00:00 6 Luglio 2005

Il pirocumulo o “nube da fuoco”

Una fonte di calore come un incendio o un'eruzione vulcanica può accelerare i processi di cumulogenesi dando origine ad un pirocumulo.

La giornata è tranquilla e le temperature sono molto miti, il cielo è in prevalenza sereno. Ad un tratto vediamo spuntare, da dietro una collinetta una nube bianca brillante in sommità, con sfumature grigie al di sotto. Pensiamo subito alla consueta attività cumuliforme pomeridiana, ma alcuni particolari ci insospettiscono: la nube si sviluppa molto rapidamente in altezza, tanto che nel giro di pochi minuti è già raddoppiata; per quanto ci sforziamo di cercarne la base non riusciamo a scorgerla, al suo posto invece un lungo “sipario” grigio scuro.

Di cosa si tratta?
Molto probabilmente siamo in presenza di un pirocumulo, una nube a sviluppo verticale che si presenta in concomitanza di grandi fonti di calore, quali incendi, eruzioni vulcaniche o ciminiere di ampie zone industriali.

Perché si formano queste nubi?
Come sappiamo, per lo sviluppo di qualunque nuvola è necessaria la condensazione di una parte o di tutto il vapor acqueo presente nelle masse d’aria. In base alla temperatura alle varie quote, al tasso di umidità, alla disposizione delle correnti e ai valori di geopotenziale, tale condensazione può avvenire a diverse quote e generare diverse tipologie di nuvole.

Restringendosi al caso del pirocumulo, classificabile nella famiglia dei cumuli (o mucchi, poiché sono nubi che crescono molto in altezza), siamo in presenza di una fonte di calore alla base che innesca il sollevamento di una termica. Esattamente come avviene per la cumulogenesi da instabilità pomeridiana, una “bolla” d’aria caldo-umida (detta appunto termica) si stacca dal suolo e, mischiata al fumo della fonte di calore che l’ha generata, inizia a salire verso l’alto.

Quando, alle quote superiori, incontra temperature e valori pressori tali da permettere la condensazione del vapor acqueo in eccesso, inizia la formazione della nube. Dalla fisica sappiamo che la condensazione genera ulteriore riscaldamento (calore latente di condensazione) che, unito al calore proveniente dal basso continua a far crescere il pirocumulo finché non sarà stato condensato tutto il vapore messo a disposizione.

Generalmente, è difficile scorgere la base di queste nuvole in quanto spesso offuscata da fumi e ceneri, a meno che non intervengano raffiche di vento che in parte riescano a diradare la fuliggine.

Possono cadere precipitazioni da queste nubi?
Se la quantità di vapore è tale da far raggiungere al pirocumulo il giusto spessore, può anche piovere, anche se nella maggior parte dei casi le gocce di pioggia appariranno sporche per il fumo presente nello strato d’aria che attraversano. In caso di eruzione vulcanica, le particelle cariche immesse nell’aria riescono ad innescare anche dell’attività elettrica o delle fulminazioni ma nella maggior parte dei casi, i pirocumuli non degenerano in cumulonembi veri e propri.
Autore : Simone Maio