00:00 15 Dicembre 2016

Tutto il FREDDO degli anni 90: dal febbraio 91 al buran del 96 sino al gennaio del 99!

Per quanto possano essere sembrati anni miti, per non dire caldi, con inverni prevalentemente tiepidi e poco nevosi, pure gli anni '90 possono annoverare alcune ondate di freddo intenso talora in grado di rivaleggiare con inverni, cosiddetti, "storici".

La prima ondata di freddo di notevole portata è stata senz’altro quella del 5-6 FEBBRAIO 1991, quando una delle rare "retrogressioni da est" interessò l’Europa Centrale e la nostra Penisola. Il "cuore" della depressione, che giungeva direttamente dalla Russia Settentrionale tramite un "moto retrogrado", andò a posizionarsi appena a Nord delle Alpi, con valori termici molto bassi (-42° a 5100 metri).

Anche le isoterme erano estremamente basse, al livello geopotenziale di 850 hPa, con valori di -18° sulla Germania, di -15° sul NE italiano, -8° sul Centro Italia. Al livello del mare una depressione di 1010 hPa si posizionò sulla Corsica, interagendo con un possente anticiclone di 1047 hPa situato sulla Scandinavia.

Abbondanti nevicate colpirono la Val Padana, specie l’Emilia, la Toscana, fino all’Italia Centrale, e nevicò anche a Roma, nelle zone nord della città. 50 cm di neve caddero a Rimini in poche ore, 40 cm caddero a Livorno, raro caso in cui la neve colpì contemporaneamente i due versanti del Tirreno e dell’Adriatico.

Durante la notte le temperature scesero a livelli-record, fino a -18° a Perugia ed Arezzo, ma, nel giro di poche ore, il moto retrogrado, spostandosi verso ovest, innescò delle correnti occidentali molto miti, che, scorrendo sopra il cuscino di aria fredda, provocarono nuove estese nevicate al Centro-Nord. Il freddo rimase a lungo in Val Padana, con imponente cuscinetto freddo, provocando minime di -13° a Milano e quasi -20° in Emilia.

Una seconda "retrogressione" fredda da est giunse sull’Italia i primi di GENNAIO del 1993. In questo caso, la depressione, di moto Est-Ovest, giunse ad posizionarsi, in quota, sul Medio Adriatico, in questo caso favorito per le più abbondanti precipitazioni. L’aria era molto fredda (-14° ad 850 hPa sopra Trieste, -10° sul Medio Adriatico), ma, con il minimo depressionario al suolo spostato sullo Ionio, tra Calabria e Puglia, fu il Centro-Sud ad essere interessato dalla neve, abbondantissima sull’Appennino Abruzzese (addirittura apporti fino a tre metri di neve fresca), ma anche lungo la costa non mancarono nevicate in certi casi clamorose (20 cm di neve a Bari, 50 cm di neve a Pescara, -8° ad Ancona).

La situazione si stemperò, comunque, nel giro di pochi giorni, tornando alla normalità. Passano due anni, ed il 13 DICEMBRE 1995 torna una nuova "retrogressione da est", anche stavolta un "polo freddo" proveniente dalla Russia Settentrionale si fa strada verso il Nord Italia. In questo caso, è presente sull’Europa una vasta "cintura anticiclonica" estesa dall’Inghilterra (massimo di 1040 hPa), alla Russia (altro massimo di uguale valore), lasciano "scoperto" il tempo sull’Italia, ove è presente una debole depressione di 1015 hPa sulla Sardegna.

Il minimo in quota (isoterme di -32° a 5400 metri), "scende" dall’Austria verso il nostro Settentrione, accompagnato da isoterme a 850 hPa di -10° sulla Svizzera e di -6° in Val Padana, ma tanto è sufficiente per generare forti nevicate al Nord, temporali di neve in Toscana, e bufere di neve sull’Appennino Settentrionale. 15 cm di neve cadono a Parma, ben 50 cm cadono a Siena. Anche qui la situazione si "calma" nel giro di un paio di giorni, l’ondata di freddo è molto veloce.

Un salto in avanti al 26 DICEMBRE del 96, e qui, anzichè una retrogressione, abbiamo una vera e propria "irruzione di Burano", dovuta alla presenza di una depressione sull’Italia Centrale, mentre un robusto Anticiclone centrato sull’Inghilterra, ma esteso fino alla Scandinavia, invia aria freddissima dalla Russia. E sull’Italia soffiano, così, i freddissimi venti della steppa Siberiana, con isoterme che raggiungono i -15° ad 850 hPa al confine del Friuli, il 27 dicembre (giorno più freddo a quella quota), mentre isoterme di -8°; -9° raggiungono anche il Lazio. Nevicate abbondanti colpiscono il versante adriatico dell’Italia dalla Romagna in giù.

