00:00 24 Giugno 2004

Immagini satellitari all’infrarosso e nel visibile

Esiste una differenza sostanziale fra i due tipi di immagine, visto che vengono sfruttate onde elettromagnetiche di diversa natura.

Molto spesso quando si analizzano le immagini satellitari, si specifica quale tipo di “foto” stiamo guardando: esse in generale possono infatti essere “scattate” nel VISIBILE oppure nel campo dell’INFRAROSSO; ma cosa vogliono dire queste due parole? E qual è la differenza fra le due possibili tipologie di osservazione?

Per capire bene il motivo di una distinzione di questo tipo bisogna sapere che la luce, quella che noi vediamo arrivare dal sole, quella delle lampadine, del fuoco, dei fulmini, di qualsiasi oggetto che noi possiamo osservare (la luce VISIBILE insomma), è formata da “ondulazioni” (dette onde elettromagnetiche, che arrivano al nostro occhio) che possono muoversi con velocità basse o elevate, discriminando i vari colori dell’iride (ad esempio l’onda che genera il rosso oscilla molto lentamente, mentre il movimento dell’ondulazione va a crescere gradualmente mano a mano che si passa dall’arancione al giallo, verde, azzurro, indaco, fino al violetto).

Le onde elettromagnetiche però possono muoversi anche con velocità molto basse o molto alte, che non corrispondono ad alcun colore percepibile dal nostro occhio: in particolare se l’ondulazione è molto lenta si parla di radiazione INFRAROSSA (cioè di velocità al di sotto del rosso), mentre se è molto rapida si parla di ULTRAVIOLETTO (al di sopra del violetto).

I satelliti meteorologici sfruttano la capacità di assorbire o riflettere le onde elettromagnetiche provenienti dal sole da parte degli oggetti, ma in particolare da parte delle nubi.

Entrando nel dettaglio possiamo dire che:

1) IMMAGINE INFRAROSSA: sfrutta il principio secondo il quale le nubi sono sempre più fredde mano a mano che la quantità di radiazione infrarossa da loro emessa cresce; di conseguenza gli strumenti a bordo del satellite fanno una specie di “fotografia” della Terra, dove si evidenziano le posizioni delle nubi, ed associano una scala di colori alle diverse temperature rilevate (bianco brillante per le nubi più fredde ed alte nel cielo, grigio scuro per quelle più fredde e basse).
Lo svantaggio di questo sistema consiste nel fatto che non possono essere distinte le nubi alte e sottili (che appaiono bianche perché molto fredde) dai corpi delle nubi cumuliformi più robuste (che sono in grado di spingersi fino a 10 km di altezza, e quindi appaiono ugualmente molto fredde).
Bisogna inoltre fare attenzione ad un particolare: quando la superficie terrestre è molto fredda, può apparire di colore grigiastro (come le nubi più basse) nonostante il cielo sia spesso sereno; anche in questo caso quindi l’immagine nell’infrarosso inganna.

2) IMMAGINE NEL VISIBILE: in questo caso invece si sfrutta la luce visibile riflessa dagli oggetti; pertanto si possono distinguere meglio le zone interessate dalle nubi, sempre che siano illuminate dal sole.
Il vantaggio di questa tecnica riguarda la possibilità di distinguere nubi alte e sottili dai cumulonembi, visto che in molti casi si notano bene le singole “torri” temporalesche, o addirittura si riescono ad intravedere le ombre che esse riflettono sui banchi nuvolosi sottostanti.
Nell’immagine visibile scompare anche il possibile equivoco fra superficie fredda e nubi basse, presente nell’altro caso illustrato.
Autore : Lorenzo Catania