00:00 3 Gennaio 2014

Vortice Polare e fasi solari; elementi correlati o disgiunti?

Esiste una correlazione tra l'attività della nostra stella ed il comportamento del Vortice Polare in troposfera? Meteolive cercherà di rispondere a questa domanda, avvalendosi dei risultati sperimentali condotti da alcuni scienziati provenienti dalle più prestigiose università dell'Inghilterra e degli Stati Uniti.

Molti scienziati nel corso del tempo si sono arrovellati su queste interessanti quanto difficili dinamiche di interazione tra il variare dell’energia solare incidente sull’atmosfera terrestre e quelle che sono le conseguenze sulla circolazione atmosferica.

A tal proposito ci è sembrata molto interessante la teoria esposta da Mike Lockwood, docente presso l’Università di Reading (Regno Unito). Questa Università è divenuta molto famosa, da essa vengono giornalmente emesse le previsioni del prestigioso modello di calcolo ECMWF, conosciuto ed utilizzato dai previsori di tutta Europa.

Secondo Lockwood i modelli dei venti e della temperatura sono fortemente influenzati dall’attività solare. I periodi contraddistinti da una bassa attività solare (come quelle attuale) sono caratterizzati da frequenti crisi della corrente del getto zonale, in grado quindi di favorire la creazione ed il mantenimento di alcune importanti dinamiche invernali a livello europeo. Tali dinamiche possono addirittura sfociare nell’avviamento di fasi tipicamente antizonali, come del resto è avvenuto abbastanza frequentemente nei recenti inverni, tra i quali citiamo per dovere di cronaca l’annata invernale 2009 – 2010 ma anche il 2012 – 2013.

Lockwood considera oltremodo importanti anche le dinamiche che si verificano nella stratosfera,
cioè quello strato d’aria molto rarefatto che si colloca dai 13 ai 50 chilometri di altezza. Gli effetti del sole sulla stratosfera risulterebbero comunque variabili, essi terrebbero conto di quelle che sono alcune importanti dinamiche generate dalla terra o dalla stessa atmosfera. Da stagione a stagione possono quindi esserci delle considerevoli variazioni in merito alle conseguenze che l’attività solare può avere sulla circolazione dell’intero pianeta.

Ridotto in poche parole, secondo Lockwood una bassa attività solare non da garanzia di inverni freddi ma rende più alta la probabilità che essi si verifichino.

Al contrario fasi di elevata attività solare aumenterebbero il gap termico esistente tra la regione polare e quella equatoriale. La differenza termica esistente tra queste due grandi fasce climatiche, comporterebbero un incremento della corrente a getto zonale che andrebbe a racchiudere le masse d’aria fredda artica all’interno della fascia polare, creando così i presupposti alla formazione di Vortice Polare assai più compatto.

Il nuovo ciclo solare è ormai giunto al proprio culmine; cosa succederà adesso?

Una parziale conferma alle teorie di Lockwood nel corso degli anni sembra trovare conferma proprio dall’andamento dei fatti. L’annata invernale 2013 – 2014 sta presentando forse sul conto l’aumentata attività solare in conseguenza del culmine raggiunto col nuovo ciclo?

L’inverno attuale è infatti stato caratterizzato (almeno sinora) da una netta ripresa delle vorticità zonali sull’intero emisfero. Poche e rare sono state le interruzioni alle westerlies occidentali, quasi del tutto assenti le intrusioni di calore all’interno della regione polare.

La teoria di Lockwood pare trovare una conferma anche da altri scienziati d’oltreoceano; Edwin Gerber della New York University ha studiato anch’esso le interazioni esistenti tra l’attività del sole e la potenza delle westerlies in stratosfera ed in troposfera. Lui e la sua equipe di scienziati sono giunti a questa conclusione:

"In anni di bassa attività solare anche la corrente a getto ed i venti che soffiano da ovest alle nostre latitudini (westerlies) ne risultano indeboliti con maggiore formazione di blocchi alla corrente zonale."

I risultati di questi scenziati potranno essere un punto di partenza per studi più accurati sull’interazione del sole nelle dinamiche circolatorie terrestri, un campo di studio ancora in buona parte sconosciuto che non mancherà di riservare sorprese.

Autore : William Demasi