00:00 7 Giugno 2002

Una “coperta” per l’estate!

Se molte zone del nord Italia contano i danni provocati da intensi temporali, alcune zone dell'Emilia-Romagna non possono fare altro che contare i pochi mm di pioggia caduti.

Cari lettori di MeteoLive, per chi non conosce il clima della regione Emilia-Romagna, può risultare spesso complesso capire quali meccanismi si innescano durante una fase di forte maltempo che attanaglia buona parte del Nord Italia.

Prendiamo come esempio la situazione meteorologica di questi ultimi 2/3 giorni. Una depressione proveniente dal nord Europa si è spinta verso la nostra Penisola, posizionando il suo centro motore sulla Francia e poi a nord dell’arco alpino. Come da copione si innescano intense correnti sciroccali capaci di far lievitare le temperature al sud e parte del centro pilotando, a fasi alterne, numerosi sistemi nuvolosi verso il nord Italia.

Tuttavia la fase di tempo peggiore si registra spesso sulle zone del Nord Ovest come Liguria, Piemonte e parte della Lombardia, per poi trasferirsi gradualmente verso le regioni di Nord Est, Friuli e Veneto.

Ma come mai buona parte dell’Emilia rimane spesso risparmiata da queste intense fasi di maltempo?
La risposta va ricercata nella presenza di una catena montuosa ben nota a tutti. Parlo ovviamente dell’Appennino Tosco Emiliano che con i suoi oltre 2000 metri d’altezza, costituisce una vera e propria “coperta” per la fascia di Pianura. I più esperti del settore, definiscono questa situazione come “favonica” ( effetto Foehn appenninico) oppure, meno tecnicamente, “ombra pluviometrica”.

Noi, per facilitare le cose, la definiamo come situazione con venti di caduta. Immaginate una forte corrente d’aria che improvvisamente si trova davanti a sè una catena montuosa.
Molti di voi penseranno: Semplice, basta aggirare l’ostacolo e il gioco è fatto. Ma non sempre le correnti d’aria decidono di seguire percorsi troppo scontati.
Ed allora si intestardiscono e, armate di buona volontà, cominciano l’inesorabile e faticosa salita verso la vetta.
Che fatica! Una fatica che ben presto verrà premiata raggiunta la cima. Ed ecco il vento di caduta, che si attiva proprio nel momento in cui tali masse d’aria cominciano la loro allegra e spensierata discesa verso valle. L’accelerazione e la compressione che avviene all’interno delle masse d’aria discendenti, provocano un sensibile riscaldamento dell’aria e un conseguente forte calo del vapore acqueo all’interno di essa. Condizioni che non facilitano certamente la formazione di nubi e fenomeni.

Bisognerà attendere un cambio radicale della circolazione generale ed un apporto di aria fredda prima di vedere un peggioramento più deciso sulla zone emiliane.

Vorrei concludere precisando che le zone maggiormente colpite da questo fenomeno “ombra” sono le fasce territoriali comprese fra il reggiano ed il bolognese.
Diversa infatti risulta la distribuzione nuvolosa e pluviometrica delle zone come il piacentino e il parmense, evidentemente meno riparate dalla “coperta” appenninica, dove le piogge risultano più frequenti.
Autore : Stefano Ghetti