00:00 5 Ottobre 2004

Perché si forma la nebbia?

Ci sono due meccanismi atmosferici distinti che portano alla formazione della nebbia: l'irraggiamento e l'avvezione di aria calda.

Molto spesso quando ci troviamo in Pianura Padana o in una vallata fluviale, in una situazione di cielo sereno e vento calmo, può capitare di incontrare alcuni banchi di nebbia, in qualche caso anche molto fitti; ma se siamo particolarmente sfortunati la nebbia ci verrà a fare visita anche quando ci troviamo in montagna, magari durante una moderata nevicata, o in occasione di una pioggerella fastidiosa.

Allora verrebbe da pensare che il legame fra lo stato del tempo e la presenza della nebbia in un certo luogo sia molto flebile, se non addirittura assolutamente privo di significato.

In realtà i due casi descritti fanno parte di meccanismi atmosferici ben distinti, che ora andremo ad approfondire:

NEBBIA DA IRRAGGIAMENTO: Nelle nottate più fredde e calme, in particolare durante l’autunno e l’inverno, il terreno perde molto velocemente calore, così come l’atmosfera negli strati più vicini al terreno.

La diminuzione graduale della temperatura con il passare delle ore quindi è molto più accentuata in prossimità del suolo che non a quote più elevate; pertanto in un certo istante si arriva ad avere uno strato di aria molto fredda (relativamente al resto dell’atmosfera) vicino al suolo.

Se la massa d’aria presa in considerazione contiene una certa quantità di vapore acqueo, può capitare che a causa del repentino raffreddamento si abbia una condensazione del vapore stesso in goccioline minutissime, che vanno poi a generare la nebbia.

NEBBIA DA AVVEZIONE: Durante l’inverno le giornate fredde sono molto frequenti; tuttavia può capitare che una massa di aria più calda ed umida di quella presente tenda ad invadere la zona presa in esame (ad esempio in caso di arrivo di una perturbazione).

Ecco che allora l’aria più umida in arrivo, scorrendo su quella più fredda preesistente, tende in parte a raffreddarsi, provocando la condensazione della grande quantità di vapore acqueo in seno ad essa, e portando quindi alla formazione di una miriade di goccioline, che poi vanno a formare le nubi stratificate (stratocumuli, strati e nembostrati in particolare).

In alcuni casi l’avvezione di aria calda avviene a quote relativamente basse, fra i 500 metri ed i 1500 metri di altezza, pertanto quando il flusso mite incontra una montagna, la nube che si genera per il meccanismo appena descritto tende ad avvolgere il rilievo; chi si trova sul monte quindi può avere la sensazione di trovarsi in mezzo ad un banco di nebbia, ma in realtà è investito da un banco nuvoloso vero e proprio.
Raramente l’avvezione calda può spingersi fino in pianura; in tal caso si ha una brusca ed improvvisa diminuzione della visibilità, talvolta ancor più marcata che in caso di nebbia da irraggiamento.

In verità anche la nebbia da irraggiamento è considerabile come una nube a tutti gli effetti; tuttavia è consuetudine distinguere le due strutture.
Autore : Lorenzo Catania