatura di mare e temperatura di terraferma consente la formazione dei primi temporali marittimi. Nel mese di agosto prediligeranno essenzialmente le ore notturne e quelle durante il primo mattino. Questa fascia oraria non è casuale. Ad agosto il riscaldamento solare è ancora abbastanza forte da mettere in una condizione di vantaggio la terraferma durante le ore del giorno. Tuttavia la lunghezza maggiore della notte favorisce una dispersione termica maggiore di quanto avvenga a giugno od a luglio. Nel contempo le superfici surriscaldate dei mari, condizione caratteristica della stagione estiva avanzata, mette in condizione termica di vantaggio le zone marittime in tarda nottata ed alla mattina.

Con l’arrivo della seconda metà di settembre questo processo giunge all’esasperazione!

Il sole non riscalda quasi più le zone di terraferma e le zone marittime risulteranno sempre quelle più tiepide. In questa condizione i temporali diverranno quasi solo di genesi marittima. Le aree appenniniche e padane si spegneranno a causa del mancato riscaldamento solare diurno. Il protagonista indiscusso dei temporali diverrà solo il mare sancendo solitamente il definitivo passaggio di consegne tra la stagione estiva ormai al tramonto, e quella autunnale alle prime fasi.

L’arrivo dei temporali marittimi sancisce così la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno?

Assolutamente no! La descrizione di quanto avviene durante il graduale trapasso dalla stagione estiva a quella autunnale è un discorso generale. In realtà temporali marittimi sono possibili in qualsiasi periodo dell’anno purchè le condizioni di innesco siano adeguatamente sostenute da una situazione sinottica predisponente.

I numerosi temporali marittimi che in questi giorni si stanno verificando al meridione ne sono la prova. Quando a seguito di un periodo di forte calura interviene una massa d’aria fresca come quella attuale, il forte divario termico tra le temperature in quota raffreddate e la superficie marina con un surplus termico dato da una ondata di calore sopra le righe, può creare i presupposti per la nascita di temporali marittimi ben prima del periodo canonico!

Visto in questo contesto qualche temporale marittimo può rappresentare una semplice battuta d’arresto estiva, un break più fresco all’interno della stagione, con elevate probabilità di assistere ad un recupero stagionale appena qualche giorno più tardi.

Autore : William Demasi