00:00 14 Ottobre 2003

Cambio climatico? Investiamo sulle generazioni più giovani

L'incertezza sull'evoluzione del clima sul pianeta spinge la popolazione a sottovalutare il problema.

I media ufficiali non sono così categorici su cause ed effetti delle variazioni climatiche. Non sono nemmeno compatti sul fatto che esistano variazioni climatiche. Se prendiamo un bambino di fronte ad una candela accesa e lo circondiamo di parenti, dei quali uno gli dice che se tocca la candela muore, uno che si brucia, uno che non fa niente, poi si discute sulla fiamma, sulla temperatura della cera, sull’inerzia termica del suo dito e sull’effetto isolante dell’acqua, poi si disquisisce sul significato diverso tra toccare la candela e toccare la fiamma, ebbene il bambino sarà confuso, incerto, e probabilmente alla fine toccherà la candela, o forse la fiamma, spinto da incoscienza o convenienza (curiosità).

Così è come i media trattano il problema, ed è dunque inevitabile che la gente riceva una scarsa spinta emotiva nei confronti dello stesso; da una parte c’è chi prospetta scenari da apocalisse, e dall’altra chi gli confessa che non ci sono certezze.

Come ci si può aspettare che l’umanità reagisca alla eventuale minaccia con una presa di coscienza e dunque l’assunzione di modelli di vita eco-compatibili ?

Come si può convincere una delle tante generazioni di consumatori attualmente presenti sul pianeta a rinunciare al proprio benessere acquisto se nel corso della propria aspettativa di vita non gli si può prospettare con certezza un decadimento delle condizioni ambientali ?

E’ in fondo un circolo “vizioso”; il popolo bove e superficiale non si cura del problema ed elegge a propria rappresentanza persone altrettanto bovine, inconsapevoli e distratte. Il caso dei rifiuti nel napoletano ne è un esempio lampante. Cittadini ignari e distratti che hanno eletto persone a loro immagine e somiglianza. La gente ha eletto un re travicello che ha soddisfatto i minuti piaceri laddove si chiedeva udienza. Alla fine il problema a lungo negato in quanto difficile e delicato è esploso, inevitabile e terribile.

La mia personale ricetta è che bisogna interrompere in circolo vizioso e promuovere l’avvio di un circolo virtuoso. Ma bisogna dimenticarsi delle attuali generazioni in età adulta, sulle quali si può fare ben poco. L’unico progetto è quello di investire sulle generazioni più giovani. Ad un sindaco di oggi che vede i propri cittadini sporcare per terra e poi lamentarsi se viene aumentata la spesa di nettezza urbana, dico che l’unica strada è insegnare nelle scuole un comportamento più civile, in modo da mettere il sindaco in carica tra 15 anni nelle condizioni di avere a che fare con cittadini “migliori”, spendere meno per pulire dove la gente sporca, ed utilizzare i soldi risparmiati nel ripristinare i danni fatti dai padri e dai nonni.

Gli elettori tra quindici anni saranno forse più sensibili ai problemi di carattere ambientale, eleggeranno rappresentanti più sensibili, meno ignoranti verso i temi ambientali e così via.

Questo è però un salto culturale difficilissimo; la stessa scuola sembra rifiutare tale compito, schermandosi sulla presunta impossibilità di svolgere una azione educativa in presenza di ambienti familiari “deficitari”.

Addirittura c’è chi vede nell’insegnamento dell’educazione ambientale una sorta di ripresa di modelli di insegnamento cari alle dittature assolute. Credo invece che una volta trovati i testi e gli schemi di insegnamento “coerenti, non di parte, realistici” sia possibile creare nuove generazioni dotate di una sensibilità ambientale per noi “vecchi” impensabile.

Se riuscissimo a fare questo forse l’umanità potrebbe in futuro condizionare le scelte globali in maniera più orientata al mantenimento di equilibri naturali preesistenti.

Fino ad allora, discutere sull’effetto serra è forse solo accademico e sostanzialmente inutile.
Autore : Stefano Menada