Il 29 Dicembre, la formazione di una depressione sulla Sardegna, determina una fortissima nevicata che investe l’Italia Centrale e la Toscana Meridionale, anche in zone inconsuete (20 cm sul litorale Laziale, 35 cm a Porto Santo Stefano, sull’Argentario). Il cielo sereno che ne segue, con calma di vento ed inversione termica, determina temperature minime estremamente basse nelle zone innevate (tra i -10° ed i -15° su Toscana Meridionale ed Umbria).

L’ondata di freddo è prolungata, e termina per Capodanno, quando una vigorosa perturbazione atlantica spazza via il freddo dal Centro Italia, ma determina forti nevicate al Nord e sulla Liguria ( Genova compresa).

L’ultima ondata di freddo che esaminiamo è quella della fine di GENNAIO 1999.
Anche in questo caso una profonda depressione in quota, del valore di 5250 gpm sul Medio Adriatico, e molto fredda, (quasi -40° a quella quota), richiama un forte afflusso di aria fredda da NE. Al suolo la depressione si situa sulle nostre Regioni meridionali. Ed è irruzione di Burano; una isoterma di -14° giunge fin sul confine del Friuli, mentre la -8° giunge a spingersi fino sulla Sardegna e Sicilia, raro caso in cui tale isoterma raggiunge latitudini così basse.

Nella giornata del 31 Gennaio, un moto retrogrado della depressione in quota che si sposta dal Medio Adriatico al Canale di Sardegna, con isoterme bassissime di -40° a 5300 metri, determina forti nevicate sulle due Isole Maggiori (perfino a Palermo), nonchè sull’Appennino Centro-Meridionale fino a bassa quota. Tuttavia, questa ondata di freddo appare molto rapida, e nel giro di 3-4 giorni la situazione si normalizza.

In definitiva, quindi, abbiamo avuto ben 5 ondate di freddo in dieci anni, con una media di un’ondata ogni due anni, di cui in 3 casi si è trattato di "retrogressioni da est " (1991, 1993, 1995), ed in due casi di "irruzione di Burano" (1996, 1999). L’ondata di freddo che ci ha colpito, quindi, non è del tutto anomala o eccezionale. Il suggerimento, quando si verificano situazione del genere è quello di verificare le temperature della città di Trieste, vera e propria "porta della Bora" e del freddo sull’Italia, e le temperature del M.Cimone, che, per la sua posizione isolata sull’Appennino Settentrionale, rappresenta un importante parametro per verificare la forza dell’irruzione che può riversarsi sul Versante Tirrenico.

Per quanto riguarda Trieste, nel 1985 scese a -7,5°, temperatura uguagliata nell’irruzione di Burano del Dicembre 1996. Ma Trieste ha il suo record il 10 Febbraio 1956, con -14,6°, e, ancora prima, l’11 Febbraio 1929, con -16° e bufera di neve. Il M.Cimone, invece, è arrivato a -21,4° il 7 Gennaio 1985, e -21,8° il 3 Febbraio 1956 (e -20° il 27 dicembre 1996).

Altra importante zona per valutare la potenza dell’aria fredda in arrivo, è quella del Tarvisiano. Tarvisio ha avuto -23,2° il 7 Gennaio 1985, e -22,4° il 15 febbraio 1956 (ma -28° il 4 Febbraio 1929). Dobbiaco ha avuto -30° il 7 Gennaio 1985, e -27,4° il 3 febbraio 1956. Udine, per rimanere nelle Nord-Orientali, ha avuto -14,6° il 7 Gennaio 1985, ma toccò i -24° il 5 febbraio 1929, e -18° il giorno precedente. Il M.Terminillo, per avere un parametro di valutazione del freddo relativamente alle Regioni Centrali, ebbe -16,4° il 7 Gennaio 1985, e -18,6° il 23 Gennaio 1963.

Per quello che riguarda il Sud, Napoli ebbe -4,6° il 11 Gennaio 1985, ma -7° il 3 e 4 Febbraio 1929, mentre Potenza ha un record di ben -12,2° che risale al 14 Gennaio 1968.

Autore : Giovan Battista Mazzoni, riduzione Alessio Grosso