00:00 14 Luglio 2010

Tutto sui temporali: downdraft e downburst, quando la paura viene dal cielo

I fenomeni si riconducono alle correnti discendenti che fuoriescono da un ammasso temporalesco in fase di piena maturità. Possono causare venti anche fino a 150 km/h e danni ingenti. Ecco come si originano e quali conseguenze portano.

La maggior parte delle volte vengono confusi con i fenomeni vorticosi, le trombe d’aria o i tornado mesociclonici. In realtà gli improvvisi colpi di vento che escono con violenza da un ammasso temporalesco si originano per via totalmente diversa, come diverse sono le conseguenze al suolo. Sulle zone pianeggianti i danni da downburst, alla lettera "scoppio verso il basso" sono facilmente rilevabili e risultano distribuiti a ventaglio su una determinata zona, mentre per i fenomeni vorticosi la traccia disegna normalmente un percorso a zig-zag sul terreno.

Ma perchè dalla nube temporalesca escono queste temibili raffiche di vento? I motivi principali sono essenzialmente quattro: 
 
1) Il peso delle precipitazioni in caduta da grandi altezze (la nube temporalesca può raggiungere alle nostre laitudini i 10-12 km di quota) che si porta dietro la massa d’aria fredda presente alle quote superiori. Il fenomeno, noto tecnicamente come downdraft, altro non è se non la corrente fredda e secca discendente del temporale.
 
2) Il raffreddamento evaporativo dovuto appunto all’evaporazione di parte delle precipitazioni che, una volta uscite dalla base nuvolosa, attraversano strati di aria più asciutta. Il raffreddamento dell’aria provoca un aumento rapido della sua densità quindi del suo peso e quindi essa precipita a peso morto verso il suolo. Ulteriore energia quindi temperatura, viene sottratta all’aria da eventuale presenza di grandine, neve tonda in fase di fusione. 
 
3) L’eventuale ulteriore spinta dinamica impressa dal transito della corrente a getto alle alte quote, la quale entra nella circolazione a cella del cumulonembo trasferendo verso il basso il suo "momento". 
 
4) L’eventuale scontro dei venti in atto alle quote medio-alte della troposfera contro le torri nuvolose convettive nel caso di temporali supercellulari. In altre parole tali correnti vanno ad impattare gli updrafts, ossia le correnti verticali ascendenti colme di aria calda e umida e si dirigono verso il basso lungo la parete sopravvento del cumulonembo provocandone una parziale evaporazione. Quest’ultima, come abbiamo visto al punto n° 3, concorre ad aumentare ulteriormente la velocità del vento in caduta. 
 
 
Da qualsiasi origine abbiano tratto la loro alimentazione i venti di downburst giungono al suolo con direzione perpendicolare o con un lieve angolo di incidenza aprendosi a ventaglio secondo un asse di vorticità oraria, quindi di tipo anticiclonico. Da qui il forte taglio di vento rispetto alle correnti ascendenti in ingresso nel temporale che ruotano in verso opposto: questo taglio di vento, noto come "shear", genera quella turbolenza che irrompe improvvisamente dal cielo annunciando l’imminente arrivo della tempesta.         

Autore : Luca Angelini