00:00 18 Dicembre 2002

Il limite delle nevicate

La conformazione del territorio influenza notevolmente il limite della precipitazione nevosa.

La neve può arrivare fino in pianura solo in condizioni particolari che non sempre sono in grado di realizzarsi contemporaneamente.

E’ necessario innanzitutto un cuscino d’aria piuttosto fredda nei bassi strati, senza che però alle quote superiori siano presenti inversioni termiche, altrimenti, anche se al suolo la temperatura rimanesse prossima o sotto lo zero, cadrebbe pioggia; sarebbero gocce pericolose perchè‚ per il noto fenomeno fisico della sopraffusione, gelerebbero istantaneamente a contatto con il suolo ghiacciato, creando gravi ostacoli alla circolazione e danneggiando seriamente con il proprio peso alberi e fili elettrici. (pioggia congelantesi)

Dunque per nevicare è importante che faccia freddo anche in quota. Durante il passaggio di un fronte freddo la neve può raggiungere la pianura anche con temperature che al suolo sfiorino i 4°C.

Se la precipitazione è intensa infatti la fusione dei fiocchi sottrae calore all’ambiente e la neve può guadagnare metri verso il fondovalle.

In genere il fiocco diventa pioggia 400-500 m al di sotto della quota dello zero termico. Ma la casistica è lunga e complessa e molto variabile: si può avere neve fino in pianura se lo zero termico è collocato attorno ai 700 m, e la temperatura al suolo non superi i 3°C, ma si può avere pioggia o nevischio in caso di omotermia tra i 1000 m e la pianura. In altre parole se a 1000 m c’è un grado e per tutta la colonna d’aria verticale fino al piano c’è la stessa temperatura o leggermente più bassa, il fiocco si conserverà (un po’ bagnato) fino alle zone pianeggianti.

In città può accadere di tutto: neve nelle zone più fredde e pioggia nel centro, oppure nevischio in un quartiere centrale dove sono presenti residue sacche fredde alle varie quote e pioggia nelle zone periferiche a temperature inferiori perchè in quota sta affluendo aria calda.

Uno strato d’aria fredda immobile dello spessore di 1500 m incassato nelle montagne può creare variazioni spettacolari da un versante all’altro: tipica la situazione della Val Susa dove può nevicare in bassa valle, dove resiste uno strato d’aria fredda e piovere al confine con la Francia, dove sta entrando aria molto più mite a tutte le quote.

Un esempio classico: in alta Val Seriana(BG), la neve può scendere sino ai 700 m di Gromo perchè la valle si stringe e conserva il freddo per più tempo che nella parallela valle della Presolana, dove contemporaneamente può piovere sino a 1000 m a causa della maggiore apertura valliva.

Le nevicate da fronte freddo, magari di tipo temporalesco primaverile, sono in grado di portare la neve a quote molto basse, abbattendo la temperatura di diversi gradi in pochi minuti. L’aria fredda dalle montagne scende rapidamente verso il fondovalle sottoforma di bolle o impulsi.

Interessante poi notare cosa si verifica nelle fasi post-favoniche fredde. Il Foehn, a torto non viene ancora considerato come vento preparatore di neve. Anche il Favonio è invece in grado di preparare cuscini freddi. Celebre la nevicata dell’Immacolata del 1990 in Piemonte e ovest Lombardia. Il Foehn aveva abbassato moltissimo il contenuto di umidità dell’aria. La temperatura di giorno era certamente alta per la forte insolazione dovuta alla mancanza di schermatura offerta dall’umidità, ma la graduale umidificazione dello strato d’aria, di per sè già di matrice fredda, produsse, fino al punto di saturazione, un raffreddamento da evaporazione atto a consentire precipitazioni nevose anche in città per 24 ore consecutive!

Interessante notare come sul Triveneto, che nei giorni precedenti non aveva subito l’influsso favonico, nevicasse solo a quote superiori ai 1200-1500 m.
Autore : Alessio Grosso