00:00 2 Agosto 2010

Uomo e clima artificiale: cosi perdiamo il dialogo con la Natura

Gli ambienti nei quali viviamo, costantemente sigillati e climatizzati, ci fanno perdere il contatto più autentico con il tempo, privandoci delle emozioni più belle che la Natura ci possa regalare

La tecnologia ha fatto passi da gigante lo sappiamo. I nostri uffici, le nostre case, le nostre auto ci offrono ambienti costantemente climatizzati che agevolano il benessere fisico e intellettuale ma ci privano dei richiami del cuore.

Fino ad alcuni anni fa ad esempio era impensabile avere un condizionatore d’aria in casa. I prezzi proibitivi, i consumi esagerati, la rumorosità impossibile rendevano sconveniente installare tali apparecchiature e le nostre estati rimanevano roventi e nulla potevamo fare se non sudare e sperare di ammirare quanto prima un bel temporale risolutore.

Estate e inverno li sentivamo diretti sulla nostra pelle e scandivano le nostre abitudini, le nostre attività, la nostra vita. I nonni ci ricordano la crudezza degli inverni di un tempo quando la neve non faceva fatica ad ammantare le nostre città. E quando faceva freddo, era freddo sul serio.

Le loro sensazioni sono oggi ulteriormente amplificate dall’effetto "ricordo". Le loro case non erano riscaldate come le attuali, chi aveva l’automobile era un signore e la loro vita si svolgeva molte più ore all’aperto rispetto a quanto mediamente trascorriamo nell’era moderna, governata dalla tecnologia a tutti i costi. Con il ritmo di vita attuale le nostre stagioni non esistono più.

I 22 gradi d’inverno sono gli stessi dei 22 gradi d’estate. Cosi la neve diventa un intralcio se arriva in città ma se non arriva si addita il riscaldamento globale senza nemmeno conoscere la temperatura fuori dalla finestra. Perfino l’attività all’aperto per eccellenza, l’agricoltura, ha trovato modo di poter far crescere e maturare le fragole a gennaio.

Le coltivazioni in serra ci regalano fioriture da sogno tutto l’anno. Insomma ben venga per i positivi riscontri economici ma cosi facendo rischiamo di non avere più l’istintivo contatto che ci lega alla Natura e scompare perfino la cognizione dell’avvicendarsi delle stagioni. La perdita del rapporto genuino con la Natura ha portato l’Uomo a non comprendere la giusta proprorzione tra l’una che è madre di tutto e l’altro che ne fa semplicemente parte. Cosi se da un lato non si accettano i fenomeni del tempo ma si cerca sempre di porvi rimedio, dall’altro pensiamo di essere all’altezza di manipolare a nostro piacimento quella stessa Natura che neanche conosciamo.

A volte basterebbe fermarsi solo un istante a riflettere. Solo nel silenzio della mente riusciremo a riascoltare come una musica sublime il vento che accarezza le fronde degli alberi e potremo riassaporare la magia della neve che danza candida nel cielo. Solo davanti al fragoroso infrangersi delle onde del mare o dinnanzi al sublime schianto di un fulmine saremo in grado di ristabilire le giuste proporzioni che ci separano da Madre Natura e imparare a rivolgerle finalmente tutto il rispetto che le è dovuto.

Autore : Luca Angelini