00:00 27 Febbraio 2014

L’anomala grandinata milanese di mercoledì sera: ecco tutti i retroscena

Diversi lettori ci hanno scritto per avere spiegazioni riguardo l'incredibile evento temporalesco grandinigeno che si è abbattuto sulla città mercoledì 26 all'ora di cena. E' normale un temporale a fine febbraio in val Padana' E la grandine?...

 Il nostro lettore Roberto Crespi ci scrive:

"Sono molto appassionato di meteorologia e vi seguo sempre con interesse, pensavo quindi di "saperne un po’" ma devo ammettere che il super temporale con grandine di ieri sera a Milano mi ha lasciato senza parole e spiegazioni. Come si forma un temporale così violento quando la temperatura è di 6-7 gradi? Sono arrivate masse d’aria molto più calde o molto più fredde? Anche perchè, al termine dell’evento, non vi è stata differenza di temperatura sostanziale. Grazie buona giornata. Roberto Crespi"

Risponde LUCA ANGELINI

I temporali in inverno sul nord Italia? E’ difficile ma non impossibile. Certamente però l’evento che si è verificato ieri sera (mercoledì 26 febbraio) sulla Lombardia, al di là della sua intensità, si è senz’altro distinto per una indubbia anomalia nei processi fisici di innesco, tipici del semestre estivo.

Dopo il transito pomeridiano del fronte freddo che vediamo nella figura sotto riportata, evidenziato dalla linea blu (e che ha sua volta dato origine a precipitazioni convettive, pur senza attività elettrica), si è andato formando un perno depressionario orografico sottovento alle Alpi occidentali. Entro questo perno è andata a introdursi dalla media troposfera (5500 metri circa), aria più fredda e asciutta (frecce gialle). Il processo ha costituito l‘innesco termodinamico al temporale..

In bassa troposfera invece (1500 metri circa) si è andata evidenziando una linea di confluenza (flussi che convergono da direzioni diverse) che ha fornito l’innesco meccanico al temporale. Il fenomeno però non si sarebbe potuto sviluppare senza l’elevato apporto di umidità dagli strati inferiori dell’atmosfera (dal suolo fino a 1500 metri di quota). E qui sta probabilmente il perchè di questo insolito temporale: gli effetti del fronte freddo, transitato nel tardo pomeriggio, non si sono trasmessi sino al suolo a causa di uno strato di inversione termica, che ha preservato il tappo umido precedentemente derivato dalle correnti prefrontali. 

Ci siamo dunque trovati con aria fredda e asciutta (pesante) a transitare sopra aria meno fredda e umida (leggera), con conseguente nascita di instabilità convettiva. La natura mista della massa nuvolosa a sviluppo verticale ( in inverno sommità delle nubi fino a 4-5 mila metri sono sufficienti alla formazione di temporali) ha dato origine all’attività elettrica, mentre la testa del cluster multicellulare risultante, dove avveniva la rigenerazione, è quella che ha originato la precipitazione grandinigena. 

Questa è riuscita a raggiungere agevolmente il suolo per le temperature di poco superiori allo zero incontrate durante la sua discesa, mentre la consistenza e la forma sferica dei chicchi, che sarebbe più corretto chiamare "neve tonda" anzichè grandine, ha dato luogo ad un facile e rapido attecchimento. Il fenomeno è molto frequente nelle zone di media e bassa montagna durante la stagione primaverile.

Infine, la presenza dell’inversione al suolo prima citata, e che si è subito riformata dopo il temporale stesso, è stata all’origine del mancato calo delle temperature a seguito dell’evento. Calo che invece si è avuto durante la precipitazione (circa 2-3°C), per rovesciamento di aria fredda dalle quote superiori.

Autore : Luca Angelini