00:00 7 Ottobre 2017

Grande ANTICICLONE TERMICO sull’Eurasia in prima decade ottobrina; quali conseguenze su casa nostra?

La prima decade di ottobre fa registrare già adesso valori termici in picchiata su quell'area del continente Euroasiatico che ospita i rigori del freddo portati dall'anticiclone termico russo-siberiano. Analizziamo la situazione attuale e proviamo a trovare una chiave di volta sui possibili risvolti futuri.

Spicca all’occhio di noi previsori, il preludio alla formazione di un grande anticiclone termico sul continente euroasiatico già in questa mensilità di ottobre. Questo sensibile raffreddamento degli strati atmosferici prossimi al suolo, determina un aumento deciso nei valori della pressione atmosferica che è provocato dal peso stesso dell’aria fredda (densa e pesante) sulla superficie terrestre. Alle quote superiori, volgendo il nostro sguardo al piano isobarico di 500hpa, ritroviamo quindi una circolazione depressionaria, di solito dalle origini artiche, la quale contribuisce al deposito d’aria fredda che tende poi a sedimentarsi sulle pianure siberiane, senza subire alcun effetto mitigante da parte delle masse d’aria di provenienza oceanica.

Tale raffreddamento in netto anticipo con la tabella di marcia, poggia presumibilmente radici nella scarsa attività delle correnti zonali che si sta verificando sul nostro emisfero in quest’ultimo ventennio. Laddove nelle zone artiche la temperatura si riscalda, aumentano le avvezioni d’aria calda subtropicale e la calotta polare tende a sciogliersi, un po’ come un effetto feedback, proprio la debolezza delle correnti miti occidentali che non riescono più a penetrare all’interno del continente euroasiatico, agevola un raffreddamento precoce delle steppe siberiane con la formazione altrettanto precoce di un anticiclone termico. 

Sempre più spesso, quello che viene a mancare alla circolazione atmosferica degli ultimi decenni, è la genesi ed il consolidamento di un’onda di Rossby estremamente pronunciata. Queste ultime sono figlie delle grandi intrusioni di calore che vengono messe in moto esclusivamente da un Vortice Polare ampio, freddo e attivo. Tali intrusioni se portate all’eccesso, sfociano poi in movimenti antizonali che trascinano le masse d’aria gelide continentali dalle steppe euroasiatiche sino all’Europa.

L’aria calda in un modo o nell’altro riesce sempre a raggiungere la regione polare ma non riesce più a farlo in maniera dirompente, l’atmosfera preferisce distribuire questo calore a piccole dosi, prolungate nel tempo. Gli effetti sull’artico sono quantomai evidenti ma il grosso del danno deriva soprattutto dal periodo ablativo che si verifica durante la stagione estiva. In questi ultimi anni, abbiamo sì un grande potenziale di freddo nel continente euroasiatico ma vengono a mancare le forzanti necessarie a trascinare QUEL FREDDO dalle zone di origine verso il nostro continente. Una forzante che può essere fornita soltanto da un Vortice Polare freddo e molto attivo. 

Quest’anno i tasselli sembrano remare a favore anche di questo secondo, grande elemento mancante; salvo intoppi all’ultimo minuto, registriamo infatti una attività del Vortice Polare assai più fervente, il connubio di questi due fattori potrebbe regalare qualche garanzia in più sul nostro inverno ma su questo non possiamo metterci la mano sul fuoco, per ora ci limitiamo ad osservare a braccia conserte lo svolgersi degli eventi. 

Autore : William Demasi