00:00 30 Settembre 2013

Che differenza c’è tra anticiclone delle Azzorre e anticiclone africano?

Queste figure di alta pressione entrambe “figlie” della circolazione subtropicale, presentano in realtà delle dinamiche completamente diverse tra loro. Cerchiamo di analizzarle.

Durante la stagione estiva i protagonisti del tempo atmosferico vengono spesso e volentieri rappresentati dalla presenza dell’anticiclone africano e dell’anticiclone delle Azzorre. Separatamente oppure stretti assieme come in un abbraccio, queste due figure bariche risultano determinanti per il corretto svolgimento della stagione estiva sia in Europa che in Italia. Sono entrambi la conseguenza dell’innalzamento delle fasce anticicloniche subtropicali che durante il periodo caldo tendono a portarsi parecchi chilometri verso nord, sino ad occupare con la loro presenza le nostre latitudini.

Tuttavia le caratteristiche intrinseche e le rispettive origini di queste due fondamentali figure bariche appartenenti al nostro clima, sono assai diverse; l’anticiclone delle Azzorre trae origine al di sopra di una superficie oceanica mentre l’anticiclone subtropicale africano trae origine al di sopra di un deserto violentemente surriscaldato dall’irraggiamento solare.

Quale differenza sussiste tra le due figure bariche?

Parliamo dell’anticiclone africano: l’anticiclone africano nelle sue sedi di origine è in realtà rappresentato da una depressione termica. Essa trae origine dal fortissimo surriscaldamento dell’aria al di sopra delle aree desertiche. Sotto un punto di vista strettamente fisico, l’aria calda risulta più leggera e meno densa rispetto a quella più fredda, se potessimo immaginare di ingrandire una porzione d’aria sino a livello atomico, nelle masse d’aria fredda riscontreremo una distanza minore tra ciascun atomo costituente la miscela della nostra atmosfera, mentre nelle masse d’aria più calda, in virtù di una agitazione molecolare maggiore, questi spazi di vuoto risulterebbero maggiori. Nelle aree desertiche sahariane il fortissimo surriscaldamento dell’aria determina la formazione di una depressione termica, cioè una bassa pressione determinata dal fortissimo surriscaldamento dell’aria al di sopra di sabbia e roccia che di conseguenza risulta più leggera.

L’aria per inerzia tende a risalire verso l’alto, “dilatando” l’atmosfera e contribuendo ad innalzare i geopotenziali sino ai ragguardevoli valori tipicamente raggiunti dall’alta pressione africana. Quando una circolazione di bassa pressione (una “vera” depressione) interessa il bacino occidentale del Mediterraneo e l’Europa occidentale, l’anticiclone africano tende a risalire di latitudine sino a formare quella che in meteorologia viene definita come “Heat Wave” (letteralmente “onda calda”).

In conseguenza della sua origine, l’anticiclone africano quando giunge sulle nostre regioni non apporta alcun significativo aumento della pressione, determina un’impennata della temperatura che risulta intimamente legata all’origine della massa d’aria. L’anticiclone africano quindi, non mostra alcuna corrispondenza tra quello che avviene alle quote superiori ed il comportamento della pressione al livello del suolo. Esso tende a portare elevati valori di geopotenziale in conseguenza della estrema dilatazione dell’aria calda, la massa d’aria all’interno di esso risulta inoltre assai secca e stabile proprio in virtù delle temperature così calde alle quote superiori che inibiscono qualsiasi processo convettivo alla base della formazione di nubi.

Parliamo di anticiclone delle Azzorre: l’anticiclone oceanico poggia su di una superficie (quella oceanica) caratterizzata da valori termici assai più contenuti rispetto alle aree desertiche. Sul medio oceano Atlantico molto difficilmente la temperatura sopra l’acqua supera i +25°C. L’aria risulta quindi assai più densa e pesante, la mancanza di un continente invalida completamente il processo di surriscaldamento superficiale che viene invece enfatizzato al di sopra delle aree desertiche sahariane, surriscaldamento che a sua volta determina una risalita dell’aria con la formazione della famigerata depressione termica sopra descritta.

L’anticiclone azzorriano mostra quindi una perfetta rispondenza tra quello che avviene in quota e quello che avviene al suolo. Mancando un forte riscaldamento dell’aria nei bassi strati in grado di opporre resistenza ai processi di compressione ed avvitamento della massa d’aria, l’anticiclone delle Azzorre è caratterizzato da elevati valori di pressione al suo interno, nell’ordine dei 1025-1030hpa ed oltre. Esso può essere definito come “vero anticiclone” con una perfetta rispondenza  alle varie quote di quelli che sono i moti orari dall’alto verso il basso caratteristici delle aree anticicloniche sull’emisfero boreale.

Autore : William Demasi