00:00 18 Gennaio 2008

Indicazioni utili sui vari tipi di nebbia

Cerchiamo di capire quali sono le condizioni più favorevoli alla formazione della nebbia

Questo fenomeno è piuttosto frequente in Italia, soprattutto nella stagione invernale quando può portare notevoli fastidi sia alla circolazione stradale che a quella aerea; individuiamo allora le sue caratteristiche peculiari per avere qualche informazione in più sulla sua possibile genesi.

La nebbia può svilupparsi in tre situazioni meteorologiche differenti:

– durante un periodo di alta pressione, con vento praticamente calmo (nebbia da irraggiamento)
– quando è in arrivo una massa di aria calda ed umida accompagnata da venti relativamente deboli, dopo un periodo di stabilità (nebbia d’avvezione)
– prima e durante il passaggio di un fronte caldo (nebbia frontale)

Una volta isolati questi casi bisogna entrare più nel dettaglio e distinguere ad esempio il tipo di terreno che si sta osservando: ovviamente le zone paludose, gli acquitrini, le valli fluviali e la Pianura Padana sono favorite in quanto l’accumulo di umidità nei bassi strati dell’aria è maggiore durante fasi di alta pressione rispetto ad altre zone.

Ma cos’è che favorisce lo sviluppo della nebbia da irraggiamento? La serenità del cielo durante le notti invernali: infatti in questi casi l’aria immediatamente a contatto con il terreno si raffredda più rapidamente del solito, e quindi raggiunge velocemente la temperatura di condensazione del vapore acqueo (chiamata temperatura di rugiada), portando alla genesi di banchi diffusi e bassi.

Quando il giorno successivo il sole torna a scaldare gli strati d’aria superiori ed il terreno in zone distanti a quelle dove è presente la nebbia, si creano dei moti convettivi particolari che portano alla nascita di piccoli “vortici” verticali; questi hanno una doppia funzione:

– portano la nebbia al sollevamento
– gli fanno prendere l’aspetto di una nube bassa, che in casi particolari assume una forma acciottolata

Ma anche le coste tirreniche vedono spesso la nebbia; quando infatti aria mite ed umida da ovest avanza lentamente al di sopra di una superficie marina relativamente fredda, il vapore acqueo contenuto nello strato d’aria interessato si condensa rapidamente dando luogo a banchi di nebbia che possono estendersi anche per diversi chilometri; questa situazione si protrae fino a che l’aria non si è riscaldata ulteriormente.

In questo contesto quindi basta aspettare le ore più calde oppure informarsi sulla traiettoria della massa d’aria in arrivo, per capire se il fenomeno si protrarrà a lungo.

La nebbia frontale invece si forma in condizioni particolari, ma si può osservare ovunque: spesso al di sopra di una massa di aria fredda preesistente dove non fossero presenti venti di una certa intensità, comincia a scorrere aria più mite ed umida in grado di portare precipitazioni; la pioggia arriva al suolo e poi tende gradualmente ad evaporare.

L’evaporazione è un fenomeno che sottrae calore all’aria e di conseguenza comporta l’aumento di umidità relativa; quando il vento è praticamente assente si possono allora formare banchi di nebbia veri e propri che riducono la visibilità fino a che il fronte caldo non arriva al suolo e con i venti che lo accompagnano non la spazza via.
Autore : Lorenzo Catania